Israele fa transitare il materiale, palestinesi costruiscono case e scuole a Gaza
Israele ha allentato la morsa sulla Striscia di Gaza, permettendo il transito di materiali
per la costruzione di 1.200 case e 18 scuole nella Striscia, sotto la supervisione
delle Nazioni Unite. Da anni Israele, per motivi di sicurezza, autorizza solo a singhiozzo
l'ingresso di cemento nella Striscia, che si trova sotto il controllo di Hamas. Intanto,
proseguono i contatti tra le due fazioni palestinesi di Hamas e di al Fatah per tentare
di arrivare ad un governo di unità. Sulle speranze della popolazione palestinese Stefano
Leszczynski ha intervistato la rappresentante per la Palestina dell’Ong Cisp,
che per ragioni di sicurezza preferisce mantenere l’anonimato.
R. – Questo
accordo è stato a lungo atteso, desiderato, voluto soprattutto dalla popolazione palestinese,
che ha capito che la divisione interna è un fattore di indebolimento e che, quindi,
i conflitti interni hanno comunque indebolito la posizione palestinese oltre ad avere
portato delle grandi tensioni ed una situazione quasi di guerra civile.
D.
– Si fa un gran parlare della possibilità di uno Stato palestinese...
R.
– Lo Stato palestinese è un mito per i palestinesi: un proprio Stato, con capitale
Gerusalemme Est. Qualcosa che si chiama Palestina, da un punto di vista culturale
ed emozionale è una cosa molto importante. Dal punto di vista pratico, invece, si
riaffaccia periodicamente l’ipotesi - che potrebbe sembrare forse più pragmatica,
più realistica - di un unico Stato, magari federale. La popolazione israeliana e la
popolazione palestinese, per la mia esperienza, non si odiano veramente. Nel momento
in cui cessassero i conflitti, le condizioni di conflitto e le condizioni di emarginazione
e di sofferenza, da quello che ho potuto vedere le cose sarebbero superate molto velocemente:
l’importante è garantire alla popolazione condizioni di vita decenti e dignitose.
D.
– Com’è la situazione nella Striscia di Gaza?
R. – La situazione nella
Striscia di Gaza è particolarmente eclatante, perché ormai da quattro anni c’è questa
chiusura totale del territorio di Gaza, che ha voluto dire anche l’impossibilità di
accesso degli aiuti umanitari. Questo nuovo governo egiziano non si è più allineato
ad una politica americana e israeliana e quindi, in particolar modo e con particolare
riferimento alla chiusura del confine fra Gaza ed Egitto, questa nuova autorità egiziana
ha preso subito una posizione diversa. Un’apertura del confine fra Gaza ed Egitto
sarà un immediato sollievo umanitario per la Striscia di Gaza e darà chiaramente ai
palestinesi una sensazione di una maggiore solidarietà generale, con la speranza che
qualcosa veramente possa cambiare, possa succedere. (ap)