Pellegrinaggio degli zingari europei a Roma: sabato l'incontro col Papa. Impagliazzo:
la Chiesa ama il popolo gitano
Sabato prossimo, 11 giugno, il Papa accoglierà in Vaticano circa 1400 zingari europei,
in occasione del loro pellegrinaggio a Roma nella ricorrenza del 75.mo anniversario
del martirio e dei 150 anni dalla nascita del Beato Zeffirino Giménez Malla, gitano
martire della fede di origine spagnola. Si stima che in tutto il mondo ci siano circa
36 milioni di zingari, di cui 18 milioni vivono in India, 15 milioni in Europa e oltre
2 milioni nel continente americano: in Italia sono 170 mila. Il pellegrinaggio è organizzato
dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in collaborazione
con la Fondazione “Migrantes” della Cei, la Diocesi di Roma e la Comunità di Sant’Egidio.
Fabio Colagrande ha parlato di questo evento col presidente di Sant’Egidio,
il prof. Marco Impagliazzo:
R. - E’ il
primo caso nella storia che un Papa riceva proprio in Vaticano, a San Pietro, accanto
alla tomba dell’Apostolo Pietro, i rom, i sinti e tutti coloro che si riconoscono
nelle popolazioni zingare. Già mi pare questo un fatto altamente significativo, oltre
che storico, perché testimonia che la Chiesa ama gli zingari, che il Papa ama gli
zingari e che la Chiesa vuole che vengano riconosciuti come una minoranza europea,
con i loro diritti e con i loro doveri. Ha un significato molto importante in un momento
in cui tanti episodi di antigitanismo si stanno diffondendo in molti Paesi europei:
il tema dell’inaccoglienza delle popolazioni rom è sempre all’ordine del giorno. Ma
ha anche un significato particolare, perché gli zingari stanno cambiando: c’è grande,
grande voglia di integrazione nelle nostre società europee. Quindi, credo che la Chiesa
con quest’udienza voglia favorire questo cambiamento nella storia degli zingari, che
- nella maggioranza - non si sentono più nomadi, ma hanno voglia e desiderio di integrarsi.
D. - Tra l’altro, l’incontro del Papa con gli zingari sarà un momento
in cui il presidente del dicastero vaticano dei migranti, mons. Vegliò, descriverà
a Benedetto XVI il crescente impegno degli zingari nella Chiesa, dove trovano forza
spirituale e un aiuto per una vita spesso segnata da emarginazione e diffidenza…
R.
- In molti Paesi europei ed anche in Italia c’è un avvicinamento di tanti zingari
e di tanti rom alla vita della Chiesa, attraverso il catechismo, attraverso i Sacramenti.
Saranno presenti all’udienza anche alcune suore che provengono proprio da queste popolazioni,
così come alcuni preti e diaconi che stanno per diventare preti. Sarà notata questa
presenza di persone consacrate delle popolazioni rom alla Chiesa cattolica. Questo
è un fatto che non tutti sanno e che è giusto che sia conosciuto.
D.
- Al Papa verrà anche illustrata la testimonianza di una zingara cattolica, superstite
dei campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau e Bergen-Belsen…
R.
- Sì, è CeijaStoika: una donna che ha molto sofferto,
una donna che faceva parte di una famiglia composta da 200 persone, di cui soltanto
6 sono sopravvissute alla guerra e allo sterminio. CeijaStoika
è di origine austriaca e fu deportata all’età di 9 anni ad Auschwitz e poi - come
lei stesso ha detto - a Bergen-Belsen. Quindi una bambina deportata nei campi rom,
che porterà la sua testimonianza, evidenziando come l’Europa non possa dimenticare
il dolore di Auschwitz e sottolineando anche il fatto che seppure i campi di concentramento
non esistono più - secondo lei, che anche un po’ una poetessa - si sono soltanto addormentati.
Dunque, bisogna continuare a vigilare contro ogni forma di razzismo, antisemitismo
e antigitanismo.
D. - Prof. Impagliazzo, è vero che in questo momento
numerosi Paesi stanno introducendo nuove iniziative per diversi gruppi zingari per
favorire una positiva integrazione?
R. - Ormai a livello europeo c’è
una coscienza che sta maturando verso l’integrazione, anche perché se non c’è integrazione
e queste persone continuano a vivere ai margini della società, ci saranno sempre problemi,
saranno sempre rifiutate oppure saranno loro ad avere problemi verso l’attuazione
delle nostre leggi. Secondo me, la vera rivoluzione oggi in Europa sta nascendo su
come vengono trattati i bambini rom: è chiaro che la prima e più grande forma di integrazione
per queste popolazioni è che i figli vadano a scuola, che i bambini rom studino, siano
scolarizzati. Questo gli permetterà di avere un futuro!
D. - Quindi
una integrazione che passa per il rispetto dei diritti umani: istruzione, lavoro,
alloggio dignitoso, cure mediche…
R. - Assolutamente. Io credo che questi
siano i temi all’ordine del giorno oggi, anche perché - come dicevo all’inizio - queste
popolazioni stanno uscendo e stanno cambiando la loro mentalità: non vogliono più
essere nomadi e cercano una loro stabilità, che spesso non hanno per mancanza di documenti.
Dobbiamo ricordare che migliaia di queste persone, soprattutto quelle provenienti
dalla Jugoslavia, sono fuggite da una guerra, quella dei Balcani agli inizi degli
anni Novanta e quella del Kosovo…. Insomma c’è una sofferenza che va compresa!(mg)