2011-06-11 09:24:07

Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica di Pentecoste


Nella Solennità di Pentecoste la liturgia della Messa del Giorno ci propone il passo del Vangelo in cui Gesù risorto appare ai discepoli, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano per timore dei Giudei, dicendo:

«Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».


Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:RealAudioMP3

Il Vangelo tende come un arco ideale tra Pasqua e Pentecoste: il Risorto che ridona gioia e amicizia ai discepoli dopo la dispersione dei giorni tragici, alita su di loro. È il dono dello Spirito: spirito di santità, di unione, di audacia. Quasi a dare un nuovo respiro alla loro vita e ai loro ricordi. Perché ora devono assumersi una responsabilità grande: diventare mediatori di speranza e di riconciliazione, in nome di Dio e fondati sull’esperienza vissuta con Gesù il Risorto. Compito delicato ma anche a rischio: nonostante le loro fragilità e le loro paure, Dio li vuole inviare, a parlare alle genti, ad annunciare pace e vita piena, a mostrare altri cammini. I segni esterni della Pentecoste – fuoco e vento, fragore e stupore, lingue sconosciute – convergono verso una verità evidente: lo Spirito promesso e donato scuote persone e mentalità, e libera audacia e novità. La prima apparizione pubblica della comunità del Signore Gesù dà prova di universalità non caotica ma rispettosa, in un dialogo che giunge a ciascuno con la peculiarità della propria lingua. E nello stesso tempo il contenuto dell’annuncio è unico: Gesù di Nazaret, il giusto umiliato, che Dio ha esaltato e glorificato. Da questo momento Padre, Figlio e Spirito congiungono i loro sogni e la loro identità con tutte le genti, in modo nuovo: nasce la comunità dei testimoni. La vittoria pasquale diviene fermento definitivo ed eterno di novità e di comunione.







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