Batterio killer: variante aggressiva rilevata in un ruscello tedesco
Tremila 500 casi d’infezione in 13 Paesi, 39 morti. E’ l’ultimo bilancio dell’infezione
da Escherichia Coli, il batterio trovato in Germania che sta spaventando l’Europa.
La variante aggressiva, dopo essere stata individuata su diversi vegetali, è stata
rilevata in un ruscello nelle vicinanze di Francoforte. Intanto, rimangono stabili
le condizioni dei sette bambini francesi, ricoverati a Lille, che hanno contratto
il batterio dopo aver mangiato hamburger acquistati nei discount Lidl. Un ottavo è
stato ricoverato oggi, senza però aver consumato gli hamburger. In Italia, la carne
dell’azienda è stata sequestrata, misure analoghe sono state adottate anche da altri
Paesi tra cui la Francia. Parigi comunque precisa che il ceppo del batterio non è
quello tedesco. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con Fabrizio Pregliasco,
virologo dell’Università di Milano:
R. - Siamo
in una situazione che è venuta alla luce sull’onda dell’episodio più grave tedesco,
ma il problema delle infezioni gastrointestinali è presente nel continuo, ogni giorno
quando prepariamo degli alimenti: il rischio è quello legato a una contaminazione
crociata e quindi fra materiale crudo e materiale già cotto, che si contaminano con
feci o con residui organici…
D. - Dunque, non c’è correlazione tra l’Escherichia
Coli trovato in Germania e l’Escherichia Coli trovato in Francia?
R.
- E’ responsabile un batterio, seppur della stessa specie, assolutamente diverso.
La situazione non è correlata. Abbiamo circa 80 mila casi di gastroenteriti dovuti
a diversi batteri: l’Escherichia Coli è uno dei più importanti, ma ci sono anche la
salmonella e il Campylobacter… Recentemente, ho anche sentito purtroppo
del decesso di un alpino a causa di un altro batterio cattivo - la Listeria - il cui
contagio è avvenuto durante uno dei ritrovi degli alpini. Una situazione che, in altri
momenti, non sarebbe arrivato al clamore della comunicazione nazionale o addirittura
- come in questo caso - di quella internazionale.
D. - Per quanto riguarda
il batterio dell’Escherichia Coli, in Germania è stato isolato in un ruscello vicino
a Francoforte: ci si chiede se questo batterio, a questo punto, possa aver contaminato
la fornitura d’acqua potabile nella zona...
R. - E’ possibile, tant’è
che l’Escherichia Coli - a prescindere dal suo sottotipo - è uno dei parametri microbiologici
che viene misurato sistematicamente, in tutte le reti per la fornitura di acqua potabile:
questo proprio perché è il segno più frequente della contaminazione con sostanze organiche,
con liquami umani e animali.
D. - Questo giustifica un motivo di allarme?
R.
- Questo episodio - a mio avviso - è, in qualche modo, scaturito da quella che è stata
una modalità produttiva, che ha permesso una grande dispersione in un lotto di produzione
di questi germogli di varia specie e che ha determinato un episodio non più ripetibile.
D.
- In questi giorni, diversi ortaggi sono stati messi sotto accusa: si arriverà mai
a definire completamente il caso?
R. - Direi che quanto si è fatto a
tutt’oggi è il massimo possibile che si potesse fare: si è individuata una fabbrica,
si sono individuati i lotti e i periodi di produzione. Rimane - e presumibilmente
rimarrà - oscuro il meccanismo esatto: questo perché, a distanza di tempo, molti elementi
sono difficili da scoprire e quindi da esaminare.
D. - Secondo la sua
esperienza, a questo punto l’epidemia è contenuta?
R. - Di fatto, il
dato epidemiologico è che non ci sono più nuovi casi. Quella che è stata una comunicazione,
che purtroppo ha colpito vari tipi di ortaggi, è stata comunque utile e necessaria
per poter far sì che venissero statisticamente e quantitativamente rinforzate delle
prassi di igiene più stringenti, che comunque sia - al di là della presenza del batterio
nell’alimento - hanno eliminato l’effettiva trasmissione. (mg)