2011-06-14 13:48:34

Appello del Consiglio Ecumenico delle Chiese per la pace in Sud Sudan


Nello Stato meridionale del Kordofan, in Sud Sudan, oltre trecento mila persone sono prive di ogni tipo di aiuto e incapaci di sfuggire ai combattimenti in corso tra le truppe governative sudanesi e i membri del gruppo di ex ribelli del sedicente Esercito di liberazione del popolo sudanese (Spla). La violenza - ha spiegato il segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, il reverendo Olav Fykse Tveit – è una “potenziale minaccia per la transizione pacifica e l’indipendenza del Sud Sudan”, che il prossimo 9 luglio diventerà il 54.mo Paese dell’Africa. A scegliere l’indipendenza è stato il 99% dei votanti in occasione del referendum tenutosi lo scorso 9 gennaio in Sud Sudan, a maggioranza cristiana e animista. “Il popolo e le Chiese in Sudan – ha sottolineato Fykse Tveit – si sono impegnate troppo negli ultimi decenni a lavorare per la pace e la cooperazione e non possono accettare adesso di vedere la regione precipitare nuovamente nella violenza. Pace e giustizia – ha proseguito – sono la volontà e il desiderio del popolo del Sudan e tutti dobbiamo contribuire a rendere questo sogno una realtà”. Stati Uniti, Cina, Unione Africana, Unione Europea e Lega Araba hanno avuto un ruolo fondamentale nella mediazione del “Comprehensive Peace Agreement”, l’accordo di pace che ha portato al referendum dello scorso gennaio. A questo prezioso impegno - ricorda l’Osservatore Romano - si sono aggiunti gli sforzi della società civile che hanno coinvolto il Consiglio delle Chiese del Sudan. Di particolare rilievo anche il contributo del Sudan Ecumenical Forum, sostenuto dal Consiglio ecumenico delle Chiese e dalla Conferenza panafricana delle Chiese, che ha svolto un ruolo importante nella sensibilizzazione, in campo internazionale, sui conflitti in Sudan. Il reverendo Eberhard Hitzler, co-presidente del Sudan Ecumenical Forum, si è detto molto preoccupato per la situazione nello Stato del Kordofan e ha lanciato un appello ai leader mondiali e ai governi affinché vengano protetti i civili. “In aggiunta alle uccisioni, ai saccheggi, agli incendi di beni e alle decine di migliaia di persone in fuga – ha concluso Hitzler – la violenza è una grave minaccia per la stabilità tra Nord e Sud Sudan e potrebbe influenza tutta la regione”. (A.L.)







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