Incontro sull'etica nel mondo del business. Il cardinale Turkson: provocare alla fede
gli uomini d'affari
Si è tenuta ieri a Roma la conferenza stampa di presentazione di un incontro mondiale
sull’etica nel mondo degli affari (Executive Summit on Ethics for the Business World),
organizzato per il 16 e 17 giugno prossimi dal Pontificio Consiglio della Giustizia
e della Pace in collaborazione con l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e il Fidelis
International Institute. All’incontro, che sarà aperto dal cardinale segretario di
Stato Tarcisio Bertone, parteciperanno imprenditori, finanzieri, alti dirigenti e
docenti universitari provenienti da tutto il mondo. Il cardinale Peter Kodwo Appiah
Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, durante
la conferenza stampa ha sottolineato l’importanza di tradurre il messaggio sociale
della Encicliche in un linguaggio che i politici e gli uomini e le donne d’affari
possano comprendere. Philippa Hitchen lo ha intervistato:
R. – This
conference ... Questa conferenza riunirà persone provenienti da tutto il
mondo: non sappiamo come potranno reagire ma credo ci saranno molte sorprese perché
penso che ci sarà da parte di tutti l’apertura all’ascolto di qualcosa di nuovo, la
disponibilità a raccogliere una sfida nuova. Conosco casi di uomini di affari che
s’incontrano pensando che si parlerà solo di affari; poi viene qualcuno che imposta
il suo intervento partendo dal punto di vista della sua fede e della sua esperienza.
E c’è qualcuno che dice: “Sai, sono cattolico anch’io!”. Quindi, questo significa
che è possibile leggere il tutto in un’altra luce, nella vita delle persone. Probabilmente,
quello che bisogna fare non è soltanto rimanere a livello della professionalità ma
anche ricordare che in definitiva tutti questi professionisti sono uomini e donne
che non necessariamente per seguire la strada del business sono costretti ad adottare
uno stile di vita particolare o ad adeguarsi a determinati modelli …
D.
– Perché pensa che proprio in questo momento di crisi economica ci sia un nuovo interesse
nell’ascoltare il messaggio della Chiesa?
R. – I know this effort ... So
che questi impegni, queste iniziative non sono isolati. So, per esempio, che in Inghilterra
c’è il tentativo di riunire i dirigenti bancari per studiare alcuni aspetti del messaggio
del Santo Padre. Alcuni l’hanno considerato fresco, nuovo, un grande arricchimento,
qualcosa che non avevano sentito prima; altri continueranno a condurre i loro affari
come hanno sempre fatto … Ma la tendenza è quella di dire: “Questo è come le cose
dovrebbero essere”. Credo che, in quanto Chiesa, noi non ci siamo mai arresi allo
status quo e non dobbiamo smettere di provocare la gente o di portare la gente oltre
lo status quo. Bisogna ricordare alla gente che è possibile guardare le cose in maniera
diversa da come è abituata a fare. E questo significa evangelizzare: sollecitare le
persone ad elevarsi ad un livello che non conoscono. Se io dovessi parlare, non parlerei
di banca, di giurisprudenza e così via, perché questo non è il mio campo; ma posso
testimoniare l’esperienza di altri uomini d’affari che ad un certo punto hanno sperimentato
Nostro Signore Gesù Cristo e quindi hanno deciso di fare le cose in maniera diversa.
A New York ho conosciuto un uomo che lavorava in banca e che per sua stessa ammissione
guadagnava milioni; ad un certo punto ha deciso di cercare un modo di dare tutto quello
che aveva guadagnato al servizio della diffusione del Vangelo. Ce ne sono di storie
come questa! Non le troviamo tutti i giorni nei titoli dei giornali, ma accadono,
si verificano! Personalmente, riceverò alcuni gruppi di uomini d’affari come questi
alla fine di giugno ...