2011-06-06 13:00:19

Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: ridare umanità alla vita


Anche quest’anno il mondo si appresta a celebrare la giornata Mondiale delle comunicazioni sociali, stabilita dal Concilio Vaticano II nel 1963, sulla base della visione chiarificatrice della Chiesa sul ruolo dei media moderni. Sono strumenti sempre in evoluzione, continuamente rinnovati al fine di rispondere alle sfide poste dalla realtà contemporanea, dominata dall’esigenza di raggiungere velocemente il maggior numero di utenti possibile, anche da lontano. Così le nuove tecnologie dell’informazione si impongono come essenziali, in una società che riserva sempre meno spazio alla dimensione religiosa e sacra. Pertanto, la Chiesa insiste sulla centralità dell’uomo e della sua vita, dono sacro di Dio da difendere, rispettare e coltivare in ogni contesto e qualunque sia la tendenza evolutiva della società di riferimento. In linea con tale missione è il tema scelto da Papa Benedetto XVI per questa 45ma edizione della Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali, che si celebra il 5 giugno: «Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale».

Le tecnologie sono in continua evoluzione, dunque. Ma possiamo affermare che esse partecipino anche ad un rinnovamento della natura stessa della comunicazione, della quale sono i veicolatori?
Per un continente come l’Africa, la cui storia contemporanea è costellata da drammi di enorme portata, tale interrogativo di fondo rappresenta un aspetto non trascurabile. Perché una qualunque analisi del ventesimo secolo, che miri a ricercare le vere cause di certi errori al fine di bandire la possibilità di un loro ripetersi, nel futuro, non può esulare dallo studio dell’informazione prodotta sulle stesse realtà, e da una riflessione su quello che la comunicazione può e deve fare in termini di tutela della vita.
Descritto come il continente dell’ «oralità» - perché più che altrove nel contesto africano la parola ha potere vincolante e determinante sulle azioni degli uomini - in passato l’Africa ha avuto anche esperienza di media intesi come strumenti di odio e di morte. La triste vicenda della Radio des Mille Collines, nel Ruanda del 1994, rappresenta forse l’esempio più significativo di una comunicazione negativa, parziale e non coerente con la realtà. L’emittente ha partecipato a creare un clima che nella realtà si è tradotto in milioni di morti e nella totale perdita di credibilità del servizio informativo mediatico.
Fortunatamente, si contano in Africa anche esperienze positive, di media al servizio della pace e della riconciliazione. Altre emittenti si impegnano a ricostruire in diversi Paesi quello stesso tessuto sociale che la Radio des Mille Collines ha distrutto, in Ruanda. È il caso, ad esempio, di Radio Okapi e Radio Ndeke Luka, istituite sotto l’ediga delle Nazioni Unite e della Fondazione Hirondelle, rispettivamente in Repubblica Democratica del Congo e in Repubblica Centrafricana.

Nel contesto attuale, nel quale Pastori e fedeli possono trovare difficoltà nel trasmettere il messaggio evangelico e nell’espressione della fede, pochi mesi fa Papa Benedetto XVI ha esortato i partecipanti all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali a far sì che la Chiesa sappia rispondere con un’intelligenza creativa. E’ importante, ha osservato, che la Chiesa sia pronta ad impegnarsi in una comunicazione «umanizzante» che stimoli il senso critico e la capacità di valutazione e di discernimento, al fine di contruibuire alla crescita dei valori umani.

Celebrare la Giornata delle comunicazioni sociali significa dunque ricordare che, in quanto comunicatori, siamo inevitabilmente chiamati ad assolvere al dovere di divulgare e consolidare l’essenza dell’umanità. Non c’è forma di comunicazione che valga, se non è al servizio dell’umanita e dei suoi valori più intrinseci.

«Dio comunica all’umanità attraverso la Chiesa, depositaria e custode della sua rivelazione, unica incaricata del magistero di interpretare in maniera autentica la sua Parola (...) La comunicazione è dunque l’essenza stessa della Chiesa», è ribadito nella riflessione del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali «Chiesa e Internet» (n° 14, 15 e 16). In linea con tali affermazioni, l’attuale presidente del Dicastero mons. Claudio Maria Celli ha aggiunto, in occasione del 5° Congresso Internazionale della Stampa Cattolica: «In una società sempre più multiculturale e multireligiosa il servizio reso deve svolgersi nel contesto di un articolato, serio e rispettoso dialogo culturale, dove emergono, sì, “le verità degli altri” ed esigenze nuove e diversificate, ma dove, in pari tempo, risplendono senza timore quella verità integrale sull’uomo che la luce della fede aiuta più facilmente a percepire e la Chiesa, esperta in umanità come ben afferma il Concilio Vaticano II, fa trasparire con le sue ampie visioni».

«Comunicare significa trasmettere il valore della vita e dell’umanità, in Africa e nel mondo», tale può essere considerata l’essenza del messaggio della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Più che una festa, dunque, questo appuntamento può essere considerato come un’occasione in più per ricordare ai comunicatori il loro dovere di farsi «servitori dell’umanità».

(A cura di Albert Mianzoukouta, del programma francese per l’Africa)







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