Esce in italia "The Conspirator" di Redford, film sul processo agli assassini di Lincoln
“Sono soltanto interessato alla salute del mio paese”: con queste parole Robert Redford
ha motivato il desiderio di affrontare al cinema una intensa storia che sta alle origini
della giovane nazione americana: ciò che successe all’indomani dell’omicidio del presidente
Abraham Lincoln, ossia il processo ai cospiratori e l’ascesa al patibolo della prima
donna americana, condannata a morte e dichiaratasi sempre innocente. “The Conspirator”
è film dalla forte valenza civile, che esce oggi sugli schermi italiani, dopo il tiepido
successo registrato negli Stati Uniti. Il servizio di Luca Pellegrini:
“Siete accusata
di avere accolto, protetto e nascosto John Wilkes Booth, John H. Surratt e i loro
compagni confederati mentre cospiravano proditoriamente per uccidere il presidente
Abraham Lincoln! Come vi dichiarate?
Sono innocente.
Siete
consapevole di cosa siete accusata? Rischiate l’impiccagione!
Sono una
donna del Sud e una madre devota, ma non sono un’assassina!”.
La sua
colpevolezza non fu mai provata, la sua innocenza, dunque, sicura, e la sua partecipazione
alla cospirazione che avrebbe potuto far deflagrare una debolissima tregua, mentre
la pace annaspava, venne assunta come prova delittuosa per mandarla al patibolo e
sacrificarla per la ragion di Stato. Si chiamava Mary Surratt, madre e prima donna
della storia americana a salire sul patibolo. Nell'aprile del 1865 si scriveva una
nuova pagina tragica nella storia della giovane nazione: il 14 di quel mese un attore
sudista - John Wilkes Booth - al grido emblematico di “Sic semper tyrannis” bersagliava
Abraham Lincoln di un fatidico colpo di pistola. Il primo e non ultimo assassinio
di un presidente americano. Al di là del fatto, da tutti conosciuto, poco si sa della
cospirazione che lo ha preparato. Per questo la nuovissima American Film Company -
creata per produrre film sulla storia americana - ha preso proprio questo episodio
per inaugurare il suo impegno, affidando la regia di “The Conspirator” a Robert Redford,
che ha sempre fatto dell'impegno civile e morale la bandiera della sua attività artistica.
Con grande linearità i fatti sono raccontati prendendo a cuore una finalità che va
oltre la semplice conoscenza storica: concentrandosi sul farsesco processo che seguì
quell'omicidio e il suo verdetto, ancora oggi si riconosce il coraggio autocritico
di cui gli americani, almeno al cinema, sono modello per tutti. Il film s’interroga
con grande sincerità sulla vita delle persone, sui loro ideali e sul futuro delle
istituzioni americane, segnate ancor’oggi dalla presenza della pena capitale, analizzando
le allora ragioni degli uni e degli altri fino alla tragica conclusione cui si approdò.
Attraverso le poche parole di Mary, interpretata nobilmente da Robin Wright, si partecipa
della sua forza e della sua solitudine, nel diniego totale a sacrificare il figlio
- coinvolto, fuggito e scampato al processo - e sacrificare, invece, se stessa. Non
importa se Redford, in questa accurata ricostruzione, volutamente tralasci originali
spazi di regia: importa che una madre e una nazione, una legge e un governo, trovino
un autore capace di farli emergere nelle loro fragilità, caducità e limiti, interrogandosi
così anche sul nostro presente.