Convegno cristiano-islamico: per l’arcivescovo di Tunisi “la paura è una cattiva
consigliera”
“La paura è una cattiva consigliera” quando si affronta il tema delle relazioni tra
cristianesimo ed islam. Lo ha detto ieri, come riporta l'agenzia Sir, l’arcivescovo
di Tunisi, mons. Maroun Lahham, intervenendo al convegno torinese del Consiglio delle
Conferenze Episcopali d’Europa. “Noto un po’ dappertutto in Europa - ha detto il presule
– una certa fatica e una certa paura che possono determinare un rifiuto dell’islam.
“Le relazioni tra cristiani e musulmani – ha specificato – non saranno mai esenti
da ombre né da incomprensioni. Ombre sì, ma non crisi, e assolutamente mai panico”,
ha però chiarito l’arcivescovo. “I responsabili religiosi, di una parte e dell’altra
– ha proseguito mons. Lahham – hanno una grande sfida, quella di andare spesso controcorrente”.
Per quanto riguarda i cristiani, il loro compito è di affermare “che la presenza cristiana
nel mondo arabo non è frutto di un caso, ma piuttosto il segno della volontà di Dio”.
L’appello ai responsabili islamici è invece di “dire a chiara voce che le società
arabe musulmane non sono concepibili senza gli arabi cristiani”. In questo contesto,
ha chiarito l’arcivescovo, bisogna tenere conto del fatto che “il cristianesimo non
è un mondo monolitico, e non lo è nemmeno l’islam. Il vasto mondo del dialogo cristiano-islamico
in Medio Oriente e in Nord Africa è quindi assai variegato”. Però bisogna anche dire
– ha ripreso il presule – che la lunga storia di dialogo non può che portare del bene
agli uni e agli altri soprattutto se conduce, come è stato per la famosa primavera
araba, alla libertà religiosa, al diritto alla differenza e a una certa separazione
dei poteri. Mons. Maroun ha quindi concluso il suo intervento invitando a non seguire
la strada della “sfiducia o addirittura del conflitto” e a leggere invece “i segni
dei tempi” che permettono di individuare “quei semi di verità che Dio ha seminato
nel cuore di ogni uomo” e di dare “all’uomo di oggi la testimonianza che la vera fede
in Dio non può che avvicinare i credenti gli uni agli altri nel rispetto e nella collaborazione”.
(D.M.)