L’incontro con la società civile. Il Papa: senza una coscienza aperta a Dio, l’Europa
è destinata all’involuzione
Il Papa ha incontrato nel pomeriggio, presso il Teatro nazionale croato di Zagabria,
i rappresentanti della società civile e politica e i leader religiosi. Centro della
sua riflessione è stato il tema della coscienza. Innanzitutto ha sottolineato che
“la religione non è una realtà a parte rispetto alla società: è invece una sua componente
connaturale, che costantemente richiama la dimensione verticale, l’ascolto di Dio
come condizione per la ricerca del bene comune, della giustizia e della riconciliazione
nella verità. La religione mette l’uomo in relazione con Dio, Creatore e Padre di
tutti, e deve quindi essere una forza di pace. Le religioni devono sempre purificarsi
secondo questa loro vera essenza per corrispondere alla loro genuina missione”.
Poi
ha ricordato che “le grandi conquiste dell’età moderna, cioè il riconoscimento e la
garanzia della libertà di coscienza, dei diritti umani, della libertà della scienza
e, quindi, di una società libera, sono da confermare e da sviluppare mantenendo però
aperte la razionalità e la libertà al loro fondamento trascendente, per evitare che
tali conquiste si auto-cancellino, come purtroppo dobbiamo constatare in non pochi
casi. La qualità della vita sociale e civile, la qualità della democrazia – ha rilevato
- dipendono in buona parte da questo punto ‘critico’ che è la coscienza, da come la
si intende e da quanto si investe sulla sua formazione. Se la coscienza, secondo il
prevalente pensiero moderno, viene ridotta all’ambito del soggettivo, in cui si relegano
la religione e la morale, la crisi dell’occidente non ha rimedio e l’Europa è destinata
all’involuzione. Se invece la coscienza viene riscoperta quale luogo dell’ascolto
della verità e del bene, luogo della responsabilità davanti a Dio e ai fratelli in
umanità – che è la forza contro ogni dittatura – allora c’è speranza per il futuro”.
“È
nella formazione delle coscienze – ha proseguito il Papa - che la Chiesa offre alla
società il suo contributo più proprio e prezioso. Un contributo che comincia nella
famiglia e che trova un importante rinforzo nella parrocchia, dove i bambini e i ragazzi,
e poi i giovani … imparano il senso della comunità fondata sul dono, non sull’interesse
economico o sull’ideologia, ma sull’amore, che è “la principale forza propulsiva per
il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera” (Caritas in veritate, 1).
Questa logica della gratuità, appresa nell’infanzia e nell’adolescenza, si vive poi
in ogni ambito, nel gioco e nello sport, nelle relazioni interpersonali, nell’arte,
nel servizio volontario ai poveri e ai sofferenti, e una volta assimilata la si può
declinare nei più complessi ambiti della politica e dell’economia, collaborando per
una polis che sia accogliente e ospitale e al tempo stesso non vuota, non falsamente
neutra, ma ricca di contenuti umani, con un forte spessore etico. È qui – ha concluso
- il Papa - che i Christifideles laici sono chiamati a spendere generosamente la loro
formazione, guidati dai principi della Dottrina sociale della Chiesa, per una autentica
laicità, per la giustizia sociale, per la difesa della vita e della famiglia, per
la libertà religiosa e di educazione”. Di seguito il testo integrale del discorso
del Papa:
Signor Presidente, Signori Cardinali, venerati
Fratelli, illustri Signori e Signore, cari fratelli e sorelle!
Sono
molto lieto di entrare nel vivo della mia visita incontrando voi, che rappresentate
ambiti qualificati della società croata e il Corpo diplomatico. Il mio saluto cordiale
va a ciascuno personalmente e anche alle realtà vitali a cui appartenete: alle comunità
religiose, alle istituzioni politiche, scientifiche e culturali, ai settori
artistico, economico, sportivo. Ringrazio sentitamente Mons. Puljić e il Prof. Zurak
per le cortesi parole che mi hanno rivolto, come pure i musicisti che mi hanno accolto
con il linguaggio universale della musica. La dimensione dell’universalità,
distintiva dell’arte e della cultura, è particolarmente congeniale al Cristianesimo
e alla Chiesa Cattolica. Cristo è pienamente uomo, e tutto ciò che è umano trova in
Lui e nella sua Parola pienezza di vita e di significato.
Questo splendido
Teatro è un luogo simbolico, che esprime la vostra identità nazionale e culturale.
Potervi incontrare qui, riuniti insieme, è un motivo ulteriore di gioia dello spirito,
perché la Chiesa è un mistero di comunione e gioisce sempre della comunione, nella
ricchezza delle diversità. La partecipazione dei Rappresentanti delle altre Chiese
e Comunità cristiane, come pure delle religioni ebraica e musulmana, contribuisce
a ricordare che la religione non è una realtà a parte rispetto alla società: è invece
una sua componente connaturale, che costantemente richiama la dimensione verticale,
l’ascolto di Dio come condizione per la ricerca del bene comune, della giustizia e
della riconciliazione nella verità. La religione mette l’uomo in relazione con Dio,
Creatore e Padre di tutti, e deve quindi essere una forza di pace. Le religioni devono
sempre purificarsi secondo questa loro vera essenza per corrispondere alla loro genuina
missione.
E qui vorrei introdurre il tema centrale della mia breve
riflessione: quello della coscienza. Esso è trasversale rispetto ai differenti campi
che vi vedono impegnati ed è fondamentale per una società libera e giusta, sia a livello
nazionale che sovranazionale. Penso, naturalmente all’Europa, di cui la Croazia è
da sempre parte sul piano storico-culturale, mentre sta per entrarvi su quello politico-istituzionale.
Ebbene, le grandi conquiste dell’età moderna, cioè il riconoscimento e la garanzia
della libertà di coscienza, dei diritti umani, della libertà della scienza e, quindi,
di una società libera, sono da confermare e da sviluppare mantenendo però aperte la
razionalità e la libertà al loro fondamento trascendente, per evitare che tali conquiste
si auto-cancellino, come purtroppo dobbiamo constatare in non pochi casi. La qualità
della vita sociale e civile, la qualità della democrazia dipendono in buona parte
da questo punto “critico” che è la coscienza, da come la si intende e da quanto si
investe sulla sua formazione. Se la coscienza, secondo il prevalente pensiero moderno,
viene ridotta all’ambito del soggettivo, in cui si relegano la religione e la morale,
la crisi dell’occidente non ha rimedio e l’Europa è destinata all’involuzione. Se
invece la coscienza viene riscoperta quale luogo dell’ascolto della verità e del bene,
luogo della responsabilità davanti a Dio e ai fratelli in umanità – che è la forza
contro ogni dittatura – allora c’è speranza per il futuro.
Sono grato
al Prof. Zurak perché ha ricordato le radici cristiane di numerose istituzioni culturali
e scientifiche di questo Paese, come del resto è avvenuto in tutto il continente europeo.
Ricordare queste origini è necessario, anche per la verità storica, ed è importante
saper leggere in profondità tali radici, perché possano animare anche l’oggi. Decisivo,
cioè, è cogliere il dinamismo che sta dentro l’avvenimento – per esempio – della nascita
di un’università, o di un movimento artistico, o di un ospedale. Occorre comprendere
il perché e il come ciò sia avvenuto, per valorizzare nell’oggi tale dinamismo, che
è una realtà spirituale che diventa culturale e quindi sociale. Alla base di tutto
ci sono uomini e donne, ci sono delle persone, delle coscienze, mosse dalla forza
della verità e del bene. Ne sono stati citati alcuni, tra i figli illustri di questa
terra.
Vorrei soffermarmi su Padre Ruđer Josip Bošković, gesuita,
che nacque a Dubrovnik trecento anni or sono, il 18 maggio 1711. Egli impersona molto
bene il felice connubio tra la fede e la scienza, che si stimolano a vicenda per una
ricerca al tempo stesso aperta, diversificata e capace di sintesi. La sua opera
maggiore, la Theoria philosophiae naturalis, pubblicata a Vienna e poi a Venezia a
metà del Settecento, porta un sottotitolo molto significativo: redacta ad unicam legem
virium in natura existentium, cioè “secondo l’unica legge delle forze esistenti
in natura”. In Bošković c’è l’analisi, c’è lo studio di molteplici rami del
sapere, ma c’è anche la passione per l’unità. E questo è tipico della cultura cattolica.
Per questo è segno di speranza la fondazione di un’Università Cattolica in Croazia.
Auspico che essa contribuisca a fare unità tra i diversi ambiti della cultura contemporanea,
i valori e l’identità del vostro Popolo, dando continuità al fecondo apporto ecclesiale
alla storia della nobile Nazione croata. Ritornando a Padre Bošković, gli esperti
dicono che la sua teoria della “continuità”, valida sia nelle scienze naturali
sia nella geometria, si accorda in modo eccellente con alcune delle grandi scoperte
della fisica contemporanea. Che dire? Rendiamo omaggio all’illustre Croato, ma anche
all’autentico Gesuita; rendiamo omaggio al cultore della verità che sa bene quanto
essa lo superi, ma che sa anche, alla luce della verità, impegnare fino in fondo le
risorse della ragione che Dio stesso gli ha dato.
Oltre all’omaggio,
però, occorre far tesoro del metodo, dell’apertura mentale di questi grandi uomini.
Ritorniamo dunque alla coscienza come chiave di volta per l’elaborazione culturale
e per la costruzione del bene comune. È nella formazione delle coscienze che la Chiesa
offre alla società il suo contributo più proprio e prezioso. Un contributo che comincia
nella famiglia e che trova un importante rinforzo nella parrocchia, dove i bambini
e i ragazzi, e poi i giovani imparano ad approfondire le Sacre Scritture, che sono
il “grande codice” della cultura europea; e al tempo stesso imparano il senso della
comunità fondata sul dono, non sull’interesse economico o sull’ideologia, ma sull’amore,
che è “la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità
intera” (Caritas in veritate, 1). Questa logica della gratuità, appresa nell’infanzia
e nell’adolescenza, si vive poi in ogni ambito, nel gioco e nello sport, nelle relazioni
interpersonali, nell’arte, nel servizio volontario ai poveri e ai sofferenti, e una
volta assimilata la si può declinare nei più complessi ambiti della politica e dell’economia,
collaborando per una polis che sia accogliente e ospitale e al tempo stesso non vuota,
non falsamente neutra, ma ricca di contenuti umani, con un forte spessore etico. È
qui che i Christifideles laici sono chiamati a spendere generosamente la loro formazione,
guidati dai principi della Dottrina sociale della Chiesa, per una autentica laicità,
per la giustizia sociale, per la difesa della vita e della famiglia, per la libertà
religiosa e di educazione.
Illustri amici, la vostra presenza e la
tradizione culturale croata mi hanno suggerito queste brevi riflessioni. Ve le lascio
quale segno della mia stima e soprattutto della volontà della Chiesa di camminare
con la luce del Vangelo in mezzo a questo popolo. Vi ringrazio per la vostra attenzione
e di cuore benedico tutti voi, i vostri cari e le vostre attività.