2011-06-17 14:36:08

Nigeria: l'arcivescovo di Abuja chiede di isolare gli estremisti islamici dopo l'attentato nella capitale


“È uno sviluppo molto preoccupante, perché è la prima volta nella storia della Nigeria che viene compiuto un attentato suicida al quale è seguita quasi subito la rivendicazione da parte degli attentatori” dice all’agenzia Fides mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, capitale della Nigeria, dove ieri due persone hanno perso la vita nell’esplosione di un’autobomba nel parcheggio del quartier generale della polizia federale. L’attentato è stato rivendicato dalla setta islamica radicale Boko Haram. “Questo gruppo non è sconosciuto. I nigeriani si aspettano che il governo faccia il proprio dovere di garantire la sicurezza del Paese nei confronti di un gruppo che si è schierato contro tutto il sistema di polizia della nazione” afferma mons. Onaiyekan, sottolineando le modalità clamorose dell’attentato: “l’autobomba si è infiltrata nel parcheggio del capo della polizia. Come è stato possibile? Questo dimostra che occorre un’inchiesta approfondita all’interno del sistema di sicurezza”. L’arcivescovo di Abuja nota inoltre che “si parla di un collegamento internazionale con i fondamentalisti stranieri. Un portavoce dei Boko Haram ha affermato che sono rientrati in Nigeria alcuni loro seguaci che si erano recati in Somalia per essere addestrati dagli estremisti locali. Questi uomini si sarebbero dispersi in tutta la Nigeria per seminare paura e terrore. Gli estremisti sono una sfida per tutti i nigeriani e specialmente per la comunità islamica nigeriana. Nessun musulmano può continuare ad affermare che il terrorismo non ha nulla a che fare con l’islam. Sono un uomo di pace e di dialogo, per questo dico sempre ai miei musulmani che devono isolare gli estremisti che sono presenti nelle loro comunità. Non basta dire ‘non sono dei nostri’, occorrono provvedimenti concreti per identificare e isolare quanti con le loro attività non sono in linea con il bene del Paese e con il bene dello stesso islam” rimarca mons. Onaiyekan. La setta è particolarmente attiva nel nord del Paese. Pochi giorni fa la cattedrale di Maiduguri è stata seriamente danneggiata in un attentato rivendicato da Boko Haram. “Le nostre chiese sono colpite anche perché sono un bersaglio molto facile: sono edifici ben visibili e non protetti. Non schieriamo soldati armati intorno alle nostre chiese, che sono invece luoghi di culto aperti a tutti” dice l’arcivescovo di Abuja. “Guardando alla situazione generale del Paese, dobbiamo riconoscere che abbiamo seri problemi” prosegue mons. Onaiyekan. “Si sono appena concluse le elezioni presidenziali, parlamentari e locali che, per quanto imperfette, con brogli qua e là, sono state considerate la prova di un miglioramento generale del sistema politico. Purtroppo questo lento miglioramento non è condiviso da tutti. La maggioranza della popolazione affronta ancora pazientemente i problemi di povertà, di disoccupazione, di mancanza di strutture, tuttavia diversi nigeriani stanno perdendo la pazienza e sono tentati dal ricorrere alla violenza. Ma questa non è la soluzione, anche perché la violenza è solo l’espressione della rabbia. Questo però ci deve far capire che non siamo semplicemente di fronte ad una questione di ordine pubblico, di arrestare dei malviventi, ma che dobbiamo assicurare condizioni di vita migliori alla gente”. Mons. Onaiyekan conclude il suo colloquio con una richiesta: “Chiedo la preghiera di tutti perché la Nigeria possa trovare la via della pace e della concordia nazionale”. (R.P.)







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