2011-06-22 13:04:56

Esce in italia "The Conspirator" di Redford, film sul processo agli assassini di Lincoln


“Sono soltanto interessato alla salute del mio paese”: con queste parole Robert Redford ha motivato il desiderio di affrontare al cinema una intensa storia che sta alle origini della giovane nazione americana: ciò che successe all’indomani dell’omicidio del presidente Abraham Lincoln, ossia il processo ai cospiratori e l’ascesa al patibolo della prima donna americana, condannata a morte e dichiaratasi sempre innocente. “The Conspirator” è film dalla forte valenza civile, che esce oggi sugli schermi italiani, dopo il tiepido successo registrato negli Stati Uniti. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

“Siete accusata di avere accolto, protetto e nascosto John Wilkes Booth, John H. Surratt e i loro compagni confederati mentre cospiravano proditoriamente per uccidere il presidente Abraham Lincoln! Come vi dichiarate?

Sono innocente.

Siete consapevole di cosa siete accusata? Rischiate l’impiccagione!

Sono una donna del Sud e una madre devota, ma non sono un’assassina!”.

La sua colpevolezza non fu mai provata, la sua innocenza, dunque, sicura, e la sua partecipazione alla cospirazione che avrebbe potuto far deflagrare una debolissima tregua, mentre la pace annaspava, venne assunta come prova delittuosa per mandarla al patibolo e sacrificarla per la ragion di Stato. Si chiamava Mary Surratt, madre e prima donna della storia americana a salire sul patibolo. Nell'aprile del 1865 si scriveva una nuova pagina tragica nella storia della giovane nazione: il 14 di quel mese un attore sudista - John Wilkes Booth - al grido emblematico di “Sic semper tyrannis” bersagliava Abraham Lincoln di un fatidico colpo di pistola. Il primo e non ultimo assassinio di un presidente americano. Al di là del fatto, da tutti conosciuto, poco si sa della cospirazione che lo ha preparato. Per questo la nuovissima American Film Company - creata per produrre film sulla storia americana - ha preso proprio questo episodio per inaugurare il suo impegno, affidando la regia di “The Conspirator” a Robert Redford, che ha sempre fatto dell'impegno civile e morale la bandiera della sua attività artistica. Con grande linearità i fatti sono raccontati prendendo a cuore una finalità che va oltre la semplice conoscenza storica: concentrandosi sul farsesco processo che seguì quell'omicidio e il suo verdetto, ancora oggi si riconosce il coraggio autocritico di cui gli americani, almeno al cinema, sono modello per tutti. Il film s’interroga con grande sincerità sulla vita delle persone, sui loro ideali e sul futuro delle istituzioni americane, segnate ancor’oggi dalla presenza della pena capitale, analizzando le allora ragioni degli uni e degli altri fino alla tragica conclusione cui si approdò. Attraverso le poche parole di Mary, interpretata nobilmente da Robin Wright, si partecipa della sua forza e della sua solitudine, nel diniego totale a sacrificare il figlio - coinvolto, fuggito e scampato al processo - e sacrificare, invece, se stessa. Non importa se Redford, in questa accurata ricostruzione, volutamente tralasci originali spazi di regia: importa che una madre e una nazione, una legge e un governo, trovino un autore capace di farli emergere nelle loro fragilità, caducità e limiti, interrogandosi così anche sul nostro presente.







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