2011-06-09 13:14:37

Sugli schermi in Italia il film di Romain Goupil "Tutti per uno"


E’ uscito in Italia, dopo il successo e le discussioni che ha suscitato in Francia, “Tutti per uno” di Romain Goupil: una undicenne cecena rischia il rimpatrio e, tra tanta intolleranza, trova rifugio e conforto nell’affetto e nell’attenzione di una mamma francese. Un film che affronta le questioni difficili e dolorose dell’immigrazione attraverso gli occhi di un gruppo di bambini posti dinanzi alle ingiustizie e alle ipocrisie degli adulti. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

Nell’anno 2009 Milana, di origine cecena, ha undici anni: vive a Parigi un’adolescenza fatta di piccole cose. E di grandi difficoltà: è immigrata, è illegale. Con gli amici, comunque, va a scuola, gioca, scherza. Cendrine, una mamma concreta, semplice e sensibile - interpretata da Valeria Bruni Tedeschi, in splendida forma - si prenderà particolare cura di lei, accogliendola in famiglia, tutelandola nella sua adolescenza, salvandola dal rimpatrio forzato e da certe odiose violenze che colpiscono i più piccoli. Infatti, l’aria è gravida di malessere, di paure, di delazioni, di intolleranza. Nel 2067 Milana ha settant’anni e ricorda così quella sua giovinezza e i fatti che le capitarono: il suo volto invecchiato scandisce l’inizio e la fine del film. Ma, tra i tanti fatti accaduti, non ricorda più il nome del Presidente francese d’allora! Romain Goupil, parigino, si è detto fiero, e giustamente, di questo suo piccolo film, convinto, in cuor suo, di avere fatto la cosa giusta: attraverso gli occhi e le esperienze di un gruppo di bambini di diversa etnia, raccontare il clima intimidatorio e ipocrita che intorbidisce la società dei nostri anni. Il suo desiderio è stato quello di immaginare il mondo di oggi commentato sessant’anni dopo, facendolo con un senso di distacco e per confermare come sia davvero inammissibile ciò che sta accadendo, nell’ambito delle politiche immigratorie. Pentimento dell’umanità in un non troppo lontano 2067? “Non c’è bisogno di pentirsi nel 2067 - risponde il regista -. Il film è realizzato nel nostro 2010 e noi dobbiamo interrogarci fin da oggi sulle ingiustizie subite da questi ragazzi. Il pentimento futuro sarebbe la sconfitta del nostro presente”. Si sente l’ansia di ritrovare e praticare una giustizia perduta, che i bambini mettono in pratica fuggendo dalla realtà acerba e dolorosa, nascondendosi in uno spazio buio e nascosto, creando il panico nelle famiglie e tra i politici. “Ma loro non fuggono la realtà - precisa Goupil - al contrario la impongono agli adulti, alle autorità e ai loro genitori. Urlano a tutti con le loro azioni: ‘Se voi continuate nelle vostre ingiustizie, voi ci perderete!’. Ci mettono in guardia e ci ricordano una legge morale fondamentale: sempre proteggere il più debole”.







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