Mai più vessazioni, rifiuto o disprezzo contro gli zingari, voi siete nel cuore della
Chiesa! Così il Papa nell'incontro in Vaticano con i gitani europei
“Mai più il vostro popolo sia oggetto di vessazioni, di rifiuto e di disprezzo!”:
è quanto ha detto il Papa durante l’incontro con circa 2000 zingari europei nell’Aula
Paolo VI in Vaticano. “Da parte vostra – ha aggiunto - ricercate sempre la giustizia,
la legalità, la riconciliazione e sforzatevi di non essere mai causa della sofferenza
altrui!”. La Chiesa – ha ribadito – “è una casa per tutti voi”. Quindi ha fatto sue
le parole che Paolo VI rivolse agli zingari, nel 1965: “Voi nella Chiesa non siete
ai margini, ma, sotto certi aspetti, voi siete al centro, voi siete nel cuore. Voi
siete nel cuore della Chiesa”. Benedetto XVI ha poi invitato i gitani “a scrivere
insieme una nuova pagina di storia” per il loro popolo e per l’Europa! “La ricerca
di alloggi e lavoro dignitosi e di istruzione per i figli – ha proseguito - sono le
basi su cui costruire quell’integrazione da cui trarrete beneficio voi e l’intera
società. Date anche voi la vostra fattiva e leale collaborazione, affinché le vostre
famiglie si collochino degnamente nel tessuto civile europeo! Numerosi tra voi sono
i bambini e i giovani che desiderano istruirsi e vivere con gli altri e come gli altri.
A loro guardo con particolare affetto, convinto che i vostri figli hanno diritto a
una vita migliore. Sia il loro bene la vostra più grande aspirazione!”. Di seguito
il testo del discorso del Papa:
Venerati Fratelli, cari fratelli
e sorelle!
o Del si tumentsa! [il Signore sia con voi!] È
per me una grande gioia incontrarvi e darvi un cordiale benvenuto, in occasione del
vostro pellegrinaggio alla tomba dell’Apostolo Pietro. Ringrazio l’Arcivescovo Mons.
Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti
e gli Itineranti, per le parole che mi ha rivolto anche a nome vostro e per aver organizzato
l’evento. Estendo l’espressione della mia gratitudine anche alla Fondazione “Migrantes”
della Conferenza Episcopale Italiana, alla Diocesi di Roma e alla Comunità di Sant’Egidio,
per aver collaborato a realizzare questo pellegrinaggio e per quanto fanno quotidianamente
per la vostra accoglienza e integrazione. Un “grazie” particolare a voi, che avete
offerto le vostre testimonianze, davvero significative.
Siete giunti
a Roma da ogni parte d’Europa per manifestare la vostra fede e il vostro amore per
Cristo, per la Chiesa - che è una casa per tutti voi - e per il Papa. Il Servo di
Dio Paolo VI rivolse agli Zingari, nel 1965, queste indimenticabili parole: “Voi nella
Chiesa non siete ai margini, ma, sotto certi aspetti, voi siete al centro, voi siete
nel cuore. Voi siete nel cuore della Chiesa”. Anch’io ripeto oggi con affetto: voi
siete nel cuore della Chiesa! Siete un’amata porzione del Popolo di Dio pellegrinante
e ci ricordate che “non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di
quella futura” (Eb 13,14). Anche a voi è giunto il messaggio di salvezza, a cui avete
risposto con fede e speranza, arricchendo la comunità ecclesiale di credenti laici,
sacerdoti, diaconi, religiose e religiosi zingari. Il vostro popolo ha dato alla Chiesa
il beato Zefirino Giménez Malla, di cui celebriamo il centocinquantesimo anniversario
della nascita e il settantacinquesimo del martirio. L’amicizia con il Signore ha reso
questo Martire testimone autentico della fede e della carità. Con l’intensità con
cui egli adorava Dio e scopriva la sua presenza in ogni persona e in ogni avvenimento,
il beato Zefirino amava la Chiesa e i suoi Pastori. Terziario francescano, rimase
fedele al suo essere zingaro, alla storia e all’identità della propria etnia. Sposato
secondo la tradizione dei gitani, assieme alla consorte decise di convalidare il legame
nella Chiesa con il sacramento del Matrimonio. La sua profonda religiosità trovava
espressione nella partecipazione quotidiana alla Santa Messa e nella recita del Rosario.
Proprio la corona, che teneva sempre in tasca, divenne causa del suo arresto e fece
del beato Zefirino un autentico “martire del Rosario”, poiché non lasciò che gliela
togliessero di mano nemmeno in punto di morte. Oggi, il beato Zefirino vi invita a
seguire il suo esempio e vi indica la via: la dedizione alla preghiera e in particolare
al Rosario, l’amore per l’Eucaristia e per gli altri Sacramenti, l’osservanza dei
comandamenti, l’onestà, la carità e la generosità verso il prossimo, specialmente
verso i poveri; ciò vi renderà forti di fronte al rischio che le sette o altri gruppi
mettano in pericolo la vostra comunione con la Chiesa.
La vostra storia
è complessa e, in alcuni periodi, dolorosa. Siete un popolo che nei secoli passati
non ha vissuto ideologie nazionaliste, non ha aspirato a possedere una terra o a dominare
altre genti. Siete rimasti senza patria e avete considerato idealmente l’intero Continente
come la vostra casa. Tuttavia, persistono problemi gravi e preoccupanti, come i rapporti
spesso difficili con le società nelle quali vivete. Purtroppo lungo i secoli avete
conosciuto il sapore amaro della non accoglienza e, talvolta, della persecuzione,
come è avvenuto nella II Guerra Mondiale: migliaia di donne, uomini e bambini sono
stati barbaramente uccisi nei campi di sterminio. È stato - come voi dite - il Porrájmos,
il “Grande Divoramento”, un dramma ancora poco riconosciuto e di cui si misurano a
fatica le proporzioni, ma che le vostre famiglie portano impresso nel cuore. Durante
la mia visita al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, il 28 maggio 2006,
ho pregato per le vittime della persecuzione e mi sono inchinato di fronte alla lapide
in lingua romanes, che ricorda i vostri caduti. La coscienza europea non può dimenticare
tanto dolore! Mai più il vostro popolo sia oggetto di vessazioni, di rifiuto e di
disprezzo! Da parte vostra, ricercate sempre la giustizia, la legalità, la riconciliazione
e sforzatevi di non essere mai causa della sofferenza altrui!
Oggi,
grazie a Dio, la situazione sta cambiando: nuove opportunità si aprono davanti a voi,
mentre state acquistando nuova consapevolezza. Nel tempo avete creato una cultura
dalle espressioni significative, come la musica e il canto, che hanno arricchito l’Europa.
Molte etnie non sono più nomadi, ma cercano stabilità con nuove aspettative di fronte
alla vita. La Chiesa cammina con voi e vi invita a vivere secondo le impegnative esigenze
del Vangelo confidando nella forza di Cristo, verso un futuro migliore. Anche l’Europa,
che riduce le frontiere e considera ricchezza la diversità dei popoli e delle culture,
vi offre nuove possibilità. Vi invito, cari amici, a scrivere insieme una nuova pagina
di storia per il vostro popolo e per l’Europa! La ricerca di alloggi e lavoro dignitosi
e di istruzione per i figli sono le basi su cui costruire quell’integrazione da cui
trarrete beneficio voi e l’intera società. Date anche voi la vostra fattiva e leale
collaborazione, affinché le vostre famiglie si collochino degnamente nel tessuto civile
europeo! Numerosi tra voi sono i bambini e i giovani che desiderano istruirsi e vivere
con gli altri e come gli altri. A loro guardo con particolare affetto, convinto che
i vostri figli hanno diritto a una vita migliore. Sia il loro bene la vostra più grande
aspirazione! Custodite la dignità e il valore delle vostre famiglie, piccole Chiese
domestiche, perché siano vere scuole di umanità (cfr Gaudium et spes, 52). Le istituzioni,
da parte loro, si adoperino per accompagnare adeguatamente questo cammino.
Infine,
anche voi siete chiamati a partecipare attivamente alla missione evangelizzatrice
della Chiesa, promuovendo l’attività pastorale nelle vostre comunità. La presenza
tra di voi di sacerdoti, diaconi e persone consacrate, che appartengono alle vostre
etnie, è dono di Dio e segno positivo del dialogo delle Chiese locali con il vostro
popolo, che occorre sostenere e sviluppare. Date fiducia e ascolto a questi vostri
fratelli e sorelle, e offrite insieme a loro il coerente e gioioso annuncio dell’amore
di Dio per il popolo zingaro, come per tutti i popoli! La Chiesa desidera che tutti
gli uomini si riconoscano figli dello stesso Padre e membri della stessa famiglia
umana. Siamo alla Vigilia di Pentecoste, quando il Signore effuse il suo Spirito sugli
Apostoli che cominciarono ad annunciare il Vangelo nelle lingue di tutti i popoli.
Lo Spirito Santo elargisca i suoi doni in abbondanza su tutti voi, sulle vostre famiglie
e comunità sparse nel mondo e vi renda testimoni generosi di Cristo Risorto. Maria
Santissima, tanto cara al vostro popolo e che voi invocate come “Amari Devleskeridej”,
“Nostra Madre di Dio”, vi accompagni per le vie del mondo e il beato Zefirino vi sostenga
con la sua intercessione.
Naisìv tumenge savorenge katar o ilò kaj avilèn
katè ande o kher le Petrosko te sikavèn tumarò pačamòs aj tumarò kamimòs
pe e khangherì taj vi pe o Papa. O Blago Zefirino si tumende iek sičarimòs
katar ek trajo traimè e Kristòske taj vi pe e khangerì, ke dikàve o sičarimòs
aj o kamimòs pe sa le manušà. O Papa si pašè po svako iek anda tumende, taj isarèl
tumen ande pesko rugimòs. O Del del tumèn blàgosto, tumarè ženè, tumarè familje, aj
tumarò trajo ke avela maj anglè. O Del del tumén sastimós te baxht acén e Devlesa. [Ringrazio
di cuore tutti voi giunti qui alla sede di Pietro per manifestare la vostra fede e
il vostro amore per la Chiesa e per il Papa. Il Beato Zefirino sia per tutti voi esempio
di una vita vissuta per Cristo e per la Chiesa, nell’osservare i comandamenti e nell’amore
verso il prossimo. Il Papa è vicino a ognuno di voi e vi ricorda nelle sue preghiere.
Il Signore benedica voi, le vostre comunità, le vostre famiglie e il vostro futuro.
Il Signore vi doni salute e fortuna. Rimanete con Dio!]