Il nunzio in Croazia: Benedetto XVI porta la speranza che viene dall'amicizia con
Gesù
Sulle attese di questo viaggio del Papa in Croazia, Giada Aquilino ha intervistato
il nunzio apostolico a Zagabria, mons. Mario Roberto Cassari:
R. - La Chiesa
croata e tutti i fedeli si sono veramente ben preparati a questo incontro, e le attese
e le speranze sono grandi e – dalla percezione che si ha – si potrebbero sintetizzare
in questo modo: si è certi che il Signore, attraverso la profondità, la chiarezza
dei messaggi che Papa Benedetto ci lascerà, potrà seminare nei cuori di tante persone
ricchi frutti spirituali. Ma quello che sarà sicuramente un elemento comune sarà il
suscitare la speranza, la rinnovata speranza di cui Papa Benedetto è un grande testimone.
Questa speranza – come ci dice il Santo Padre - non può darcela il mondo veramente
tormentato di oggi, ma la può dare solamente l’amicizia con il Signore, con Cristo
Gesù. Papa Benedetto ci infonderà certamente con forza tale speranza. Egli ci inviterà,
ci incoraggerà ad accoglierla, a coltivarla in ogni ambiente, anche con la santità
della nostra vita di tutti i giorni e con il coraggio della testimonianza fattiva
del Vangelo. Senza dubbio Papa Benedetto ci ricorderà le figure dei numerosi Santi
della Croazia, della Chiesa croata e ce li additerà con vigore: per esempio, il Beato
Stepinac, il giovane Beato Ivan Merz. Ecco: i fedeli croati ( e non solo, ne sono
certo), come tutti noi, abbisogniamo di questa “iniezione” di speranza cristiana
che solo il Papa – Successore di Pietro – può infonderci. Gli uomini e le donne che
hanno speranza – speranza cristiana – non temono nessun ostacolo.
D.
- Quanto sulla storia della Chiesa in Croazia hanno influito le visite di Giovanni
Paolo II? E ora, che Chiesa troverà Papa Benedetto?
R. - Quando venne
Papa Giovanni Paolo II in Croazia, come ben si sa, i tempi e le situazioni storiche
di questo Paese erano differenti da oggi. La Croazia aveva acquisito la propria indipendenza,
aprendo cosi la strada ad una reale democrazia. La Santa Sede – come ben risaputo
– diede allora un vigoroso sostegno alla Croazia, e tutti conoscono e riconoscono
tale sostegno. Il ruolo, infatti, della Chiesa e della Santa Sede a sostegno dell’indipendenza
del Paese continua ad essere motivo di riconoscenza da parte della gente e anche delle
autorità pubbliche, e viene espresso in molteplici circostanze. Adesso viene Papa
Benedetto che, da cardinale, visitò alcune volte questo Paese. E senza dubbio sarà
motivo di soddisfazione per il Papa constatare ancora e di persona come questa Chiesa
sia guidata da pastori zelanti, preparati, coraggiosi, con cui collaborano bravi sacerdoti,
religiosi, religiose, laici impegnati. Il Papa saprà proporre con forza il ruolo centrale
dei valori cristiani del popolo croato, nonché il rafforzamento di una società sempre
più libera e giusta. Infatti, la Chiesa croata nel suo insieme non ha mai smesso e
non smetterà mai di essere messaggera di riconciliazione, di dialogo, di giustizia
e di solidarietà. Ma il Santo Padre ben conosce quanto siano profondi la fedeltà,
il rispetto, l’ammirazione del popolo croato per il Papa e per la Chiesa cattolica
universale, e come questi sentimenti si può cogliere, credo, in ogni ceto della popolazione,
tali esperienze che la Croazia cristiana ha sempre vissuto. Personalmente potrei dire
che negli oltre tre anni che mi trovo in questo Paese, ho sempre ammirato lo spirito
di comunione esistente tra questi vescovi, come pure le decisioni che essi prendono
a “voce unica” su tutte le questioni ecclesiali e, in definitiva, in vista di una
“nuova e profonda evangelizzazione” della Croazia, nonostante tutte le difficoltà
che pure in questo Paese esistono. Dicevo che anche i fratelli nel sacerdozio (siano
essi secolari o religiosi), come pure le religiose, sono di esempio, e tutti ammiriamo
la loro “passione” messa in campo – in sintonia con i vescovi - nello stare vicini
al popolo di Dio. Essi sono presenti in tutti gli ambienti. Devo citare, ovviamente,
i fedeli laici che sono il “cuore” della Chiesa croata e sono uomini e donne di fede
profonda, di grande testimonianza cristiana, partecipi nella maggior parte alla vita
della Chiesa nelle parrocchie, nell’insegnamento, nella catechesi, nei gruppi di preghiera
e di volontariato, negli ospedali, nei mass media eccetera. I nostri fedeli sono fieri
della loro identità cristiana e tutti ci auguriamo che restino sempre tali, magari
con una partecipazione più attiva e convinta in tutti gli ambienti della società croata.
D.
- La Santa Sede fu uno dei primi Stati a riconoscere la Croazia indipendente. Oggi
il Paese punta a divenire membro a pieno titolo dell’Unione Europea. Qualcuno ha cercato
perciò di dare al viaggio del Papa un significato “diplomatico”. Eppure Benedetto
XVI viene da voi in visita pastorale…
R. - Dopo la Slovenia, è la Croazia,
tra i Paesi candidati dell’Europa Centro-Orientale, il più vicino all’entrata nell’Unione
Europea. Come si sa, vi è ancora qualche ostacolo, ma si suppone che il tutto possa
concludersi positivamente. E’ sotto gli occhi di tutti come la Croazia stia mettendo
vigoroso impegno - sebbene in un non facile contesto socio-economico-politico – nel
portare avanti programmi di riforme ben precisi e indispensabili. Papa Benedetto segue
con attenzione il cammino della Croazia che si appresta a breve ad essere Stato membro
dell’Unione Europea. E in tal senso la Santa Sede e la Chiesa croata hanno dato e
danno il loro contributo positivo. Tuttavia è fuor di dubbio che la Croazia dovrà
affrontare “le molteplici sfide dell’Europa”, di questa nostra Europa che si allontana
dalle sue radici cristiane. Sono le sfide che tutti noi conosciamo e che provengono
da una martellante mentalità che tenta di inculcare elementi non positivi che hanno
nomi ben precisi: il secolarismo, il consumismo, il relativismo, il permissivismo,
pericolose concezioni sulla famiglia e sulla vita, e cosi via. Tutto ciò mina o può
minare o rendere più vulnerabile anche la società croata nel suo insieme, con effetti
deleteri soprattutto tra i giovani e le famiglie. Papa Benedetto ben conosce queste
“sfide” e si è certi che Egli, oltre all’invito a risvegliare la fede e la testimonianza
cristiana, saprà toccare il cuore di tutti e saprà indicare metodi e strade giuste
per un rinnovamento spirituale e un risveglio delle coscienze. L’auspicio più grande
sarebbe che la Croazia possa entrare a far parte dell’’Unione Europea senza “svendere”
o “sacrificare” le sue secolari radici cristiane, la propria identità che è prettamente
cristiana. Di fatti, il Santo Padre ben conosce le radici secolari delle tradizioni
culturali e cristiane della Croazia che si sono accresciuti negli ultimi decenni anche
grazie all’azione della Chiesa a favore del popolo e delle vittime del confronto con
il regime comunista, nonché a sollievo delle sofferenze causate dal tragico recente
conflitto per l’indipendenza nazionale. In definitiva, il viaggio del Santo Padre
è, e sarà, una visita pastorale ed è da escludere il dare un “significato diplomatico”
o politico alla presenza in Croazia di Papa Benedetto.