La povertà estrema alimenta il traffico di persone in Pakistan
Nonostante le leggi lo proibiscano, i lavori forzati per pagare i debiti sono molto
diffusi in Pakistan. Un rapporto del governo degli Stati Uniti del 2009 descrive il
Paese asiatico come fonte, transito e destinazione del traffico di uomini, donne e
bambini destinati ai lavori forzati e allo sfruttamento sessuale. Il principale aspetto
della tratta di esseri umani in Pakistan è quello dei lavori forzati. Secondo il rapporto
ripreso dall’agenzia Fides, le vittime del lavoro forzato insieme a quelle dei matrimoni
forzati e delle donne che sono oggetto di scambi tra gruppi tribali per dirimere controversie
o come mezzo di pagamento, rischiano di superare il milione. In una ricerca del 2003,
l’ong Pakistan Institute of Labour Education and Research, ha reso noto che oltre
mezzo milione di persone erano costrette a lavorare nei forni di mattoni. Il Pakistani
National Coalition Against Bonded Labour, composto da un gruppo di ong locali, descrive
il fenomeno come “una delle ultime forme conosciute di schiavitù contemporanea responsabile
di questa condizione vissuta da milioni di persone in tutto il mondo”. Oltre a pagare
i debiti, i genitori vendono, o cercano di vendere, i propri figli anche per altre
ragioni. In un recente rapporto, l’Asian Development Bank ha evidenziato il fatto
che, dall’inizio del 2011, il costo del cibo è aumentato del 10% riducendo in stato
di povertà altri 6.94 milioni di pakistani. I prezzi sono troppo alti, il grano è
aumentato del 10% e il riso del 13.1%. La gente non può permettersi di garantire ai
propri figli neanche un solo pasto al giorno. (A.L.)