Usa: anticipate le linee del documento sul suicidio assistito, all’esame dei vescovi
riuniti a Seattle
Il tema del suicidio medicalmente assistito - riferisce l'agenzia Zenit - è all’esame
dei vescovi statunitensi, che nella loro Assemblea generale di primavera, aperta oggi
a Seattle, dibatteranno e voteranno il documento “Vivere ogni giorno con dignità”.
“Dopo anni di relativa inattività a seguito della legalizzazione del suicidio medicalmente
assistito nell'Oregon, nel 1994, il movimento pro-suicidio assistito ha ripreso con
forza le sue attività”, ha osservato in una nota il cardinale Daniel DiNardo, di Galveston-Houston,
presidente del comitato per le Attività Pro-Vita della Conferenza dei vescovi cattolici
degli Stati Uniti (Usccb). “Questo sforzo ha portato l'approvazione di una legge simile
a quella dell'Oregon nello Stato di Washington, per referendum popolare, nel novembre
2008, una decisione della Corte Suprema statale del Montana che dichiara essenzialmente
che il suicidio assistito non è contrario alla politica pubblica e impegni per approvare
la legislazione in vari Stati del New England e dell'Ovest”. Quindi “la Chiesa - ha
aggiunto il porporato - deve rispondere in tempo e in modo visibile a questa sfida
rinnovata, che il prossimo anno verrà sicuramente portata avanti in vari Stati”. E
tale risposta verrà con il documento finale, di cui sono stati resi noti i punti principali,
che sarà divulgato al termine dell’Assemblea dei vescovi il 17 giugno. La dichiarazione
sottolinea che “la via dell'amore e della vera misericordia” che Giovanni Paolo II
ha indicato nell'Enciclica “” è il modello per quanti realizzano cure palliative,
volte ad eliminare la sofferenza, non colui che soffre. I temi che i presuli discuteranno
includono la sofferenza e le paure dei pazienti con malattie croniche e terminali,
la preoccupazione per quanti sono tentati di suicidarsi, l'opposizione della Chiesa
al suicidio medico assistito e “la coerenza di questo atteggiamento con il principio
di uguaglianza e inerente ai diritti umani e ai principi etici della professione medica”.
I vescovi tratteranno anche gli argomenti del movimento pro-suicidio assistito che
sostengono la “scelta” del paziente ed esprimono “compassione” per la sofferenza.
La dichiarazione dice che il suicidio medicalmente assistito non promuove la compassione
perché si concentra non sull'eliminazione della sofferenza, ma su quella del paziente.
La vera compassione si dedica a far fronte alle necessità dei pazienti. Il testo aggiunge
che la compassione che non si basa sul rispetto incontra inevitabilmente sempre più
persone la cui sofferenza è considerata sufficiente per essere oggetto della morte
assistita, come quanti soffrono di malattie croniche o handicap. Pazienti con malattie
terminali meritano di ricevere cure palliative che affermino la vita e ne rispettino
la dignità e il valore. “Il suicidio assistito non è un'aggiunta alle cure palliative”,
afferma il comunicato, “ma un povero sostituto che alla fine può essere una scusa
per negare assistenza medica a persone gravemente malate, inclusi quanti non avevano
mai preso in considerazione il suicidio”. Citando esempi dei Paesi Bassi, la dichiarazione
afferma che il suicidio assistito volontario ha condotto in alcuni casi all'eutanasia
involontaria. La pratica, inoltre, mina la libertà dei pazienti, esercitando pressioni
su di loro visto che la società ha dichiarato ufficialmente che il suicidio di certe
persone è buono e accettabile, mentre lavora per prevenire il suicidio di altri. Una
volta che il valore della vita della persona diminuisce, diminuiscono anche la sua
libertà e la sua autonomia. (R.G.)