2011-06-22 14:57:09

Venezia: chiude il convegno promosso da Oasis sul mondo che cambia a sud del Mediterraneo


Si conclude oggi a Venezia il convegno internazionale “Medio Oriente verso dove? Nuova laicità e imprevisto nord-africano”, organizzato dalla Fondazione Oasis e promosso dal presidente dell’organismo, il cardinale patriarca di Venezia, Angelo Scola. Forte l’accento nei tre giorni dell’incontro sulle luci e ombre della cosiddetta “primavera araba”. Il servizio è di Giancarlo La Vella, inviato a Venezia per la Radio Vaticana al convegno di Oasis:RealAudioMP3

Stiamo vivendo momenti che cambieranno radicalmente la realtà arabo-islamica. Dal convegno di Oasis a Venezia, si evidenzia la necessaria consapevolezza che l’occidente guardi ai Paesi della sponda sud del Mediterraneo con un’attenzione nuova. E’ opportuno chiedersi che cosa si possa fare per aiutarli a compiere un percorso di democratizzazione, necessario oggi, che risponda alle istanze nuove e antiche di maggior tutela della dignità umana e dei diritti civili e di libera espressione religiosa e politica, ma un percorso anche foriero di quel progresso economico e sociale da sempre negato a quelle popolazioni. L’errore sarebbe, al contrario, interpretare i rivolgimenti in corso con il timore delle conseguenze che esse potrebbero avere per noi. Dunque, accanto alla condanna necessaria per le violenze e gli eccessi - in situazioni chiaramente diverse l’una dall’altra - è importante oggi uno sforzo per evidenziare che cosa vi sia di positivo in quanto sta accadendo a poca distanza dall’Europa. L'opinione di Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia Asianews e membro del comitato scientifico del Convegno di Oasis:

“Credo che la cosa più importante sia vedere il grande sviluppo che questa primavera araba ha in Egitto, dove c’è un dibattito, una collaborazione - anche tra cristiani e musulmani - molto forte e dove tutte le forze fondamentaliste, oppure autoritarie, stanno facendo i conti con questa 'primavera araba' e con i giovani che si stanno muovendo. Anche la Tunisia è in una buona situazione, ma c’è un problema economico molto grave e su questo problema economico dovrebbe essere l’Europa o il resto del mondo a sostenere queste trasformazioni. Non so, però, se il mondo cosiddetto occidentale voglia che ci siano queste trasformazioni, perché esse stanno cambiando la popolazione di questi Paesi non in un gruppi di persone succubi di una politica che si fa altrove, ma in interlocutori della politica. E penso che questa sia una cosa un po’ difficile da accettare”.

Si è parlato, a Venezia, anche del fiorire e della ricchezza di valori e di ideali nuovi che nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo rappresentano un po’ la lista delle richieste della nuova laicità, protagonista della "primavera araba". La vicenda nordafricana sarà sempre meno un “imprevisto”, se si riuscirà a scorgervi anche quei punti di insospettabile contatto con il mondo occidentale. Ne è convinto Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni internazionali all’Università Cattolica di Milano:

R. - E’ la prima volta che assistiamo a una convergenza della domanda politica nel Mediterraneo meridionale con la domanda politica del Mediterraneo del nord. Una domanda fatta di libertà, uguaglianza, dignità e diritti. Questi sono valori compatibili con l’idea occidentale di modernità. Questo è un fatto di una rilevanza straordinaria, perché perdurerà, a mio avviso, anche se alcuni di questi movimenti dovessero fallire. Resteranno comunque semi che è nostra cura proteggere, come Paesi occidentali, che questi valori hanno avuto l’opportunità, la fortuna e la capacità di sviluppare negli ultimi secoli.

D. - Si parla di "primavera araba" in generale, ma ci sono molte differenze…

R. - Questo è verissimo. Però, dobbiamo riconoscere che esiste un’unità culturale e linguistica della politica araba. Anzi, per molti aspetti, le difficoltà in cui questi regimi si sono trovati, in questi 60 anni, sono proprio legate al fatto che la loro legittimità era minata dal fallimento di quel processo panarabo che è stato il primo nazionalismo arabo. Quindi, esiste un’unità nel mondo arabo, che è molto più laica rispetto ad un’unità islamica e per converso, se guardiamo a quello che succede in altri Paesi musulmani ma non arabi, lì non stiamo vedendo nessuno di questi fenomeni. (vv)







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