2011-06-12 14:17:02

Andrea Riccardi e mons. Perego: no ai pregiudizi, gli zingari hanno sofferto troppo


La Comunità di Sant'Egidio è stata tra gli organizzatori dell'incontro del Papa con gli zingari, insieme al dicastero vaticano per i migranti. Fabio Colagrande ha intervistato il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità:RealAudioMP3

R. – I Rom sono stati per la prima volta in Vaticano con il Papa: è un gesto di grande affetto, di grande attenzione della Chiesa. I Rom non sono un fantasma che deve spaventare la gente, che deve spaventare le nostre città: sono uomini, donne, sono tanti bambini, tantissimi bambini come noi.

D. – Con questo gesto la Chiesa cosa dice alla società civile?

R. – Dice che il problema dei Rom non è un dramma, che si può risolvere, che bisogna guardare la loro storia, l’olocausto che hanno alle spalle, quante centinaia di migliaia sono morti nella strage dei nazisti, nei lager. E’ un popolo che ha tanto, troppo sofferto. In questo senso si può arrivare ad una soluzione: lavorare sull’istruzione, lavorare sulle soluzioni abitative.

D. – Il Papa chiede al mondo di accogliere i Rom, ma chiede anche agli zingari di impegnarsi...

R. – Io credo che soprattutto il Papa, parlando di Zefirino - questa figura di santità zingara, martire - ha voluto dire ai Rom che si può credere e credendo sperare e credendo amare e credendo rispettare gli altri e credendo non vivere da umiliati e da disperati.

D. – La vostra comunità ha una grande esperienza. Quali sono le strade per l’integrazione, ad esempio anche in una città come Roma?

R. – La nostra comunità, non solo ha esperienza a Roma, dove conosciamo tutti i Rom, ma anche in altre città italiane, in Ungheria, in Francia e in Spagna. La nostra idea è che con i Rom si possa vivere e che il problema dei Rom possa essere risolto: dando le case ai Rom, aiutando i loro bambini, facendoli studiare, investendo sui giovani, perché i Rom sono un popolo giovane.

D. – C’è ancora razzismo verso di loro?

R. – Io direi che ci sia antigitanismo, che è un misto di antico pregiudizio, ma anche di nuovo pregiudizio di europei spaventati. (ap)

Tra quanti hanno collaborato all'evento c'è anche mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei. Ascoltiamolo al microfono di Fabio Colagrande:RealAudioMP3

R. – E' stato un incontro meraviglioso. Uno scambio di sentimenti tra il Papa e i Rom, un incontro voluto dal Papa e voluto – al tempo stesso – dai Rom; un incontro familiare: questa è la parola che forse maggiormente sintetizza questo incontro. Ci siamo sentiti tutti in famiglia, nella famiglia della Chiesa. Il Papa ha ricordato questo, nelle sue parole: i Rom sono una porzione importante del popolo di Dio: la loro storia, le loro figure, soprattutto la figura del beato Zefirino, possono dare un valore aggiunto alla nuova evangelizzazione e alla vita della Chiesa, e al tempo stesso sono una provocazione forte perché il tema della cittadinanza globale, il tema del sentirsi a casa nel mondo da parte di tutte le persone sia uno dei temi importanti anche per gli organismi internazionali, oltre che dell’azione della Chiesa.

D. – Il Papa ha ricordato il “grande divoramento”, cioè la persecuzione che gli zingari hanno subito durante la Seconda Guerra Mondiale. Ha detto: “La coscienza europea non può dimenticare tanto dolore. Mai più il vostro popolo sia oggetto di vessazioni, di rifiuto e di disprezzo!”. Dunque, un accenno al passato per parlare, però, anche del presente …

R. – Certamente per parlare del presente perché non ritorni l’esclusione, non ritorni la discriminazione, non ritorni la volontà di costruire espulsione di un popolo che invece, è parte integrante dell’Europa. Questo richiamo forte che è venuto anche dalla testimonianza di una reduce di Auschwitz che ha visto 200 persone della propria famiglia essere uccise nella persecuzione nazista, è stato un ricordo molto importante, perché la storia richiama sempre all’attualità una cultura dell’altro, una cultura dell’attenzione all’altro che, quando viene meno, genera mostri, come tante volte abbiamo visto.

D. – Mons. Perego, il Papa ha detto però agli zingari: “Da parte vostra, ricercate la giustizia, la legalità, la riconciliazione e sforzatevi di non essere mai causa della sofferenza altrui”. Un appello importante …

R. – Un appello importante che dice proprio la volontà di una reciprocità nella costruzione dei diritti e anche dei doveri; una costruzione che ha al suo centro proprio queste parole: legalità, giustizia e attenzione alla città e alla cittadinanza, che sono anche percorsi su cui gli stessi Rom stanno costruendo, oggi, una responsabilità diffusa, stanno costruendo partecipazione.

D. – C’è stato anche un invito del Papa alle istituzioni, affinché si adoperino per accompagnare questo cammino di integrazione …

R. – Noi sappiamo come spesso la politica, quando è governata dall’ideologia, rischia di utilizzare il tema dei Rom in contrapposizione, creando un’opinione pubblica sbagliata. Io credo che anche queste parole alle istituzioni siano parole importanti, perché la politica non usi persone più deboli, ma sia particolarmente attenta alle persone più deboli, più escluse come oggi lo è il popolo dei Rom nelle nostre città.

D. – Ricordiamo che Benedetto XVI ha voluto sottolineare la collaborazione degli zingari alla missione evangelizzatrice. Diciamo che tra gli zingari ci sono già sacerdoti, diaconi, persone consacrate …

R. – Certamente! E’ stato pubblicato dal Pontificio Consiglio per i migranti e da un gruppo di persone della “Migrantes” un volume che presenta 100 profili di sacerdoti nel contesto europeo, e quindi anche nel contesto italiano. Ci sono diaconi … dentro le nostre città ci sono 180 operatori che cercano di accompagnare non solo sul piano sociale, ma anche sul piano – appunto – della evangelizzazione, coniugando insieme evangelizzazione e promozione umana. Penso che sia un appello forte, perché le nostre Chiese locali formino operatori amici dentro i campi, dentro le strutture, le realtà della vita dei Rom perché non si sentano esclusi dentro la Chiesa.

D. – L’impressione è che gli zingari abbiano portato in Vaticano un’atmosfera anche di festa popolare molto forte: ce lo conferma?

R. – Sì, certamente. I colori, la musica, la gioia che hanno portato … certamente è stato un aspetto importante che dice come anche il tema della festa sia un tema che caratterizza questo popolo e noi sappiamo quanto abbiamo bisogno di gioia, di festa e di speranza anche dentro le nostre Chiese, dentro le nostre città … (gf)







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