2011-06-17 15:29:29

Italia, il governo prolunga da 6 a 18 mesi il trattenimento degli immigrati nei centri di identificazione


Immigrazione al centro dei provvedimenti approvati ieri in Italia dal Consiglio dei Ministri: dai 26 milioni di aiuti a Lampedusa alla procedura di espulsione coattiva immediata per gli extracomunitari clandestini e per i comunitari che commettono violazioni. E mentre l’Italia si prepara a firmare con il Consiglio di Transizione Libico un accordo di cooperazione per prevenire e contrastare il flusso di immigrazione irregolare, fa discutere il provvedimento del governo di prolungare il trattenimento nei Cie - i Centri di identificazione ed espulsione - da 6 a 18 mesi. Paolo Ondarza ha raccolto il parere di Christopher Hein, direttore del Cir, il Consiglio italiano rifugiati:RealAudioMP3

R. – Bisogna dire che, effettivamente, la direttiva europea sul ritorno prevede - in casi estremi - un prolungamento del trattenimento fino a 18 mesi. Tuttavia, anche Paesi, come ad esempio la Germania, che la stanno attuando in questo periodo la esercitano in pochissimi casi. La nostra preoccupazione è che questo si possa in futuro applicare a tappeto. Penso che questo annuncio, insieme con gli altri provvedimenti decisi dal Consiglio dei ministri, sia veramente un atto di punizione: sappiamo molto bene che chi non può essere espulso perché non c’è l’identificazione, non c’è il rilascio del documento di viaggio da parte del Consolato di appartenenza entro le primissime settimane, non potrà certamente essere espulso neanche dopo il periodo attuale di sei mesi. Quindi, prolungare questo periodo di trattenimento in questo tipo di centri chiusi, che sono di fatto una detenzione, è assolutamente inutile ai fini di rendere la politica di immigrazione più ragionevole.

D. – Sempre il Consiglio dei ministri ha approvato la procedura di espulsione coattiva immediata per gli extracomunitari clandestini e per i comunitari che commettono violazioni. Che cosa dire in proposito?

R. – Questo comunque si deve ricollocare all’interno della normativa comunitaria dalla quale l’Italia certamente non può uscire unilateralmente. La normativa comunitaria prevede solamente per reati di certa gravità, e dopo una condanna definitiva, la possibile espulsione di un cittadino comunitario. Io voglio credere che questa decisione presa dal Consiglio dei ministri rientri all’interno di ciò che la normativa comunitaria permette.

D. – Sempre in tema di immigrazione, l’Italia firmerà con il Consiglio nazionale di transizione libico un accordo di cooperazione per prevenire e contrastare il flusso di immigrati irregolari inclusa la problematica dei rimpatri. Voi riponete fiducia in accordi di questo tipo?

R. – Assolutamente no. Mi sembra veramente fuori da qualunque regola voler rispedire in una zona di guerra - e in questo momento la Libia è una zona di guerra - le persone che sono fuggite da lì. (bf)







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