Appello di mons. Tomasi all'Ilo: no alla crescita economica senza lavoro per i giovani
Bisogna combattere la crescita senza occupazione per ridare speranza ai giovani e
credibilità ai governi degli Stati. Lo ha sottolineato l’arcivescovo Silvano Tomasi,
osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, intervenuto
alla 100.ma Conferenza dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo). Il servizio
di Roberta Gisotti:
Se i Paesi
sviluppati “stanno lentamente emergendo” da una crisi finanziaria di entità senza
precedenti”, con conseguenze “evidenti in tutti i settori delle società”, “le vecchie
formule per il recupero e la crescita economica - ha detto mons. Tomasi – si stanno
rivelando meno certe in un ambiente economico integrato a livello globale”, dove i
governi nella maggior parte dei casi non sono stati capaci di trovare una ricetta
“che restituisca lavoro e includa nuove opportunità d’impiego” per milioni di persone
che stanno cercando un’occupazione. Cosicché a dispetto del fatto che massima parte
degli indicatori macroeconomici sembrano avere recuperato i livelli pre-crisi, il
mercato del lavoro è ancora sofferente: il tasso di disoccupazione resta alto e non
mostra segnali di ripresa nel breve termine e nel lungo termine le previsioni sono
variabili”. “L’economia mondiale – ha osservato il delegato della Santa Sede - pur
crescendo ad un livello stabile non è in grado di creare un sufficiente numero di
posti di lavoro”. E, “questo è vero non solo per le economie avanzate ma anche per
i mercati emergenti, come la Cina e l’India, dove la flessibilità dell’occupazione
è estremamente bassa”, a dispetto del loro tasso di crescita a due cifre”.
Allora,
“dobbiamo fare del nostro meglio – si è appellato il rappresentante della Santa Sede
- per evitare questo scenario” di crescita senza occupazione. Tra i più colpiti in
ogni Paese sono i giovani, ben 78 milioni i senza lavoro, tra i 15 ed i 24 anni, nel
2010, un tasso più alto del 2,6 per cento rispetto agli adulti. Ha ironizzato mons.
Tomasi, che “le economie post-industriali caratterizzate dall’invecchiamento della
popolazione, non siano capaci di creare abbastanza opportunità di lavoro” “per soddisfare
i bisogni e le aspettative dei loro giovani”, che pure sono pochi in quei Paesi. Altra
categoria debole sul mercato del lavoro - ha proseguito il presule - restano le donne.
Nei Paesi più industrializzati dell’Ocse, il tasso di occupazione femminile è sotto
quello degli uomini del 20 per cento, con punte del 30 per cento in Italia e Giappone,
e cosi anche i salari delle donne sono inferiori del 20/30 per cento. Ancora peggio
stanno i lavoratori domestici, cosi spesso lavoratrici migranti, in grande aumento
per le nuove esigenze di organizzazione sociale, ma che in molti Paesi vivono in condizioni
miserabili di esclusione, privi di ogni tutela sindacale e previdenziale.
Da
qui la speranza – espressa da mons. Tomasi - che in questa centesima Conferenza dell’Ilo
venga approvata una Convenzione ad hoc sul lavoro domestico. Infine la raccomandazione
che sia riaffermata l’importanza di una governance basata sul principio di sussidiarietà
e di rappresentanza tripartita (lavoratori, imprenditori, governi) che dall’Organizzazione
internazionale del lavoro “un vantaggio nella conoscenza integrata del ‘mondo reale’
riguardo occupazione e lavoro”.