Udienza generale, il Papa parla del profeta Elia: dove scompare Dio, l’uomo diventa
schiavo di ideologie e nichilismo
All’assoluto di Dio, il credente risponda con un amore totale: è la vibrante esortazione
di Benedetto XVI all’udienza generale di stamani in Piazza San Pietro, dedicata alla
figura del profeta Elia. Il Papa ha rammentato che, in un tempo in cui Israele stava
cedendo alla seduzione dell’idolatria, Elia rimise il popolo davanti alla propria
verità, portandolo così alla salvezza. Quindi, ha avvertito che anche oggi, dove scompare
Dio, l’uomo diventa schiavo delle ideologie e del nichilismo. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
La vera fede
e l’idolatria. All’udienza generale, Benedetto XVI si è soffermato sul confronto tra
il profeta Elia e i seguaci dell’idolo Baal, nell’Israele del IX secolo a.C. Parlando
a braccio, ha spiegato che anche oggi, come tremila anni fa, quando l’uomo si allontana
da Dio diviene schiavo:
“Dove scompare Dio l’uomo cade nella schiavitù
di idolatrie, come hanno mostrato nel nostro tempo i regimi totalitari con la loro
schiavitù di idolatrie, e come mostrano anche diverse forme del nichilismo, che rendono
l’uomo dipendente da idoli, da idolatrie e lo schiavizzano”.
Il
Papa ha così ricordato come, ai tempi di Elia, in Israele si era creata una situazione
di aperto sincretismo, per cui accanto al Signore il popolo adorava Baal. Proprio
per smascherare la stoltezza ingannevole di tale atteggiamento, Elia fa radunare il
popolo di Israele sul Monte Carmelo e lo pone davanti alla necessità di scegliere
tra il Signore e Baal. E qui, osserva il Pontefice, si evidenza la realtà “ingannatoria
dell’idolo”:
“L’adorazione dell’idolo invece di aprire il cuore umano
all’Alterità, ad una relazione liberante che permetta di uscire dallo spazio angusto
del proprio egoismo per accedere a dimensioni di amore e di dono reciproco, chiude
la persona nel cerchio esclusivo e disperante della ricerca di sé. E l’inganno è tale
che, adorando l’idolo, l’uomo si ritrova costretto ad azioni estreme, nell’illusorio
tentativo di sottometterlo alla propria volontà.
Ben altro è invece
l’atteggiamento di preghiera di Elia che chiede al popolo di avvicinarsi, di essere
partecipe dell’azione di Dio:
“Lo scopo della sfida da lui rivolta
ai profeti di Baal era di riportare a Dio il popolo che si era smarrito seguendo gli
idoli; perciò egli vuole che Israele si unisca a lui, diventando partecipe e protagonista
della sua preghiera e di quanto sta avvenendo”.
Il Papa ha quindi
sottolineato che Elia si rivolge al Signore chiamandolo Dio dei Padri, facendo così
implicita memoria delle promesse divine e della storia di Alleanza che ha unito il
Signore al suo popolo. Elia prega, dunque, che Israele sia rimesso davanti alla propria
verità e faccia la scelta di seguire solo Dio. Un richiamo, quello di Elia, ancora
attuale:
“All’assoluto di Dio, il credente deve rispondere con un
amore assoluto, totale, che impegni tutta la sua vita, le sue forze, il suo cuore.
Ed è proprio per il cuore del suo popolo che il profeta con la sua preghiera sta implorando
conversione”.
Infine, il Pontefice ha ribadito, con l’esempio del
profeta Elia, quale sia l’autentico scopo della preghiera:
“Lo scopo
primario della preghiera è la conversione: il fuoco di Dio che trasforma il nostro
cuore e ci fa capaci di vedere Dio e così di vivere secondo Dio e di vivere per l’altro”.
“La
vera adorazione di Dio – ha soggiunto – è dare se stesso a Dio e agli uomini; la vera
adorazione è l’amore”, un’adorazione che“non distrugge,
ma rinnova, trasforma”. Al momento dei saluti ai pellegrini, il Papa ha rivolto un
pensiero speciale ai Missionari alle Missionarie della Consolata, come pure alle Figlie
della Divina Provvidenza, impegnati nei rispettivi Capitoli generali. Quindi, ha rivolto
un affettuoso saluto ai giovani:
“Cari giovani, per molti vostri
coetanei sono iniziate le vacanze, mentre per altri questo è tempo di esami. Vi aiuti
il Signore a vivere questo periodo con serenità e a sperimentare l’entusiasmo della
fede”.