Benedetto XVI alle famiglie croate: difendete la vita e mostrate la bellezza dell'amore
coniugale e cristiano
In una società odierna, come quella europea, nella quale il diffondersi della secolarizzazione
“porta all’emarginazione di Dio dalla vita e ad una crescente disgregazione della
famiglia”, le famiglie credenti siano coraggiose e non cedano “a quella mentalità
secolarizzata che propone la convivenza come preparatoria, o addirittura sostitutiva
del matrimonio”, ma mostrino con la loro testimonianza di vita “che è possibile amare,
come Cristo, senza riserve”, e che “non bisogna aver timore di impegnarsi per un’altra
persona”. Sono alcune delle affermazioni pronunciate da Benedetto XVI durante l’omelia
della Messa presieduta questa mattina all’Ippodromo di Zagabria, di fronte a circa
400 mila persone. Di seguito il testo integrale dell’omelia del Papa:
Cari
fratelli e sorelle!
In questa Santa Messa che ho la gioia di presiedere,
concelebrando con numerosi Fratelli nell’episcopato e con un gran numero di sacerdoti,
ringrazio il Signore per tutte le amate famiglie qui riunite, e per tante altre
che sono collegate con noi attraverso la radio e la televisione. Un particolare ringraziamento
al Cardinale Josip Bozanić, Arcivescovo di Zagabria, per le sentite parole all’inizio
della Santa Messa. A tutti rivolgo il mio saluto ed esprimo il mio grande affetto
con un abbraccio di pace!
Abbiamo da poco celebrato l’Ascensione del
Signore e ci prepariamo a ricevere il grande dono dello Spirito Santo. Nella prima
lettura, abbiamo visto come la comunità apostolica era riunita in preghiera nel Cenacolo
con Maria, la madre di Gesù (cfr At 1,12-14). E’ questo un ritratto della Chiesa che
affonda le sue radici nell’evento pasquale: il Cenacolo, infatti, è il luogo in cui
Gesù istituì l’Eucaristia e il Sacerdozio, nell’Ultima Cena, e dove, risorto dai morti,
effuse lo Spirito Santo sugli Apostoli la sera di Pasqua (cfr Gv 20,19-23). Ai suoi
discepoli, il Signore aveva ordinato di “non allontanarsi da Gerusalemme, ma
di attendere l’adempimento della promessa del Padre” (At 1,4); aveva chiesto cioè
che restassero insieme per prepararsi a ricevere il dono dello Spirito Santo. Ed essi
si riunirono in preghiera con Maria nel Cenacolo in attesa dell’evento promesso (cfr
At 1,14).Restare insieme fu la condizione posta da Gesù per accogliere
la venuta del Paraclito, e la prolungata preghiera fu il presupposto della loro concordia.
Troviamo qui una formidabile lezione per ogni comunità cristiana. Talora si pensa
che l’efficacia missionaria dipenda principalmente da un’attenta programmazione e
dalla sua intelligente messa in opera mediante un impegno concreto. Certo, il Signore
chiede la nostra collaborazione, ma prima di qualsiasi nostra risposta è necessaria
la sua iniziativa: è il suo Spirito il vero protagonista della Chiesa, da invocare
e accogliere.
Nel Vangelo, abbiamo ascoltato la prima parte della cosiddetta
“preghiera sacerdotale” di Gesù (cfr Gv 17,1-11a) - a conclusione dei discorsi di
addio - piena di confidenza, di dolcezza e di amore. Viene chiamata “preghiera sacerdotale”,
perché in essa Gesù si presenta in atteggiamento di sacerdote che intercede per i
suoi, nel momento in cui sta per lasciare questo mondo. Il brano è dominato dal duplice
tema dell’ora e della gloria. Si tratta dell’ora della morte (cfr Gv 2,4; 7,30; 8,20),
l’ora nella quale il Cristo deve passare da questo mondo al Padre (13,1). Ma essa
è, allo stesso tempo, anche l’ora della sua glorificazione che si compie attraverso
la croce, chiamata dall’evangelista Giovanni “esaltazione”, cioè innalzamento, elevazione
alla gloria: l’ora della morte di Gesù, l’ora dell’amore supremo, è l’ora della sua
gloria più alta. Anche per la Chiesa, per ogni cristiano, la gloria più alta è quella
Croce, è vivere la carità, dono totale a Dio e agli altri.
Cari fratelli
e sorelle! Ho accolto molto volentieri l’invito rivoltomi dai Vescovi della Croazia
a visitare questo Paese in occasione del primo Incontro Nazionale delle Famiglie Cattoliche
Croate. Desidero esprimere il mio vivo apprezzamento per l’attenzione e l’impegno
verso la famiglia, non solo perché questa fondamentale realtà umana oggi, nel vostro
Paese come altrove, deve affrontare difficoltà e minacce, e quindi ha particolare
bisogno di essere evangelizzata e sostenuta, ma anche perché le famiglie cristiane
sono una risorsa decisiva per l’educazione alla fede, per l’edificazione della Chiesa
come comunione e per la sua presenza missionaria nelle più diverse situazioni di vita.
Conosco la generosità e la dedizione con cui voi, cari Pastori, servite il Signore
e la Chiesa. Il vostro lavoro quotidiano per la formazione alla fede delle nuove generazioni,
come anche per la preparazione al matrimonio e per l’accompagnamento delle famiglie,
è la strada fondamentale per rigenerare sempre di nuovo la Chiesa e anche per vivificare
il tessuto sociale del Paese. Continuate con disponibilità questo vostro prezioso
impegno pastorale!
È ben noto a ciascuno come la famiglia cristiana
sia segno speciale della presenza e dell’amore di Cristo e come essa sia chiamata
a dare un contributo specifico ed insostituibile all’evangelizzazione. Il beato
Giovanni Paolo II, che per ben tre volte visitò questo nobile Paese, affermava che
“la famiglia cristiana è chiamata a prendere parte viva e responsabile alla missione
della Chiesa in modo proprio e originale, ponendo cioè al servizio della Chiesa e
della società se stessa nel suo essere ed agire, in quanto intima comunità di vita
e d’amore” (Familiaris consortio, 50). La famiglia cristiana è sempre stata
la prima via di trasmissione della fede e anche oggi conserva grandi possibilità per
l’evangelizzazione in molteplici ambiti.
Cari genitori, impegnatevi
sempre ad insegnare ai vostri figli a pregare, e pregate con essi; avvicinateli
ai Sacramenti, specie all’Eucaristia – quest’anno celebrate i 600 anni del “miracolo
eucaristico di Ludbreg”; introduceteli nella vita della Chiesa; nell’intimità domestica
non abbiate paura di leggere la Sacra Scrittura, illuminando la vita familiare con
la luce della fede e lodando Dio come Padre. Siate quasi un piccolo cenacolo, come
quello di Maria e dei discepoli, in cui si vive l’unità, la comunione, la preghiera!
Oggi,
grazie a Dio, molte famiglie cristiane acquistano sempre più la consapevolezza della
loro vocazione missionaria, e si impegnano seriamente nella testimonianza a Cristo
Signore. Il beato Giovanni Paolo II ebbe a dire: “Un’autentica famiglia, fondata sul
matrimonio, è in se stessa una buona notizia per il mondo”. E aggiunse: “Nel nostro
tempo sono sempre più numerose le famiglie che collaborano attivamente all’evangelizzazione…
È maturata nella Chiesa l’ora della famiglia, che è anche l’ora della famiglia missionaria”
(Angelus, 21 ottobre 2001).
Nella società odierna è più che
mai necessaria e urgente la presenza di famiglie cristiane esemplari. Purtroppo dobbiamo
constatare, specialmente in Europa, il diffondersi di una secolarizzazione che porta
all’emarginazione di Dio dalla vita e ad una crescente disgregazione della famiglia.
Si assolutizza una libertà senza impegno per la verità, e si coltiva come ideale il
benessere individuale attraverso il consumo di beni materiali ed esperienze effimere,
trascurando la qualità delle relazioni con le persone e i valori umani più profondi;
si riduce l’amore a emozione sentimentale e a soddisfazione di pulsioni istintive,
senza impegnarsi a costruire legami duraturi di appartenenza reciproca e senza apertura
alla vita. Siamo chiamati a contrastare tale mentalità! Accanto alla parola della
Chiesa, è molto importante la testimonianza e l’impegno delle famiglie cristiane,
la vostra testimonianza concreta, specie per affermare l’intangibilità della vita
umana dal concepimento fino al suo termine naturale, il valore unico e insostituibile
della famiglia fondata sul matrimonio e la necessità di provvedimenti legislativi
che sostengano le famiglie nel compito di generare ed educare i figli.
Care
famiglie, siate coraggiose! Non cedete a quella mentalità secolarizzata che propone
la convivenza come preparatoria, o addirittura sostitutiva del matrimonio! Mostrate
con la vostra testimonianza di vita che è possibile amare, come Cristo, senza riserve,
che non bisogna aver timore di impegnarsi per un’altra persona! Care famiglie, gioite
per la paternità e la maternità! L’apertura alla vita è segno di apertura al futuro,
di fiducia nel futuro, così come il rispetto della morale naturale libera la persona,
anziché mortificarla! Il bene della famiglia è anche il bene della Chiesa.
Vorrei ribadire quanto ho affermato in passato: “L’edificazione di ogni singola famiglia
cristiana si colloca nel contesto della più grande famiglia della Chiesa, che la sostiene
e la porta con sé … E reciprocamente, la Chiesa viene edificata dalle famiglie, piccole
chiese domestiche” (Discorso di apertura del Convegno ecclesiale diocesano di Roma,
6 giugno 2005: Insegnamenti di Benedetto XVI, I, 2005, p. 205).Preghiamo
il Signore affinché le famiglie siano sempre più piccole Chiese e le comunità ecclesiali
siano sempre più famiglia!
Care famiglie croate, vivendo la comunione
di fede e di carità, siate testimoni in modo sempre più trasparente della promessa
che il Signore asceso al cielo fa a ciascuno di noi: “…io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Cari cristiani croati, sentitevi chiamati ad
evangelizzare con tutta la vostra vita; sentite con forza la parola del Signore: “Andate
e fate discepoli tutti i popoli” (Mt 28,19). La Vergine Maria, Regina dei croati,
accompagni sempre questo vostro cammino. Amen! Siano lodati Gesù e Maria!