Un bambino su cinque nel mondo non viene vaccinato. Malattie facilmente guaribili
diventano quindi letali per milioni di bambini ogni anno. Lo denuncia l’Unicef in
vista della conferenza dell’Alleanza internazionale per i vaccini e l’immunizzazione,
prevista la prossima settimana a Londra. Sulla gravità di questa situazione sentiamo,
al microfono di Irene Pugliese, Donata Lodi, direttore delle relazioni
internazionali Unicef Italia.
R. – Noi
calcoliamo che ogni anno nel mondo continuino a morire due milioni di bambini per
malattie che potrebbero essere evitate con vaccini che costano pochi centesimi.
D.
– Quali sono le cause maggiori di morte, appunto, per questi bambini?
R.
– Sono, in molti casi, le principali malattie killer per le quali l’80 per cento dei
bambini del mondo è vaccinato. Nelle zone più povere, però, dei Paesi più poveri,
ci sono molti bambini non vaccinati contro il morbillo, per esempio; madri non vaccinate
contro il tetano; bambini non vaccinati contro la difterite e la pertosse. La tubercolosi
è un’altra causa di morte molto diffusa e prevenibile con un vaccino che non è efficace
al cento per cento, ma riduce drasticamente i casi. Tutti questi vaccini non sono
disponibili per tutti i bambini, in tutte le regioni di tutti i Paesi.
D.
– Quali sono precisamente le zone del mondo più colpite dalla mortalità infantile?
R.
– Sicuramente l’Africa Sud del Sahara, ma anche alcune regioni del sub continente
indiano. Per esempio la poliomielite, che noi siamo abituati a considerare sconfitta,
continua ad avere due focolai epidemici: uno nell’Africa Occidentale – fra la Nigeria,
il Ciad e il Centro Africa – e l’altro nel Nord-Ovest dell’India, quindi fra India
e Pakistan. Ora, al di là della mortalità, c’è anche il problema di tutto quello che
queste malattie portano con sé: pensiamo agli effetti della polio in termini di invalidità
permanenti per i bambini, per esempio.
D. – Lunedì si terrà a Londra
la conferenza dell’Alleanza internazionale per i vaccini e l’immunizzazione. Quali
gli obiettivi di questo incontro e quali, in generale, gli obiettivi per il futuro?
R.
– Bisogna arrivare, come minimo, velocemente, al 90 per cento di soglia di vaccinazione
per tutte le principali malattie infettive. Abbiamo superato l’80 per cento del 2007
e oggi siamo su alcune malattie – per esempio contro la tubercolosi – all’89 per cento,
e siamo all’82 per cento dei bambini, per quanto riguarda difterite, pertosse e tetano.
Non possiamo accontentarci di questi risultati, bisogna arrivare almeno al 90 per
cento, che è una soglia che in qualche modo blocca la diffusione. Poi, soprattutto,
grazie ad una mappatura che è stata fatta delle aree maggiormente a rischio, noi puntiamo
a concentrare gli interventi nelle aree dove il problema è più acuto e dove i servizi
sanitari sono meno efficaci. Serve quindi una mobilitazione di diverse risorse del
settore privato, dei governi e delle agenzie internazionali. Occorre davvero una grande
alleanza per salvare questi due milioni di bambini ogni anno dalla morte per malattie
prevenibili con i vaccini. (ap)