2011-06-14 15:49:15

Libia, gli insorti puntano alla conquista di Brega


In Libia, le forze di Muammar Gheddafi hanno lanciato, oggi, alcuni missili oltre il confine con la Tunisia, mentre proseguono i raid della Nato ed infuriano i combattimenti tra le milizie del colonnello e insorti in diverse località del Paese. Intanto, proseguono le pressioni diplomatiche affinché il rais lasci il potere. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

Insorti e truppe lealiste continuano a combattere fra le città di Brega e Ajdabiya. Ieri, 21 ribelli sono stati uccisi sulla linea del fronte. L'obiettivo degli insorti è la conquista di Brega, punto strategico sulla strada verso Syrte. Questa città petrolifera dispone, infatti, di una importante raffineria che potrebbe fornire all'est del Paese il carburante indispensabile per produrre l'elettricità. Da una decina di giorni, elicotteri britannici e francesi stanno conducendo attacchi contro le posizioni dei fedeli del colonnello, attorno a Brega. Secondo le stime dei ribelli, 5-6 mila uomini difendono la città. La Nato, intanto, allarga il suo raggio di azione colpendo anche alcune località nel centro del Paese, mentre stamani almeno cinque razzi sparati dall’esercito governativo sono caduti in territorio tunisino. Sul fronte diplomatico, i Paesi dell’alleanza continuano a insistere sulla necessità che Gheddafi rinunci al potere. Ieri, il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha chiesto espressamente ai Paesi africani di esercitare pressioni sul colonnello e di sostenere il Consiglio nazionale di transizione che ha incassato anche il riconoscimento della Germania. Gheddafi non accenna però a fare alcun passo indietro. In un’apparizione televisiva con il presidente della federazione internazionale degli scacchi, il russo Ilyumzhinov, il rais ha detto che “non essendo ne’ re, ne’ presidente, ne’ primo ministro”, non deve rinunciare ad alcuna carica. Dal canto suo il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, garantisce che “la situazione non è in stallo” ma il comandante della marina britannica Stanhope avverte Londra che “se il conflitto dovesse durare per più di altri 90 giorni sarà necessario riesaminare le priorità dell’intervento”.







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