Colombia: la Chiesa chiede di potenziare la pastorale delle carceri
Secondo le ultime statistiche dell'Istituto nazionale penitenziario e delle carceri
(Inpec), le infrastrutture penitenziarie colombiane hanno una capacità di 72.785 prigionieri
ma attualmente ce sono circa 91 mila. Il problema del sovraffollamento nelle carceri
è stato uno dei temi affrontati nel recente Incontro regionale del Centro di pastorale
delle carceri. In una nota inviata all'agenzia Fides dall’ufficio stampa dei vescovi
colombiani, padre Andrés Fernández Pinzón, cappellano generale dell’Inpec e coordinatore
nazionale della pastorale delle carceri, ha detto che per fornire risposte al mondo
delle carceri bisogna avere “discepoli e missionari che possano aiutare le persone
in prigione”. Proprio per questo motivo come tema dell'incontro, che si è svolto dal
7 al 9 giugno presso la sede della Conferenza episcopale della Colombia (Cec), è stato
scelto "Discepoli e missionari per il mondo delle carceri". Hanno partecipato i delegati
delle regioni di Bogotá, Meta, Cundinamarca, Florencia, Tolima e Boyaca. Come ha spiegato
padre Andrés Fernández, questo è stato il primo di 6 incontri regionali, da svolgersi
entro la fine dell'anno. Alla fine ci sarà un incontro nazionale. L'obiettivo è creare
una Guida nazionale per la Pastorale Penitenziaria che fornisca linee guida per il
lavoro nelle carceri. Padre Andrés Fernández ha ricordato che la situazione dei prigionieri
nel Paese è grave e, pertanto, vanno prese in considerazione non solo le soluzioni
che prevedono la perdita della libertà personale ma anche la ricerca di opportunità
per la riabilitazione e il successivo reinserimento nella società. "Tutti abbiamo
a che fare con il tema delle carceri, tutti abbiamo una responsabilità" ha detto padre
Fernández, che ha affrontato anche la situazione dei bambini nelle carceri. La legge
prevede che questi bambini debbano stare con le loro madri, confinati, fino a 3 anni.
Su questo aspetto il sacerdote ha espresso le sue preoccupazioni per la pastorale
e per le conseguenze che genera nei ragazzi e nelle ragazze, i quali da una parte
sono allontanati dalle loro famiglie e da un altra hanno solo un unico riferimento
che è in carcere. (R.P.)