“Imploriamo tutti i siriani a mobilitarsi immediatamente per costruire un autentico
dialogo nazionale per una soluzione della crisi in atto”: è l’appello che i Gesuiti
di Siria lanciano al termine di un loro incontro tenutosi a Damasco lo scorso 3 giugno.
La Siria, “un mosaico bello e vivo”, è ora minacciata dai recenti avvenimenti sfociati
nella violenza. “Da qualche mese nel nostro Paese – scrivono i Gesuiti - sono sorte
rivendicazioni di riforme sociali e politiche che mirano a rafforzare lo Stato di
diritto e la coscienza civile nel rispetto delle libertà individuali”. Tali richieste
per i Gesuiti di Siria sono, oltre che “una speranza nuova da tenere in considerazione”,
anche “un diritto legittimo e riconosciuto a tutti, consentendo ad ogni cittadino
di essere un attore nella trasformazione di questa società”. “Purtroppo, a prendere
il sopravvento è stata la violenza e la causa di ciò è stato il rifiuto dell’altro”.
“Stiamo assistendo – aggiungono i Gesuiti – a dei tentativi che vogliono fomentare
disordini e conflitti confessionali che porterebbero la Siria alla disgregazione”.
Nel documento, ripreso dall'agenzia Sir, si esprime poi “sostegno al popolo siriano”.
L’unità nazionale non si costruisce “sul rifiuto di una parte della popolazione contro
l’altra” ma “sulla convivialità”. “Come cristiani – sottolineano - consideriamo l’unità
nazionale come la garanzia della nostra esistenza e la sua perdita una minaccia di
estinzione e per questo motivo intendiamo contribuire a rafforzarla”. Per arrivare
ad un “dialogo sincero”, tutte le parti devono prendere “in seria considerazione le
idee altrui“. I Gesuiti invitano infine al “rifiuto della violenza, che non è segno
di debolezza o di paura ma espressione di un principio evangelico essenziale. Ogni
credente dovrebbe purificare il suo cuore dal disprezzo, dall'odio e dalla paura per
contribuire in tutti i settori della vita sociale al raggiungimento dell'unità nazionale”.
(A.L.)