Pakistan: mobilitazione per Farah, la cattolica islamizzata a forza; come lei oltre
700 vittime l'anno
Sono oltre 700 ogni anno i casi registrati di ragazze cristiane sequestrate, costrette
a sposare uomini musulmani e forzate alla conversione all’islam. E molti casi sfuggono
a tale conteggio in quanto non vengono denunciati. Lo riferiscono all’agenzia Fides
fonti nella Chiesa locale, impegnate a contrastare tale fenomeno, oggi tornato alla
ribalta per il caso di Farah Hatim, ragazza cattolica rapita, convertita e costretta
a contrarre matrimonio islamico nella città di Rahim Yar Khan, nel Sud Punjab. Sul
caso è in atto una mobilitazione della comunità cristiana in Pakistan e della società
civile, con l’intento di sensibilizzare le istituzioni: la “Commissione per i Diritti
Umani del Pakistan”, nota Organizzazione non governativa fondata dall’avvocato Asma
Jahangir, ha attivato i suoi canali, promuovendo una indagine sul caso. La Commissione
pubblica un rapporto annuale e monitora il rispetto dei diritti umani nel Paese. La
Commissione “intende vederci chiaro” in un caso che rappresenta una “patente violazione
dei diritti umani individuali”, riferisce una fonte all’interno della Commissione.
L’avvocato Asma Jahangir è personaggio di grande rilievo in Pakistan: è la donna Presidente
dell’Associazione degli Avvocati presso la Corte Suprema, nota per l’impegno in difesa
dei diritti umani e dei diritti delle donne, ed è una voce molto autorevole. Si spera
che un intervento della Commissione possa contribuire a sbloccare la situazione, a
far emergere le connivenze politiche e gli abusi commessi anche dai funzionari pubblici
nella vicenda di Farah. Il caso di Farah, intanto, ha già varcato i confini del Pakistan,
in quanto è emblematico di una situazione insostenibile di violazione della libertà
di coscienza e di religione, e tocca un punto caldo anche nei rapporti islamo-cristiani:
quello delle conversioni. Sulla vicenda è informato il Congresso del Canada, che sta
promuovendo una specifica iniziativa politica per sollecitare un passo del governo
canadese verso il governo pakistano, mentre anche alcuni membri del Parlamento italiano
intendono portare la vicenda all’attenzione delle istituzioni italiane ed europee.
(R.P.)