Rapporto Ecri sul razzismo: in Azerbaigian, Cipro e Serbia ancora discriminazioni
e intolleranze
Desta preoccupazione in Azerbaigian “la situazione dei gruppi religiosi non registrati
e delle persone che chiedono protezione internazionale”. Lo ha dichiarato Nils Muiznieks,
presidente della Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (Ecri), nel
presentare questa settimana i suoi rapporti su Azerbaigian, Cipro e Serbia. Secondo
Muiznieks - riferisce l’agenzia Sir - nei tre Paesi si sono registrati dei progressi,
ma rimane ancora molto da fare, se in Azerbaigian “sono state adottate misure per
migliorare l'accesso dei rifugiati ai diritti sociali”, ma sono state pure inasprite
“alcune disposizioni e prassi già restrittive in materia di comunità religiose”, e
cosi anche le domande di ri-registrazione in corso “sono esposte a trattamenti arbitrari”.
“Ci sono casi – ha aggiunto il presidente della Commissione - di abusi da parte di
funzionari di pubblica sicurezza contro i membri dei gruppi minoritari” e manca “un
meccanismo indipendente per la gestione delle denunce contro la Polizia”. A Cipro,
rimangono invece critiche – ha sottolineato Muiznieks - la “sproporzionata concentrazione
di alunni turco-ciprioti e rom in alcune scuole” e “la situazione vulnerabile dei
collaboratori domestici stranieri”. Tra le raccomandazioni formulate dalla Commissione
contro il razzismo e l’intolleranza alle autorità cipriote, quella di “adottare misure
urgenti per attuare pienamente il programma ‘zone’ di priorità educativa” al fine
di “garantire che il diritto all'istruzione sia rispettato nella pratica”; di rivedere
“i propri piani legislativi per adottare una politica che imponga ai cittadini di
Paesi terzi che intendano sposare un cittadino cipriota o dell'Unione europea di passare
un colloquio prematrimoniale con le autorità per l’immigrazione”; di migliorare il
sistema di archiviazione del Tribunale affinché i casi vengano classificati anche
per argomento e vengano chiaramente indicati gli elementi di razzismo”. Riguardo la
Serbia, il presidente dell’Ecri ha detto che “la legge sulle Chiese e le comunità
religiose continua a discriminare tra Chiese tradizionali e non tradizionali” e “le
comunità di minoranze religiose, in precedenza riconosciute”, devono registrarsi nuovamente
con una procedura “invasiva e complicata”. (R.G.)