Sono 115 milioni i bambini obbligati ogni giorno a compiere lavori pericolosi per
il corpo e la crescita psicologica e morale, pari al 7% del totale dei bambini nel
mondo. E’ la denuncia del nuovo rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro
(Ilo), riportata dal quotidiano Avvenire. Tra le tendenze più inquietanti spicca una
crescita del 20% in quattro anni degli adolescenti costretti a mansioni rischiose,
che soffrono di tassi d’incidente sul lavoro, superiori rispetto a quelli dei lavoratori
adulti. In tutto il mondo i minorenni che lavorano sarebbero 215 milioni, in diminuzione
almeno fino al 2008, mentre cala la proporzione di bambine lavoratrici. Ci sono stati
“importanti progressi in questi ultimi 10 anni”, ha sottolineato il capo dell’Ilo
Juan Somavia, prima di ricordare che i dati non coprono il periodo peggiore della
crisi ancora in corso. Sembra tuttavia lontano il raggiungimento dell’obiettivo dell’Onu
di eliminare le forme più rischiose di lavoro minorile entro il 2016. Il rapporto,
pubblicato alla vigila della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile,
è basato su una serie di indagini sul campo condotte tanto nei Paesi poveri quanto
in quelli industrializzati. L’Ilo sottolinea inoltre che il raggiungimento dell’età
minima legale lavorativa non rappresenta una scusante per chi espone i più giovani
ai rischi maggiori e si auspica che ogni Paese adotti una lista dei lavori pericolosi,
come stabilito dalle convenzioni internazionali. La piaga dei lavori rischiosi riguarda
il 15% dei bambini africani e resta radicata in Asia ed America Latina. Anche Stati
Uniti ed Europa, Italia compresa, continuano tuttavia a mostrare situazioni di vulnerabilità.
Secondo l’Ong “Save the Children”, in Italia i bambini lavoratori sarebbero mezzo
milione, “in particolare nel sud, ma non solo. (M.R.)