Venezia: chiude il convegno promosso da Oasis sul mondo che cambia a sud del Mediterraneo
Si conclude oggi a Venezia il convegno internazionale “Medio Oriente verso dove? Nuova
laicità e imprevisto nord-africano”, organizzato dalla Fondazione Oasis e promosso
dal presidente dell’organismo, il cardinale patriarca di Venezia, Angelo Scola. Forte
l’accento nei tre giorni dell’incontro sulle luci e ombre della cosiddetta “primavera
araba”. Il servizio è di Giancarlo La Vella, inviato a Venezia per la Radio
Vaticana al convegno di Oasis:
Stiamo vivendo
momenti che cambieranno radicalmente la realtà arabo-islamica. Dal convegno di Oasis
a Venezia, si evidenzia la necessaria consapevolezza che l’occidente guardi ai Paesi
della sponda sud del Mediterraneo con un’attenzione nuova. E’ opportuno chiedersi
che cosa si possa fare per aiutarli a compiere un percorso di democratizzazione, necessario
oggi, che risponda alle istanze nuove e antiche di maggior tutela della dignità umana
e dei diritti civili e di libera espressione religiosa e politica, ma un percorso
anche foriero di quel progresso economico e sociale da sempre negato a quelle popolazioni.
L’errore sarebbe, al contrario, interpretare i rivolgimenti in corso con il timore
delle conseguenze che esse potrebbero avere per noi. Dunque, accanto alla condanna
necessaria per le violenze e gli eccessi - in situazioni chiaramente diverse l’una
dall’altra - è importante oggi uno sforzo per evidenziare che cosa vi sia di positivo
in quanto sta accadendo a poca distanza dall’Europa. L'opinione di Bernardo
Cervellera, direttore dell’agenzia Asianews e membro del comitato scientifico
del Convegno di Oasis:
“Credo che la cosa più importante sia vedere
il grande sviluppo che questa primavera araba ha in Egitto, dove c’è un dibattito,
una collaborazione - anche tra cristiani e musulmani - molto forte e dove tutte le
forze fondamentaliste, oppure autoritarie, stanno facendo i conti con questa 'primavera
araba' e con i giovani che si stanno muovendo. Anche la Tunisia è in una buona situazione,
ma c’è un problema economico molto grave e su questo problema economico dovrebbe essere
l’Europa o il resto del mondo a sostenere queste trasformazioni. Non so, però, se
il mondo cosiddetto occidentale voglia che ci siano queste trasformazioni, perché
esse stanno cambiando la popolazione di questi Paesi non in un gruppi di persone succubi
di una politica che si fa altrove, ma in interlocutori della politica. E penso che
questa sia una cosa un po’ difficile da accettare”.
Si è parlato, a
Venezia, anche del fiorire e della ricchezza di valori e di ideali nuovi che nei Paesi
della sponda sud del Mediterraneo rappresentano un po’ la lista delle richieste della
nuova laicità, protagonista della "primavera araba". La vicenda nordafricana sarà
sempre meno un “imprevisto”, se si riuscirà a scorgervi anche quei punti di insospettabile
contatto con il mondo occidentale. Ne è convinto Vittorio Emanuele Parsi,
docente di Relazioni internazionali all’Università Cattolica di Milano:
R.
- E’ la prima volta che assistiamo a una convergenza della domanda politica nel Mediterraneo
meridionale con la domanda politica del Mediterraneo del nord. Una domanda fatta di
libertà, uguaglianza, dignità e diritti. Questi sono valori compatibili con l’idea
occidentale di modernità. Questo è un fatto di una rilevanza straordinaria, perché
perdurerà, a mio avviso, anche se alcuni di questi movimenti dovessero fallire. Resteranno
comunque semi che è nostra cura proteggere, come Paesi occidentali, che questi valori
hanno avuto l’opportunità, la fortuna e la capacità di sviluppare negli ultimi secoli.
D.
- Si parla di "primavera araba" in generale, ma ci sono molte differenze…
R.
- Questo è verissimo. Però, dobbiamo riconoscere che esiste un’unità culturale e linguistica
della politica araba. Anzi, per molti aspetti, le difficoltà in cui questi regimi
si sono trovati, in questi 60 anni, sono proprio legate al fatto che la loro legittimità
era minata dal fallimento di quel processo panarabo che è stato il primo nazionalismo
arabo. Quindi, esiste un’unità nel mondo arabo, che è molto più laica rispetto ad
un’unità islamica e per converso, se guardiamo a quello che succede in altri Paesi
musulmani ma non arabi, lì non stiamo vedendo nessuno di questi fenomeni. (vv)