Il Papa all'udienza generale: l'Europa non abbia paura del Dio di Gesù Cristo che
è Amore e Verità
Il Papa oggi all’udienza generale in Piazza San Pietro ha ripercorso le principali
tappe del suo viaggio apostolico in Croazia, sabato e domenica scorsi. Durante questa
visita – ha detto – “ancora una volta è apparsa evidente a tutti noi la più profonda
vocazione dell’Europa, che è quella di custodire e rinnovare un umanesimo che ha radici
cristiane e che si può definire ‘cattolico’, cioè universale ed integrale. Un umanesimo
che pone al centro la coscienza dell’uomo, la sua apertura trascendente e al tempo
stesso la sua realtà storica, capace di ispirare progetti politici diversificati ma
convergenti alla costruzione di una democrazia sostanziale, fondata sui valori etici
radicati nella stessa natura umana”. Benedetto XVI ha quindi ribadito “l’urgenza della
sfida che interpella oggi i popoli di questo Continente: quella, cioè – di non avere
paura di Dio, del Dio di Gesù Cristo, che è Amore e Verità, e non toglie nulla alla
libertà ma la restituisce a se stessa e le dona l’orizzonte di una speranza affidabile”.
Di seguito il testo del discorso:
Cari fratelli e sorelle!
Oggi
vorrei parlarvi della Visita pastorale in Croazia, che ho compiuto sabato e domenica
scorsi. Un viaggio apostolico breve, svoltosi interamente nella capitale Zagabria,
eppure ricco di incontri e soprattutto di intenso spirito di fede, dal momento che
i Croati sono un popolo profondamente cattolico. Rinnovo il mio più vivo ringraziamento
al Cardinale Bozanić, Arcivescovo di Zagabria, a Mons. Srakić,
Presidente della Conferenza Episcopale, e agli altri Vescovi della Croazia,
come pure al Presidente della Repubblica, per la calorosa accoglienza che mi hanno
riservato. La mia riconoscenza va a tutte le Autorità civili e a quanti hanno collaborato
in diversi modi a tale evento, in modo speciale alle persone che hanno offerto per
questa intenzione preghiere e sacrifici.
“Insieme in Cristo”: questo
è stato il motto della mia visita. Esso esprime innanzitutto l’esperienza di ritrovarsi
tutti uniti nel nome di Cristo, l’esperienza dell’essere Chiesa, manifestata dal radunarsi
del Popolo di Dio intorno al Successore di Pietro. Ma “Insieme in Cristo” aveva, in
questo caso, un particolare riferimento alla famiglia: infatti, l’occasione principale
della mia Visita era la Iª Giornata Nazionale delle famiglie cattoliche croate, culminata
nella Concelebrazione eucaristica di domenica mattina, che ha visto la partecipazione,
nell’area dell’Ippodromo di Zagabria, di un grande moltitudine di fedeli. E’ stato
per me molto importante confermare nella fede soprattutto le famiglie, che il Concilio
Vaticano II ha chiamato “chiese domestiche” (cfr Lumen gentium, 11). Il beato Giovanni
Paolo II, il quale ha visitato ben tre volte la Croazia, ha dato grande risalto al
ruolo della famiglia nella Chiesa; così, con questo viaggio, ho voluto dare continuità
a questo aspetto del suo Magistero. Nell’Europa di oggi, le Nazioni di solida tradizione
cristiana hanno una speciale responsabilità nel difendere e promuovere il valore della
famiglia fondata sul matrimonio, che rimane comunque decisiva sia nel campo educativo
sia in quello sociale. Questo messaggio aveva dunque una particolare rilevanza per
la Croazia, che, ricca del suo patrimonio spirituale, etico e culturale, si appresta
ad entrare nell’Unione Europea.
La Santa Messa è stata celebrata nel
peculiare clima spirituale della novena di Pentecoste. Come in un grande “cenacolo”
a cielo aperto, le famiglie croate si sono radunate in preghiera, invocando insieme
il dono dello Spirito Santo. Questo mi ha dato modo di sottolineare il dono e l’impegno
della comunione nella Chiesa, come pure di incoraggiare i coniugi nella loro missione.
Ai nostri giorni, mentre purtroppo si constata il moltiplicarsi delle separazioni
e dei divorzi, la fedeltà dei coniugi è diventata di per se stessa una testimonianza
significativa dell’amore di Cristo, che permette di vivere il Matrimonio per quello
che è, cioè l’unione di un uomo e di una donna che, con la grazia di Cristo, si amano
e si aiutano per tutta la vita, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia.
La prima educazione alla fede consiste proprio nella testimonianza di questa fedeltà
al patto coniugale: da essa i figli apprendono senza parole che Dio è amore fedele,
paziente, rispettoso e generoso. La fede nel Dio che è Amore si trasmette prima di
tutto con la testimonianza di una fedeltà all’amore coniugale, che si traduce naturalmente
in amore per i figli, frutto di questa unione. Ma questa fedeltà non è possibile senza
la grazia di Dio, senza il sostegno della fede e dello Spirito Santo. Ecco perché
la Vergine Maria non cessa di intercedere presso il suo Figlio affinché – come alle
nozze di Cana – rinnovi continuamente ai coniugi il dono del “vino buono”, cioè della
sua Grazia, che permette di vivere in “una sola carne” nelle diverse età e situazioni
della vita.
In questo contesto di grande attenzione alla famiglia, si
è collocata molto bene la Veglia con i giovani, avvenuta la sera di sabato nella Piazza
Jelačić, cuore della città di Zagabria. Là ho potuto incontrare la nuova generazione
croata, e ho percepito tutta la forza della sua fede giovane, animata da un grande
slancio verso la vita e il suo significato, verso il bene, verso la libertà, vale
a dire verso Dio. E’ stato bello e commovente sentire questi giovani cantare con gioia
ed entusiasmo, e poi, nel momento dell’ascolto e della preghiera, raccogliersi in
profondo silenzio! A loro ho ripetuto la domanda che Gesù fece ai suoi primi discepoli:
“Che cosa cercate?” (Gv 1,38), ma ho detto loro che Dio li cerca prima e più di quanto
essi stessi cerchino Lui. E’ questa la gioia della fede: scoprire che Dio ci ama per
primo! E’ una scoperta che ci mantiene sempre discepoli, e quindi sempre giovani nello
spirito! Questo mistero, durante la Veglia, è stato vissuto nella preghiera di adorazione
eucaristica: nel silenzio, il nostro essere “insieme in Cristo” ha trovato la sua
pienezza. Così il mio invito a seguire Gesù è stato un’eco della Parola che Lui stesso
rivolgeva al cuore dei giovani.
Un altro momento che possiamo dire di
“cenacolo” è stata la Celebrazione dei Vespri nella Cattedrale, con i Vescovi, i sacerdoti,
i religiosi e i giovani in formazione nei Seminari e nei Noviziati. Anche qui, in
modo particolare, abbiamo sperimentato il nostro essere “famiglia” come comunità ecclesiale.
Nella Cattedrale di Zagabria si trova la monumentale tomba del beato Cardinale Alojzije
Stepinac, Vescovo e Martire. Egli, in nome di Cristo, si oppose con coraggio prima
ai soprusi del nazismo e del fascismo e, dopo, a quelli del regime comunista. Fu imprigionato
e confinato nel villaggio natio. Creato Cardinale dal Papa Pio XII, morì nel 1960
per una malattia contratta in carcere. Alla luce della sua testimonianza, ho incoraggiato
i Vescovi e i presbiteri nel loro ministero, esortandoli alla comunione e allo slancio
apostolico; ho riproposto ai consacrati la bellezza e la radicalità della loro forma
di vita; ho invitato i seminaristi, i novizi e le novizie a seguire con gioia Cristo
che li ha chiamati per nome. Questo momento di preghiera, arricchito dalla presenza
di tanti fratelli e sorelle che hanno dedicato la vita al Signore, è stato per me
di grande conforto, e prego perché le famiglie croate siano sempre terreno fertile
per la nascita di numerose e sante vocazioni al servizio del Regno di Dio.
Molto
significativo è stato anche l’incontro con esponenti della società civile, del mondo
politico, accademico, culturale ed imprenditoriale, con il Corpo Diplomatico e con
i Leaders religiosi, radunati nel Teatro Nazionale di Zagabria. In quel contesto,
ho avuto la gioia di rendere omaggio alla grande tradizione culturale croata, inseparabile
dalla sua storia di fede e dalla presenza viva della Chiesa, promotrice lungo i secoli
di molteplici istituzioni e soprattutto formatrice di illustri ricercatori della verità
e del bene comune. Tra questi ho ricordato in particolare il gesuita Padre Ruđer
Bošković, grande scienziato di cui ricorre quest’anno il terzo centenario della
nascita. Ancora una volta è apparsa evidente a tutti noi la più profonda vocazione
dell’Europa, che è quella di custodire e rinnovare un umanesimo che ha radici cristiane
e che si può definire “cattolico”, cioè universale ed integrale. Un umanesimo che
pone al centro la coscienza dell’uomo, la sua apertura trascendente e al tempo stesso
la sua realtà storica, capace di ispirare progetti politici diversificati ma convergenti
alla costruzione di una democrazia sostanziale, fondata sui valori etici radicati
nella stessa natura umana. Guardare all’Europa dal punto di vista di una Nazione di
antica e solida tradizione cristiana, che della civiltà europea è parte integrante,
mentre si appresta ad entrare nell’Unione politica, ha fatto sentire nuovamente l’urgenza
della sfida che interpella oggi i popoli di questo Continente: quella, cioè – di non
avere paura di Dio, del Dio di Gesù Cristo, che è Amore e Verità, e non toglie nulla
alla libertà ma la restituisce a se stessa e le dona l’orizzonte di una speranza affidabile.
Cari
amici, ogni volta che il Successore di Pietro compie un viaggio apostolico, tutto
il corpo ecclesiale partecipa in qualche modo del dinamismo di comunione e di missione
proprio del suo ministero. Ringrazio tutti coloro che mi hanno accompagnato e sostenuto
con la preghiera, ottenendo che la mia visita pastorale si svolgesse ottimamente.
Ora, mentre ringraziamo il Signore per questo grande dono, chiediamo a Lui, per intercessione
della Vergine Maria, Regina dei Croati, che quanto ho potuto seminare porti frutti
abbondanti, per le famiglie croate, per l’intera Nazione e per tutta l’Europa.