2011-06-22 15:21:15

Napoli, caos rifiuti. Don Matino: le promesse sulla fine dell'emergenza vanno mantenute


A Napoli, è ancora emergenza rifiuti. La città è invasa dai miasmi dei sacchetti di spazzatura che fanno bella mostra di sé sui marciapiedi, agli angoli delle strade e, in alcuni casi, invadono le carreggiate stradali rendendo la circolazione difficile. Secondo l'Asia, l'azienda che si occupa della raccolta e dello spazzamento dei rifiuti, a Napoli ci sono 2.360 tonnellate di immondizia a terra. Per evitare infezioni, a causa delle alte temperature estive, molti abitanti stanno irrorando i cumuli di immondizia infestati da topi, mosche e zanzare con litri di disinfettante. Intanto prosegue l'opera istituzionale, ma nessuna soluzione è arrivata dal tavolo convocato in Prefettura nella tarda serata di ieri. Gli assessori all'Ambiente del Comune, Tommaso Sodano, della Provincia, Giuseppe Caliendo e della Regione, Giovanni Romano, stanno svolgendo da ore una nuova riunione per vagliare l'ipotesi di portare i rifiuti nella discarica di Caivano per superare queste ore di emergenza per la città. Luca Collodi ha chiesto a don Gennaro Matino, teologo, scrittore e vicario episcopale per le Comunicazioni sociali dell’arcidiocesi partenopea, perché Napoli si trova nuovamente a fronteggiare questa emergenza:RealAudioMP3

R. – Il problema Napoli è stata la soluzione degli altri problemi in tempi precedenti, cioè in altri termini Napoli subisce storicamente il fatto di essere stata collettore di immondizia da tutta la regione in tempi precedenti. Napoli è stata la soluzione dei problemi dei rifiuti di più parti e in più tempi. E’ ovvio che a fronte del nuovo che avanza e, a giusta ragione, del riequilibrio strutturale e ambientale voluto dalle nuove leggi sullo smaltimento dei rifiuti, Napoli si è vista con un tempo precedente non organizzato e non controllato e un tempo futuro non profeticamente annunciato.

D. - Don Matino, come usciamo dall'emergenza, secondo lei?

R. – Se è vero - perché io lancio questa ipotesi - che quello di Napoli, storicamente, per anamnesi, è oggi il problema del capoluogo ma è anche la risultante di una serie di problemi che trova origine in controllo del territorio non attuato, in politiche ambientali non rispettate, nell'ingerenza e nella tracotanza della malavita organizzata che ha investito i propri capitali all’interno di questa situazione, e anche nella non educazione ambientale, se ne esce se a fronte di tutto questo i territori che sono stati complici di questa situazione - e la complicità è politica, ambientale, territoriale, nazionale - hanno in qualche maniera la capacità di assumersi insieme le responsabilità. Napoli è un caso nazionale.

D. - L’opinione pubblica napoletana è però consapevole di questo problema?

R. – Dalle immagini che si vedono anche sui giornali ormai questa situazione è evidente, presente, nauseante, assolutamente insopportabile e, quindi, la gente è consapevole ed è consapevole che bisogna trovare una via d’uscita. Però, il modo migliore per convincere i napoletani a tutte le regole, perché anche loro giustamente e necessariamente si facciano parte attiva per determinare un cambiamento di rotta, è che gli sforzi che vengono fatti siano supportati da un’adeguata verità da raccontare. Si dica ai napoletani: tra cinque giorni toglieremo la spazzatura dalle strade, ma questo poi deve essere vero. Ogni volta, in ogni momento, c’è qualcuno che annuncia che la crisi è finita e invece siamo al punto di partenza. Se la speranza diventa inganno annunciato, si finisce per essere prima rassegnati, poi depressi e a volte, in certi casi, in uno stato di rivolta. (bf)







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