Somalia: si aggrava l'emergenza umanitaria dopo le dimissioni del premier
Continua ad essere drammatica la situazione della Somalia dopo le dimissioni del premier
Mohamed Abdullahi Mohamed e l’assassinio avvenuto la settimana scorsa del ministro
dell’Interno. Nel vuoto istituzionale che persiste, si aggrava anche la situazione
umanitaria della popolazione minacciata da carestie e continui conflitti. Irene
Pugliese ha intervistato Sandro De Luca, responsabile programmi in Africa
del Cisp, Organizzazione non governativa attiva in progetti umanitari in molti Paesi
del mondo:
R. – La Somalia,
purtroppo, è un posto dove l’emergenza ormai è talmente strutturale che convive con
la normalità. In questo momento si stanno sovrapponendo due crisi profonde: la crisi
del conflitto, che ormai va avanti praticamente dall’inizio degli anni ’90, e quella
invece legata alla crisi della siccità, che ha creato ulteriori ondate di sfollati
interni, di persone in una situazione di insicurezza alimentare grave.
D.
– Come si vive oggi in Somalia?
R. – La Somalia è un posto "strano",
dove ci sono magari delle opportunità di costruire una vita “normale”, ma tutto questo
può essere repentinamente spazzato via dal riaccendersi in quell’area del conflitto.
La Somalia ha un bisogno assoluto di istituzioni che funzionino.
D.
– L’attuale situazione politica vede un nuovo accordo che prevede uno slittamento
delle elezioni ancora di un anno e le dimissioni del premier...
R. –
La situazione è in evoluzione. Il primo ministro era una figura tecnica, ma popolare,
tanto che la richiesta di dimissioni, che poi appunto sono state accolte, ha provocato
manifestazioni molto diffuse nel Paese e il mandato del governo transitorio è stato
esteso di un anno, nell’ambito di un processo di mediazione fra l’attuale presidente
del governo provvisorio e lo speaker del Parlamento.
D. – Il vento di
rivoluzione che ha scosso il Nord Africa in Somalia si è sentito?
R.
– Indubbiamente, l’accordo sulle dimissioni del primo ministro ha incontrato una reazione
popolare sincera. Ma la situazione della Somalia è tale che è veramente prematuro
parlare di un vento di democrazia, che possa effettivamente incidere su una condizione
così difficile.
D. – In una situazione così complicata come opera il
Cisp?
R. – Cerchiamo di assicurare i livelli minimi accettabili di assistenza
sanitaria, far funzionare le scuole, assicurare l’accesso all’acqua in zone dove questo
è cruciale per la sopravvivenza della popolazione. (ap)