2011-06-08 16:37:39

Libia. Gheddafi alla Nato: “rimarrò a Tripoli, vivo o morto”


Mattinata di tregua in Libia, all’indomani intensi bombardamenti della Nato contro la città di Tripoli. Ma a tenere banco è sempre l’audio messaggio di Gheddafi, diffuso ieri dalla Tv di Stato, in cui il rais dice che resterà nella capitale, vivo o morto. Servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

All’indomani dei massicci bombardamenti su Tripoli e in particolare sull’area dove si trova il complesso residenziale del colonnello Gheddafi, è guerra di cifre tra il regime libico e la Nato. Un portavoce del governo di Tripoli ha parlato di 31 morti e decine di feriti provocati da oltre 60 bombe lanciate dagli aerei dell’Alleanza. Dal quartier generale di Bruxelles, i vertici militari hanno dichiarato tuttavia di non poter confermare la notizia ma di “rammaricarsi” per eventuali vittime. E di fronte all’intensificarsi dei raid, Gheddafi non mostra segni di cedimento. “Resterò a Tripoli, vivo o morto”, ha detto attraverso un messaggio audio diffuso dalla Tv di Stato. Il colonnello, successivamente ripreso con alcuni leader tribali, ha quindi fatto sapere che non ha alcuna intenzione di lasciare il suo Paese. Immediata la replica del presidente Usa Obama, secondo il quale la pressione sul leader libico si intensificherà fino a quando non lascerà il potere. La comunità internazionale prova però a lasciare aperto un canale di dialogo: l'inviato speciale delle Nazioni Unite Al Khatib è arrivato a Tripoli per una visita che non era stata annunciata. Al Khatib si era già recato a in Libia metà maggio facendo pressioni per un cessate il fuoco. Intanto torna a Mosca con un nulla di fatto l'inviato russo, Mikhail Margelov, presso il Consiglio Nazionale di Transizione di Bengasi. Margelov ha potuto solo constatare che le divisioni tra gli insorti e Tripoli restano troppo profonde per tentare una soluzione politica. A credere ancora nella mediazione è invece il vicario apostolico di Tripoli, mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, il quale mette in guardia circa una possibile spaccatura all’interno del popolo libico.








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