Dall'Argentina al mondo si celebra la Giornata del donatore di sangue
Domenica scorsa, dopo la preghiera del Regina Caeli, Benedetto XVI aveva salutato
e ringraziato i donatori di sangue, quei “milioni di persone – aveva detto – che contribuiscono,
in modo silenzioso, ad aiutare i fratelli in difficoltà”. E oggi si celebra la Giornata
mondiale del donatore di sangue che ha, come fulcro delle celebrazioni, la capitale
argentina di Buenos Aires, da dove è anche partito lo slogan per l’edizione 2011 “Più
sangue, più vita”. In Italia, le manifestazioni principali si svolgono a Torino, e
vedono tra le principali sigle coinvolte la Fidas, la Federazione italiana associazioni
donatori di sangue. Eliana Astorri ne ha intervistato il presidente, il dott.
Aldo Ozino Calligaris:
R. – Donare
il sangue è un gesto di grande valore etico e morale ed è indispensabile per poter
garantire attraverso la donazione del proprio sangue, dei suoi componenti, una terapia
trasfusionale sicura e disponibile per i pazienti che ne hanno bisogno.
D.
– Qual è il profilo tipo del donatore?
R. – Il donatore è una persona
tra i 18 e i 65 anni, che ha fatto una scelta di responsabilità e di volontariato
per poter fare in modo, attraverso il proprio gesto, di continuare ad assicurare una
terapia assolutamente indispensabile che non si può ottenere attraverso processi industriali
o processi farmaceutici e quindi poter garantire un presidio che in altro modo non
sarebbe reperibile. Il donatore, per i due terzi, è un maschio tra i 35 e i 60 anni
di media, di buona cultura, che ha fatto un suo percorso di condivisione di questa
necessità e che attraverso una promozione continua delle associazioni e federazioni
di donatori di sangue porta a compimento in maniera continua una garanzia di sicurezza.
D.
- Il sangue ha una scadenza?
R. - Sì, il sangue ha una scadenza nel
senso che una volta che è stato raccolto viene conservato negli stessi circuiti dove
è stato raccolto, lavorato e separato perché il sangue intero non si utilizza mai
come tale: viene separato in globuli rossi, in plasma, in piastrine. A seconda dell’emocomponente,
il plasma può essere congelato e può essere utilizzato dopo un anno, scongelandolo,
perché non si rovina in queste condizioni. Le piastrine invece hanno una scadenza
molto breve: per poter essere utilizzate per un paziente oncologico o per un paziente
politraumatizzato emorragico devono essere usate entro 5 giorni dal momento della
raccolta. I globuli rossi mediamente vengono utilizzati entro i 45 giorni. Però non
tutti i pazienti possono ricevere un sangue che è stato raccolto 45 giorni prima,
in particolare i pazienti talassemici che necessitano per tutta la vita di un trattamento,
di una terapia trasfusionale: costoro hanno necessità che il sangue per le trasfusioni
di cui necessitano provenga da donazioni avvenute non più di 10 giorni prima. Per
i pazienti pediatrici, bambini che hanno bisogno di piccole quantità di sangue, il
sangue di un donatore adulto viene separato addirittura in tre unità pediatriche.
In ogni caso, il sangue raccolto deve essere assolutamente molto recente per potere
assicurare una qualità della terapia e soprattutto per poter garantire un ottimo trasporto
di ossigeno che è la funzione più importante che svolgono i globuli rossi.
D.
– Quali sono le iniziative Fidas per la Giornata mondiale del donatore?
R.
– Noi quest’anno celebriamo la Giornata, a livello nazionale, insieme con altre associazioni
di volontariato e con una serie di iniziative in programma a Torino, che è stata la
prima capitale d’Italia, ricordato in occasione della celebrazione dei 150 anni, sottolineando
questi aspetti: gli aspetti della buona salute, gli aspetti della buona apertura all’Europa
e gli aspetti della promozione della donazione del sangue a quelle categorie che sono
soprattutto i giovani, i cittadini di altre etnie che ormai si stanno integrando nel
nostro tessuto sociale e le donne, che sono appunto le categorie che ancora hanno
una minore partecipazione a questo gesto di solidarietà. Questo perché, insieme e
in collaborazione stretta con le altre associazioni e federazioni di volontari italiani
del sangue, noi intendiamo abbattere quel 15 per cento di donazioni occasionali e
far fronte al costante aumento dei consumi del fabbisogno per il paziente. Aumento
dettato dall’aumento dell’età media per il cittadino, dall’aumento della qualità della
chirurgia e della medicina che oggi viene erogata dal sistema sanitario nazionale
e, soprattutto, dall’aumento della qualità e della quantità della vita del paziente
oncologico. Questi aumenti fanno sì che ogni anno il fabbisogno cresca del 3%. Da
qui a dieci anni, ci troveremo con una carenza di sangue di circa il 9-10% e potrebbe
farci ripiombare negli anni 2000-2003, quando ancora avevamo dipendenze e necessitavamo
di dovere importare globuli rossi e quindi sangue dall’estero. (bf)