2011-06-03 15:24:18

Yemen: Saleh scampato ad un attacco degli insorti contro il palazzo presidenziale


Il presidente dello Yemen, Ali Abdullah Saleh, è vivo ed è scampato ad un attacco da parte degli insorti: è quanto rendono noto fonti del Partito della conferenza popolare, al potere nel Paese, smentendo la notizia della morte del capo di Stato yemenita, diffusa dall’emittente televisiva locale ‘Suhayl’. La televisione panaraba “al Arabiya” precisa che il presidente Saleh è stato ferito alla testa in maniera lieve mentre si trovava all'interno del palazzo presidenziale, bersaglio dell'artiglieria delle milizie tribali alleate dell'opposizione. Questa mattina almeno 50 persone sono morte nei combattimenti tra i miliziani delle tribù dissidenti e le forze del regime. Un portavoce del governo, citato dalla Cnn, ha riferito inoltre che sono almeno sette gli alti funzionari del governo yemenita rimasti feriti in seguito al bombardamento della moschea vicino al palazzo presidenziale.

Siria: nuove manifestazioni
Tensione altissima anche in Siria, dove almeno 70 persone sono morte, dopo 4 giorni di scontri tra l’esercito e gli oppositori del presidente Bashar al Assad che, fino a ieri, si sono dati battaglia nella regione di Homs. Ed oggi si registra il dodicesimo venerdì consecutivo di proteste dall’inizio delle manifestazioni anti-governative. Le dimostrazioni sono state di nuovo indette sui social network e, secondo testimoni, da stamani gli accessi ad internet sono completamente bloccati. Intanto, dopo due giorni di incontri in Turchia, i gruppi di opposizione siriani hanno chiesto in una dichiarazione congiunta le "dimissioni immediate" del presidente.

Stati Uniti-Iran
Nuova tensione tra Stati Uniti e Iran. Il dipartimento di Stato americano ha accusato le forze di sicurezza iraniane della morte di Haleh Sahabi, figlia di un noto oppositore, deceduta mercoledì scorso durante i funerali di suo padre a Teheran. Il corteo funebre è stato interrotto dalla polizia, che ha tentato di disperdere la folla. La dissidente ha protestato con la polizia, e sarebbe colpita da infarto dopo essere stata maltrattata.

Iraq: attentato contro una moschea, almeno 17 morti
Ancora violenza in Iraq, almeno 17 persone sono rimaste uccise e circa 50 ferite in un attentato compiuto vicino a una moschea di Tikrit, 160 km a nord di Baghdad. L'attentato è avvenuto al termine delle preghiere del venerdì, ha riferito una fonte dei servizi di sicurezza. Tra i feriti ci sono due membri del consiglio provinciale e un ufficiale di polizia. L'ordigno era all'interno di un barile posto proprio all'entrata del luogo di culto.

Libia, bombardamenti su Tripoli
Resta sempre drammatica la situazione in Libia, dove anche la notte scorsa sono proseguiti i raid aerei della Nato. I caccia dell'Alleanza hanno attaccato alcuni obiettivi situati a Tripoli, colpendo anche l'area vicino al bunker del colonnello Gheddafi. Secondo fonti governative, sarebbero morte due persone. E intanto la diplomazia internazionale è al lavoro per risolvere la crisi: la Russia, che continua chiedere una soluzione politica, ha annunciato l’invio di un proprio emissario a Bengasi e Tripoli. Anche la Cina ha confermato di aver preso contatti con il leader dell'opposizione libica, Abdel Jalil.

Medio Oriente, mediazione della Francia
La Francia si è detta disponibile ad ospitare a luglio una conferenza di pace sul Medio Oriente. A riferirlo il ministro degli Esteri francese Juppè dopo alcuni incontri diplomatici a Ramallah. Sul tavolo un piano che ricalca la proposta del presidente americano Obama con il ritorno ai confini del 1967 ma con un’attenzione più forte alla sicurezza degli stati israeliano e palestinese.

Afghanistan
Non si fermano gli attacchi dei talebani in Afghanistan. Tre soldati della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato) sono stati uccisi ieri in altrettante circostanze in diverse regioni del Paese. Lo ha reso noto la stessa Isaf a Kabul. In due diversi comunicati l'Isaf ha indicato prima che un militare è deceduto nel sud per lo scoppio di un rudimentale ordigno, e poi che altri due sono morti per l'esplosione di un'altra bomba nel nord e per un attacco degli insorti ell'est del Paese. I militari stranieri morti in Afghanistan sono 223 dall'inizio dell'anno e sei da ieri.

Mladic davanti ai giudici del Tribunale Penale internazionale
Ratko Mladic, l'ex capo militare dei serbi di Bosnia arrestato il 26 maggio scorso in Serbia dopo 16 anni di latitanza, si è presentato oggi, per la prima volta, davanti ai giudici del Tribunale Penale internazionale dell’Aja. Pesantissimo, per lui, il capo d’imputazione: crimini di guerra e contro l'umanità e di genocidio per la guerra di Bosnia. Ce ne parla Marco Guerra:RealAudioMP3

L'ex generale serbo bosniaco, Ratko Mladic, si è rifiutato di dichiararsi ''colpevole o innocente'', oggi alla sua prima apparizione davanti ai giudici dell'Aja, definendo le accuse ''ripugnanti''. Mladic ha detto ai giudici di non avere letto l'atto di imputazione che in 37 pagine racchiude undici reati. Il giudice Alphons Orie allora ha letto una sintesi del documento e al passaggio sulle responsabilità nell'assedio di Sarajevo e nella strage di Srebrenica, l’ex capo militare dei serbi di Bosnia ha scosso la testa in segno di disapprovazione. Come è previsto dalla procedura, la corte ha quindi fissato la prossima udienza per il 4 luglio, dandogli 30 giorni di tempo per prendere in esame gli atti e iniziare a preparare la sua difesa. Su richiesta dello stesso imputato, i giudici hanno poi ascoltato Mladic in una “sessione privata” circa il suo stato di salute. Dopo di che, approfittando della presenza dei giornalisti di tutto il mondo, Mladic ha chiuso l’udienza con un sorta di comizio: ''Ho difeso il mio popolo, la mia terra e ora difendo me stesso, voglio vivere per mostrare che sono un uomo libero'', ha detto con tono fermo l’ex militare. ''Non ho ucciso individui in quanto musulmani o croati. ho solo difeso il mio paese'', ha ripetuto, assicurando che lui non ha paura di nessuno. Intanto fanno discutere le parole del presidente serbo, Boris Tadic, secondo il quale fino alla caduta di Milosevic, il generale Mladic girava liberamente e protetto dalle autorità. “Il prezzo pagato dalla Serbia di fronte alla comunità internazionale è estremamente alto – ha aggiunto Tadic – ma abbiamo dimostrato la determinazione per il ripristino della sua credibilità internazionale”.

Fiat-Usa
Raggiunto un accordo tra la Fiat e il Tesoro americano per Chrysler. Il Lingotto eserciterà l’opzione del 6% - quota ancora nelle mani di Washington – per acquistare la casa automobilistica di Detroit. L’intesa è di 500 milioni di dollari e permetterà alla Fiat di salire al 52% di Chrysler. Gratitudine è stata espressa dal Lingotto all’amministrazione Obama per l’aiuto ricevuto due anni fa. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 154







All the contents on this site are copyrighted ©.