2011-06-04 08:33:30

Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica


Nella Solennità dell’Ascensione la liturgia ci propone il passo del Vangelo in cui Gesù risorto si prepara a salire in cielo, alla destra del Padre. Si manifesta su un monte in Galilea ai discepoli, che tuttavia restano dubbiosi. Ma il Signore li esorta così:

“Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.

Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:RealAudioMP3

È arrivato il momento del commiato, Gesù lascia definitivamente i discepoli. L’appuntamento è in Galilea, da dove tutto era cominciato, come piace ricordare a Matteo, non tanto per valore geografico, ma simbolico e teologico. Era territorio di mescolanza etnica e religiosa, sui confini con altri mondi religiosi e facile preda degli eserciti invasori. In quel contesto la missione che Gesù affida ai suoi discepoli acquista orizzonti aperti e sfidanti: la loro destinazione sono “tutti i popoli” e l’impegno dura “fino alla fine del mondo”. Eppure sono solo uno sparuto gruppetto, sprovveduti e anche dubbiosi su tutto quello che hanno visto e vissuto. Non fa niente, a loro Gesù affida il compito di raggiungere i popoli e annunciare il vangelo del Regno, chiamandoli a conversione e apertura di cuore. Dovranno battezzarli, cioè immergerli nel mistero del Dio Uno e Trino, dovranno comunicare le grandi Parole di Dio pronunciate dal Figlio, perché ne siano impregnati e in esse trovino senso e verità a cui vincolarsi con amore. Ci vuole davvero, come scrive Paolo nella seconda lettura, “uno spirito di sapienza e di rivelazione” per mantenere fedeltà al messaggio genuino, per mettersi sulle strade dell’annuncio con coraggio e creatività, per attraversare Giudea e Samaria e spingersi fino ai confini della terra. Interverrà lo Spirito, li temprerà col fuoco e la profezia.







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