Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: ridare umanità alla vita
Anche quest’anno il mondo si appresta a celebrare la giornata Mondiale delle comunicazioni
sociali, stabilita dal Concilio Vaticano II nel 1963, sulla base della visione chiarificatrice
della Chiesa sul ruolo dei media moderni. Sono strumenti sempre in evoluzione, continuamente
rinnovati al fine di rispondere alle sfide poste dalla realtà contemporanea, dominata
dall’esigenza di raggiungere velocemente il maggior numero di utenti possibile, anche
da lontano. Così le nuove tecnologie dell’informazione si impongono come essenziali,
in una società che riserva sempre meno spazio alla dimensione religiosa e sacra. Pertanto,
la Chiesa insiste sulla centralità dell’uomo e della sua vita, dono sacro di Dio da
difendere, rispettare e coltivare in ogni contesto e qualunque sia la tendenza evolutiva
della società di riferimento. In linea con tale missione è il tema scelto da Papa
Benedetto XVI per questa 45ma edizione della Giornata Mondiale delle comunicazioni
sociali, che si celebra il 5 giugno: «Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era
digitale».
Le tecnologie sono in continua evoluzione, dunque. Ma possiamo
affermare che esse partecipino anche ad un rinnovamento della natura stessa della
comunicazione, della quale sono i veicolatori? Per un continente come l’Africa,
la cui storia contemporanea è costellata da drammi di enorme portata, tale interrogativo
di fondo rappresenta un aspetto non trascurabile. Perché una qualunque analisi del
ventesimo secolo, che miri a ricercare le vere cause di certi errori al fine di bandire
la possibilità di un loro ripetersi, nel futuro, non può esulare dallo studio dell’informazione
prodotta sulle stesse realtà, e da una riflessione su quello che la comunicazione
può e deve fare in termini di tutela della vita. Descritto come il continente dell’
«oralità» - perché più che altrove nel contesto africano la parola ha potere vincolante
e determinante sulle azioni degli uomini - in passato l’Africa ha avuto anche esperienza
di media intesi come strumenti di odio e di morte. La triste vicenda della Radio
des Mille Collines, nel Ruanda del 1994, rappresenta forse l’esempio più significativo
di una comunicazione negativa, parziale e non coerente con la realtà. L’emittente
ha partecipato a creare un clima che nella realtà si è tradotto in milioni di morti
e nella totale perdita di credibilità del servizio informativo mediatico. Fortunatamente,
si contano in Africa anche esperienze positive, di media al servizio della pace e
della riconciliazione. Altre emittenti si impegnano a ricostruire in diversi Paesi
quello stesso tessuto sociale che la Radio des Mille Collines ha distrutto,
in Ruanda. È il caso, ad esempio, di Radio Okapi e Radio Ndeke Luka, istituite sotto
l’ediga delle Nazioni Unite e della Fondazione Hirondelle, rispettivamente in Repubblica
Democratica del Congo e in Repubblica Centrafricana.
Nel contesto attuale,
nel quale Pastori e fedeli possono trovare difficoltà nel trasmettere il messaggio
evangelico e nell’espressione della fede, pochi mesi fa Papa Benedetto XVI ha esortato
i partecipanti all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni
Sociali a far sì che la Chiesa sappia rispondere con un’intelligenza creativa. E’
importante, ha osservato, che la Chiesa sia pronta ad impegnarsi in una comunicazione
«umanizzante» che stimoli il senso critico e la capacità di valutazione e di discernimento,
al fine di contruibuire alla crescita dei valori umani.
Celebrare la Giornata
delle comunicazioni sociali significa dunque ricordare che, in quanto comunicatori,
siamo inevitabilmente chiamati ad assolvere al dovere di divulgare e consolidare l’essenza
dell’umanità. Non c’è forma di comunicazione che valga, se non è al servizio dell’umanita
e dei suoi valori più intrinseci.
«Dio comunica all’umanità attraverso
la Chiesa, depositaria e custode della sua rivelazione, unica incaricata del magistero
di interpretare in maniera autentica la sua Parola (...) La comunicazione è dunque
l’essenza stessa della Chiesa», è ribadito nella riflessione del Pontificio Consiglio
delle Comunicazioni Sociali «Chiesa e Internet» (n° 14, 15 e 16). In linea con tali
affermazioni, l’attuale presidente del Dicastero mons. Claudio Maria Celli ha aggiunto,
in occasione del 5° Congresso Internazionale della Stampa Cattolica: «In una società
sempre più multiculturale e multireligiosa il servizio reso deve svolgersi nel contesto
di un articolato, serio e rispettoso dialogo culturale, dove emergono, sì, “le verità
degli altri” ed esigenze nuove e diversificate, ma dove, in pari tempo, risplendono
senza timore quella verità integrale sull’uomo che la luce della fede aiuta più facilmente
a percepire e la Chiesa, esperta in umanità come ben afferma il Concilio Vaticano
II, fa trasparire con le sue ampie visioni».
«Comunicare significa trasmettere
il valore della vita e dell’umanità, in Africa e nel mondo», tale può essere considerata
l’essenza del messaggio della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Più che
una festa, dunque, questo appuntamento può essere considerato come un’occasione in
più per ricordare ai comunicatori il loro dovere di farsi «servitori dell’umanità».
(A
cura di Albert Mianzoukouta, del programma francese per l’Africa)