Francia: ribadito il divieto di ricerca sull’embrione
Ristabilimento del principio che vieta (con alcune deroghe) la ricerca sull’embrione
umano, rifiuto di estendere alle coppie formate da donne l’accesso all’assistenza
medica alla procreazione, allargamento della donazione di gameti (che resta anonima)
anche da parte di persone che non hanno mai procreato, «no» al trasferimento post
mortem degli embrioni: sono alcuni dei punti contenuti nel progetto di legge sulla
bioetica approvato, in seconda lettura, dall’Assemblea nazionale francese. Hanno votato
a favore del testo, che adesso torna al Senato, - riferisce L'Osservatore Romano -
duecentottanta deputati; i «no» sono stati duecentodiciassette, trentasette gli astenuti.
Per quanto concerne la ricerca sull’embrione, dunque, l’Assemblea è restata sulla
posizione difesa dal Governo, quella cioè di conservare l’attuale dispositivo (divieto
con deroghe) respingendo l’opzione del Senato — appoggiata con favore da numerosi
medici — che aveva proposto un’«autorizzazione inquadrata» della ricerca. I deputati
si sono in pratica espressi come a febbraio, in occasione della prima lettura. Decisivo
è stato l’emendamento presentato, durante la discussione, da Jean Leonetti, relatore
della commissione incaricata di esaminare il provvedimento, e votato a larga maggioranza.
«In materia di ricerca è stato trovato un punto di equilibrio — ha commentato Leonetti
— cercando di fare chiarezza su ciò che è proibito e ciò che è consentito». Anche
il ministro del Lavoro, dell’Impiego e della Sanità, Xavier Bertrand, ha detto che
il divieto con deroghe, stabilito nel 2004, è la migliore soluzione possibile poiché
«non chiude la porta davanti ai progressi della scienza». Una soluzione auspicata
nei giorni scorsi anche dal cardinale André Vingt-Trois, presidente della Conferenza
episcopale, che aveva parlato del rischio di un «regresso di civiltà». Come detto,
il progetto di legge deve ora tornare in Senato per la seconda lettura. Nel caso persista
un disaccordo su punti fondamentali del testo, sarà l’Assemblea nazionale ad avere
l’ultima parola. (R.P.)