Immigrazione: Medici Senza Frontiere chiede la chiusura di due centri di accoglienza
in Sicilia
Medici senza frontiere (Msf) ha espresso disapprovazione sulla decisione del governo
italiano di prolungare a 18 mesi la durata massima della permanenza nei Centri di
identificazione ed espulsione (Cie) dei migranti irregolari. Msf si dicono preoccupati
delle conseguenze di tale misura sulla salute fisica e mentale dei migranti e chiedono
la chiusura dei due centri siciliani di Kinisia e Palazzo San Gervasio. “In questi
centri le condizioni di vita sono inaccettabili”, ha spiegato Rolando Magnano, capo
missione di Msf in Italia. “Le persone dormono dentro delle tende e i servizi medici
sono largamente insufficienti. A Kinisia manca l’elettricità, le condizioni igieniche
sono pessime e l’accesso all’acqua saltuario”. Per Medici senza frontiere nei centri
dove i servizi di base sono accessibili, il solo fatto di essere in stato di fermo
prolungato per essere entrati irregolarmente nel territorio italiano ha forti ripercussioni
sulla salute mentale delle persone, che "sono passate attraverso esperienze molto
difficili e vivono attualmente nell’incertezza più totale sul loro avvenire, a causa
di procedure di identificazione troppo lunghe e lente”, ha dichiarato Freya Raddi,
coordinatrice delle operazioni. In due precedenti rapporti, pubblicati nel 2004 e
nel 2010, Msf aveva già denunciato le conseguenze disastrose sulla salute fisica e
mentale delle condizioni di detenzione nei Cie in Italia e aveva chiesto la chiusura
degli stessi. “Ancora una volta, constatiamo che le conseguenze sulle persone della
politica migratoria italiana non vengono considerate”, ha proseguito Freya Raddi,
“invece di concentrare i propri sforzi ad inasprire le misure di detenzione, espulsione
e controllo alle frontiere, le autorità italiane dovrebbero avere come priorità le
condizioni di accoglienza dei migranti”. (M.R.)