La visita del Papa in Croazia. Mons. Srakic: un viaggio per risvegliare le coscienze
in un momento di crisi
In Croazia fervono gli ultimi preparativi per la visita pastorale che Benedetto XVI
compirà sabato e domenica a Zagabria in occasione della Giornata delle famiglie cattoliche
croate. Il Papa, durante l'udienza generale, ha invitato i fedeli a pregare per questo
viaggio perché “porti molti frutti spirituali e le famiglie cristiane siano sale della
terra e luce del mondo”. Quattro gli eventi principali del viaggio: l’incontro con
la società civile e i leader religiosi, la veglia di preghiera con i giovani, la Messa
per la Giornata delle famiglie e la preghiera presso la tomba del Beato Stepinac,
vescovo e martire sotto il regime comunista. Come sempre, la visita apostolica di
Benedetto XVI si svolge all’insegna di un motto: ce ne parla mons. Marin Srakic,
arcivescovo di Dakovo-Osijek, presidente della Conferenza episcopale croata, intervistato
dalla nostra inviata a Zagabria Giada Aquilino:
R. - Come
motto del viaggio del Santo Padre la Conferenza episcopale croata ha scelto “Insieme
in Cristo”. Esso esprime il bisogno della comunione a tutti i livelli in Cristo. La
comunione in Cristo rimanda alla natura della Chiesa, all’approfondimento dell’identità
ecclesiale della famiglia e della vocazione cristiana, nonché ad essere più riconoscibili
nella società grazie al nostro impegno per il bene comune, grazie al dono di se stessi
e alla forza della Croce. Il Santo Padre ci fa visita in un momento in cui tutto il
mondo, e con il mondo anche il nostro popolo croato, respirano un’aria di seria crisi
culturale, economica e politica, dietro alla quale si cela una profonda crisi spirituale.
Questa crisi propaga l’indifferenza, accentua le divergenze ideologiche e di altro
tipo; predomina una certa apatia, scetticismo, immobilità e stanchezza spirituale;
e quando non si riesce a fare il bene, il Papa, come padre di tutti i fedeli, con
il suo amore ci conduce a prendere il largo, dove si può vedere un futuro sereno.
D.
- Il Papa partecipa domenica 5 giugno all'Incontro nazionale delle famiglie croate:
che realtà sono le famiglie oggi in Croazia? E quante persone sono attese all'Incontro
delle famiglie col Papa il 5 giugno?
R. - Come ragione principale della
sua visita apostolica, il Santo Padre ha menzionato, nella sua risposta al nostro
invito, la celebrazione dell’Incontro nazionale delle famiglie croate, che la nostra
Chiesa organizza per la prima volta. Con questa celebrazione vorremmo porre l’attenzione
della società croata, delle sue istituzioni legislative e dei suoi mass media un accento
sul matrimonio e sulla famiglia come cellula vitale del popolo croato e della società
croata intera. Vogliamo risvegliare la coscienza, dicendo che la famiglia rappresenta
l’insostituibile cellula embrionale della vita del popolo e della Chiesa croata; essa
non è soltanto fonte di una nuova vita, ma è anche il nucleo ideale, in cui l’essere
umano può crescere fisicamente e spiritualmente. Siamo consapevoli che un futuro felice
e la rinascita di un popolo possono realizzarsi soltanto tramite la famiglia. Purtroppo,
la famiglia è corrotta dall’individualismo, dall’edonismo e dal materialismo pratico,
il che si manifesta nel crescente numero di coppie legate dal vincolo del matrimonio
che si separano. Ci sono forti pressioni che non solo negano, ma anche attaccano apertamente
i valori del matrimonio e della famiglia. Si ha come conseguenza anche un basso tasso
di natalità. Nella piazza di Ban Jelačić, a Zagabria, ci saranno 25 mila giovani;
nell’Ipodromo attendiamo almeno 300 mila persone, o forse più. La nostra gente,
in occasioni simili è imprevedibile.
D. - Eccellenza, che ricordo oggi
c'è della guerra degli anni '90 in Croazia?
R. - Ci sono ancora le ferite
della guerra degli anni ’90: le fabbriche, le case, le chiese, ancora non sono state
ricostruite e ancora tante sono le ferite psichiche, ma anche spirituali. Dobbiamo
però riconoscere che comunque finora abbiamo fatto dei passi grandi per quanto riguarda
il perdono, la riconciliazione e la collaborazione quotidiana fra i cittadini croati
di nazionalità croata e serba.
D. Come la figura del Beato Stepinac
può aver aiutato la Croazia durante la guerra?
R. - La figura del Beato
Stepinac era simbolo della speranza e perseveranza nei momenti difficili della storia
recente. Il suo motto era: "In te Domine speravi". Il suo esempio sollecitava il coraggio
della fede dei cattolici croati. Il suo esempio della dignità nella sofferenza nutre
la speranza cristiana del popolo croato.
D. - Che ricordo c'è delle
visite di Giovanni Paolo II in Croazia?
R. - Giovanni Paolo II ha visitato
il nostro Paese per tre volte. Il popolo croato ha conservato un ricordo indimenticabile
di Beato Giovanni Paolo II. La Santa Sede è stata tra i primi, che nel 1991, ha riconosciuto
la Repubblica di Croazia come Stato indipendente.
D. - Oggi la Croazia
che Paese è alla vigilia della visita di Benedetto XVI e nel cammino di avvicinamento
all'Unione Europea?
R. - Il Papa Benedetto XVI viene tra noi nel momento
in cui la Croazia si avvicina all’Unione Europea. Ricordiamo ancora le sue parole
paterne pronunciate a noi vescovi cinque anni fa, in occasione della visita “ad Limina”.
Ci disse allora: “Il vostro Paese, la Croazia, vive da sempre nella cornice della
civiltà europea e vuole giustamente essere riconosciuto quale membro dell’Unione Europea.
Con l’ingresso in questa istituzione è suo desiderio collaborare per il bene di tutti
gli abitanti del continente... Nell’incoraggiarvi a perseverare, vi garantisco il
sostegno della Santa Sede, che ha sempre apprezzato e amato la Croazia”.