Rapporto sulle etnie rom, sinti e caminanti curato dal Senato italiano e dalla Comunità
di Sant'Egidio
In Italia sono pochi, soprattutto minori, e vivono in campi nomadi in condizioni drammatiche.
E’ questa la fotografia scattata dal Rapporto conclusivo dell’indagine condotta sulle
etnie rom, sinti e caminanti, e curata dalla Commissione straordinaria per la tutela
e la promozione dei diritti umani del Senato, in collaborazione con la Comunità di
Sant’Egidio. Sullo studio, presentato ieri a Roma, riferisce in questo servizio Irene
Pugliese:
Non superano
i 170 mila; il 40 per cento ha meno di 40 anni e non sono nomadi. Sono i rom, i sinti
e i caminanti in Italia. Il Rapporto del parlamento italiano ha esaminato le condizioni
di queste etnie: condizioni, spesso, avvolte da ignoranza e pregiudizio. L’istruzione,
un lavoro e una casa dignitosa: tre punti - ora carenti - da cui partire per sconfiggere
il problema dei campi nomadi, una realtà drammatica, che esiste solo in Italia. Come
denuncia Pietro Marcenaro, presidente della Commissione diritti
umani del Senato, che ha condotto l’indagine:
“I campi sono, in molti
casi, delle vere e proprie discariche a cielo aperto e ci sono persone che sono state
obbligate a vivere lì per generazioni… Tutto questo è una vergogna. Noi dobbiamo liberarci
di questa vergogna in un modo molto semplice: offrendo in alternativa ai campi soluzioni
abitative accettabili e accettate. Sono, queste, due parole non mie, ma le ha usate
il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano”.
“Bisogna scrivere
una nuova pagina della storia”, ha detto il Papa durante la storica udienza di sabato
scorso in Vaticano con gli zingari. Ed è questo il nodo centrale prima di tutto per
riuscire a scattare una fotografia reale della situazione, anche per Andrea
Riccardi, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, che ieri ha colto
l’occasione per ribadire l’importanza del gesto di Benedetto XVI:
“Benedetto
XVI ha fatto un grande discorso. E’ stato grande. Prima di tutto li ha ricevuti nella
casa del Papa e i rom erano felici, perché dava loro dignità: ha parlato a loro, ha
preso a cuore i loro problemi, ha ricordato la storia che nessuno ricorda mai, quella
dell’olocausto zingaro. Ha detto: io, ad Auschwitz, mi sono inchinato
davanti alla lapide che ricorda voi e come voi siete morti. E’ stata una cosa molto,
molto toccante. Poi ha capito, ha colto immediatamente qual è il problema dei rom:
la casa, la scuola, il lavoro e, quindi, il superamento dei campi. Ha dato loro fiducia
e ha detto: ‘Voi siete nel cuore della Chiesa’”.
Quello che serve nella
strada verso l’integrazione - ha concluso Riccardi - è uno sforzo comune sia da parte
dei rom che da parte delle istituzioni a fare il proprio dovere. (mg)