Dai risultati delle elezioni in Turchia dovrebbe scaturire “un nuovo impulso ai negoziati
di adesione” all’Unione Europea. E’ quanto auspicano, in una dichiarazione congiunta,
il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, ed il presidente del
Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, congratulandosi con il primo ministro Recep Tayyip
Erdogan per il successo riportato ieri: il suo partito, l’Akp, ha infatti vinto le
parlamentari, consegnando allo stesso Erdogan un terzo mandato consecutivo alla guida
del Paese. “Un elettore su due ha votato per l’Akp”, ha detto Erdogan da Ankara. Eppure,
non tutti gli obiettivi pre-elettorali sono stati raggiunti dallo schieramento del
premier, che non ha ottenuto abbastanza seggi per varare riforme costituzionali senza
concordarle con altri partiti. La riconferma del Partito islamico moderato per la
Giustizia e lo Sviluppo giunge in un momento in cui in Turchia sono giunti oltre 5mila
profughi dalla vicina Siria, in fuga dalle violenze a Jisr al Shugur. Sull’affermazione
dell’Akp, Giada Aquilino ha intervistato Alberto Tetta, corrispondente
da Istanbul dell’Osservatorio Balcani-Caucaso:
R. - L’Akp
ha vinto le elezioni ma non è stato raggiunto l’obiettivo che Erdogan si era posto
prima della consultazione, cioè quello di raggiungere i due terzi dei parlamentari.
Anzi, si ferma sotto la soglia dei 330 parlamentari, avendone ottenuto solamente 326,
il che lo costringe a doversi accordare con un altro partito anche per proporre modifiche
costituzionali attraverso un referendum popolare. A questo punto l’Akp dovrà accordarsi
con un altro partito. Potrebbe essere quello dei curdi. Più difficile un accordo con
il movimento di opposizione, il Partito repubblicano del popolo, che hanno basato
tutta la propria campagna su una opposizione dura a Erdogan. Difficile pure l’intesa
con gli ultranazionalisti dell’Mhp, fortissimi oppositori di Erdogan, che lo hanno
persino accusato di avere ordito un complotto a loro danno per fargli perdere voti.
D.
– Puntando a una nuova Costituzione, Erdogan ha assicurato che rispetterà tutte le
religioni, ma anche tutti gli stili di vita laici in Turchia. Come è possibile?
R.
– Erdogan ora è costretto a cercare il più largo consenso possibile se vuole cambiare
la Costituzione. Dopo che i risultati sono divenuti definitivi, ha parlato di una
riforma costituzionale che deve essere condivisa, che deve essere inclusiva delle
minoranze, in cui coinvolgere gli accademici turchi, in un percorso condiviso anche
con le forze di opposizione.
D. – Ma quali modifiche vorrebbe apportare
Erdogan alla Costituzione?
R. – Prima delle elezioni aveva proposto
di istituire un sistema presidenziale in Turchia, chiaramente guardando alle elezioni
del presidente della Repubblica del 2014, con una possibilità - per lui - di diventare
capo dello Stato. Certo la riforma costituzionale è un’emergenza in Turchia, perché
ricordiamo che la Costituzione che ora è in vigore, sebbene sia stata emendata l’11
settembre di quest’anno, è stata promulgata durante il colpo di Stato militare del
1980.
D. – Dai risultati delle elezioni in Turchia dovrebbe scaturire
“un nuovo impulso ai negoziati di adesione” all’Unione europea, hanno auspicato il
presidente della Commissione europea, Barroso, e il presidente del Consiglio UE, Van
Rompuy. Che attese ci sono in Turchia?
R. - C’è da dire che l’Akp non
ha messo l’adesione all’Unione europea al centro della sua campagna elettorale però
è chiaro che Erdogan, che nel 2002 nel 2004 aveva portato la Turchia a dialogare con
l’Europa e aveva iniziato il processo di adesione, con il suo partito, è quello che
potrà continuare questo cammino.
D. – Nelle ultime ore in Turchia sono
arrivati migliaia di profughi dalla Siria, perlopiù dalla cittadina di Jisr al-Shugur,
epicentro della rivolta soffocata dalle autorità. Come la Turchia è pronta all’accoglienza?
R.
– Nella provincia di Hatay, al confine con la Siria, sono già stati creati quattro
campi profughi dalla Mezzaluna rossa turca. Ora però la Turchia ha chiesto alle Nazioni
Unite di intervenire a sostegno dei profughi che vengono dalla Siria. Erdogan era
stato uno dei principali sostenitori di Assad e negli ultimi anni i rapporti tra Siria
e Turchia stavano andando molto bene grazie a ciò. Oggi il premier ha voltato le spalle
completamente ad Assad. Inoltre, Erdogan ha dichiarato che la Turchia non potrà tollerare
oltre questa situazione di emergenza al confine.