L’Ue a consulto sull'E-Coli. Polemiche in attesa di un responso certo dei ricercatori
Prosegue l’allarme in Europa per l’epidemia da Escherichia Coli: 23 le vittime ed
oltre 2200 i casi d’infezione registrati. Lussemburgo ospita oggi i ministri europei
dell’Agricoltura dopo la riunione ieri dei ministri della Sanità. Sale intanto la
tensione perché a tutt’oggi gli esperti non hanno individuato il vettore del batterio
e non mancano le polemiche nella classe politica sul modo di gestire la crisi, mentre
crescono le proteste degli agricoltori e l’opinione pubblica resta disorientata. Ma
a cosa si deve la difficoltà per gli scienziati di offrire risposte certe? Roberta
Gisotti lo ha chiesto al dott. Stefano Morabito dell’Istituto Superiore
di Sanità, ricercatore presso il Laboratorio europeo di riferimento per il batterio
imputato:
D. – Dr.
Morabito, c’è una certa ingenuità nell’aspettarsi soluzioni rapide a questa epidemia?
R.
– Tenga conto che la scienza, per quanti passi avanti possa fare, rimane comunque
legata alle difficoltà che trova sul terreno. Nel caso specifico, parliamo di un batterio
che è un batterio ubiquitario: esiste dappertutto, è parte anche della flora intestinale
dell’uomo con effetti senza dubbio benefici, e tuttavia alcuni ceppi di questa specie
hanno sviluppato la capacità di dare malattie. Ma dal punto di vista esteriore sono
indistinguibili. Pertanto, questo è un primo livello di difficoltà tecnica che si
ha nell’identificazione di questi patogeni.
D. – In un primo tempo si
è parlato dei cetrioli, poi dei germogli di soia quali veicoli dell’infezione, ed
ora si aspettano i risultati di nuovi test. Perché allora sono state diffuse, queste
notizie, prima dei dovuti riscontri? E’ colpa delle autorità sanitarie, magari pressate
dalla stampa, o della stampa che diffonde ipotesi come certezze?
R.
– Guardi, come un po’ in tutte le cose, la verità sta nel mezzo. Questo batterio fa
parte di una famiglia di batteri nota da tempo, che sono gli escherichia coli produttori
di verocitodossina. L’allarme lanciato all’inizio sui cetrioli in particolare, era
legato ad una prima positività per la presenza di possibili batteri produttori di
verocitodosossina in questa matrice. Tenga conto della pressione del momento: si stava
e si sta tuttora in episodio epidemico piuttosto grave, quindi sicuramente anche sugli
investigatori la pressione applicata è stata di non poco conto; a fronte di questa
positività si è senza dubbio un po’ esasperato il principio di precauzione.
D.
– Molte le polemiche, le critiche, anche, alla Germania che avrebbe esagerato nel
diffondere – qualcuno ha detto – l’allarme a tutta l’Europa. Lei cosa ne pensa?
R.
– La mia opinione personale è che senza dubbio la dimensione del fenomeno è europea,
anche se l’epidemia – e questo lo vorrei sottolineare in modo che sia chiaro per tutti
– è confinata alla Germania e, in particolare, alla zona di Amburgo. Tuttavia, come
sapete, in tema di globalizzazione, soprattutto in presenza di un episodio così grave,
allertare gli altri Paesi dell’Unione Europea non è un principio sbagliato!
D.
– C’è un appello particolare da rivolgere alla stampa?
R. – Quello di
verificare sempre con molta attenzione le informazioni, prima di diffonderle, sui
canali ufficiali: per quanto riguarda la stampa nazionale, ci sono i canali del Ministero
della salute e dell’Istituto Superiore di Sanità; cercare di non puntare troppo al
sensazionalismo della notizia e di mantenere le informazioni nei canali giusti, che
poi sono quelli scientifici che vengono sostanzialmente dai laboratori. (gf)