2011-06-11 14:03:56

India: giustizia negata per i cristiani vittime dei pogrom in Orissa


A tre anni dai pogrom, i cristiani del distretto di Kandhamal, nello Stato orientale di Orissa, devono fronteggiare anche un’altra forma di discriminazione: una giustizia sempre, o quasi, negata. Di recente, il Global Council of Indian Christians (Gcic) ha portato alla luce il caso di una donna del villaggio di Girti, che, rimasta vedova nel 2008, solo a marzo 2011 ha potuto denunciare la morte del marito e della loro bambina di 2 anni. Durante i pogrom anticristiani, un gruppo di radicali indù prese d’assalto le 10 famiglie del villaggio: negli scontri, l’uomo venne torturato e poi gettato in un fosso insieme alla figlia e vennero ritrovati il giorno successivo. All’epoca, la polizia non volle registrare la denuncia della vedova. Proprio in questi giorni, Sajan K George, presidente nazionale del Gcic, ha dichiarato all'agenzia AsiaNews: “Il Global Council of Indian Christians, insieme con la società civile, è determinato a portare alla luce i martiri sepolti del Kandhamal”. Al momento, nessuno vive più nel villaggio di Girti: cinque famiglie (compresa quella della vedova) si sono spostate a Semingpadar, altre cinque in un altro villaggio. “I cristiani del distretto di Kandhamal vivono ancora nella paura”, ha affermato padre Praful Sabhapati, ex parroco di Batticola, chiusa nel 2007 per le continue minacce da parte di gruppi radicali indù “ma non siamo scoraggiati”, continua, “piuttosto, dobbiamo aiutare i nostri fratelli a rimanere saldi nella loro fede e aggrapparsi a Gesù”. Nonostante le rassicurazioni del governo, in molte zone i cristiani temono ancora gli attacchi del Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss), una delle più violente organizzazioni ultranazionaliste indù, e sono migrati in altre parti dell’India. “Molti non torneranno”, spiega il sacerdote, “finché ci sarà questo clima di paura e discriminazione, anche sociale ed economica”. (M. R.)







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