Batterio E-Coli: aumentano le vittime. Fonte dell'infezione non ancora identificata
Si aggrava in Europa il bilancio delle vittime causate dal batterio killer Escherichia-coli:
il numero dei morti è salito a 18, di cui 16 in Germania. Le persone contagiate sono
oltre 1500. Le autorità tedesche e l’Unione Europea hanno riconosciuto che il batterio,
rivelato su alcuni ortaggi provenienti dalla Spagna, non è lo stesso di quello riscontrato
nelle vittime. Restano da accertare le cause dell’epidemia. Il servizio di Amedeo
Lomonaco:
L’Organizzazione
mondiale della Sanità (Oms) ha reso noto che l’epidemia è stata generata da un ceppo
mai rilevato prima. La Commissione europea ha revocato l’allarme sui cetrioli spagnoli,
ritenuti nei giorni scorsi all’origine dell’epidemia. Le autorità sanitarie
tedesche precisano che la fonte dell'infezione non è stata ancora identificata. E’
stato invece accertato che il focolaio dell'epidemia è la zona intorno ad Amburgo.
La Russia, in seguito alla diffusione del batterio killer Escherichia-coli,
ha vietato l’importazione di verdura e ortaggi freschi da tutti i Paesi dell’Unione
Europa. La Commissione europea, che ha definito “sproporzionata” la decisione di Mosca,
chiederà alla Russia chiarimenti sulla decisione. Il premier spagnolo, Josè Luis Rodriguez
Zapatero, ha annunciato intanto che chiederà i danni economici per il pregiudizio
subito dall’agricoltura iberica. Secondo gli agricoltori spagnoli, le perdite
ammonterebbero a 200 milioni di euro a settimana. Le ripercussioni economiche
sono rilevanti e non riguardano solo la Spagna: da una ricerca condotta da
Coldiretti, emerge che l’arrivo del batterio killer in Europa, a dieci anni esatti
dal primo caso di “mucca pazza”, fa salire a cinque miliardi i danni provocati dalle
psicosi nei consumi generati da emergenze alimentari, vere e presunte.
Libia,
ancora raid a Tripoli E’ ancora alta la tensione in Libia. Nuovi raid aerei
della Nato hanno scosso Tripoli stanotte. Intanto, una commissione d'inchiesta istituita
dal Consiglio dei diritti umani dell'Onu, a Ginevra, ha denunciato il regime di crimini
contro l'umanità e di guerra. A preoccupare gli Stati Uniti è la questione terrorismo:
il capo del comando americano per l'Africa ieri ha parlato del rischio che armi libiche
finiscano nelle mani di Al Qaeda. Esiste veramente questo pericolo? Per fare un punto
sulla situazione, Irene Pugliese ha intervistato il direttore di Limes, Lucio
Caracciolo:
R. – Ci sono
certamente, nell’ambito della Cirenaica, tradizioni e componenti islamiste anche di
al Qaeda. Però immaginare che al Qaeda si possa impossessare delle rivolta di Bengasi
mi pare eccessivo. Per gli americani quello che conta non è tanto la Libia quanto
i collegamenti, le connessioni, tra la Libia ed eventualmente anche elementi qaedisti
libici ed altri terroristi della regione.
D. – Si può parlare, per quanto
riguarda Al Qaeda, ancora di una rete estesa e fortemente collegata in tutte queste
zone, come nel 2001, oppure ormai si tratta di singoli gruppi che operano in maniera
indipendente nei vari Paesi?
R. – Non solo si può parlare di singoli
gruppi, ma spesso anche di singoli individui. Poi, non dimentichiamo che il "qaedismo",
o comunque il terrorismo islamico, spesso viene enfatizzato o addirittura creato dai
regimi per legittimarsi: Solo che quando uno crea queste bestie pericolose non sempre
poi riesce a domarle.
D. – Intanto, il conflitto in Libia va avanti.
La Nato parla di una guerra agli sgoccioli, mentre Gehddafi continua a dichiarare
che non lascerà il potere. Qual è secondo lei il futuro di questo conflitto?
R.
– Direi che in Libia la situazione, dal punto di vista militare, è abbastanza in stallo.
La Cirenaica è in mano ai ribelli, gran parte della Tripolitania e del Fezzan è ancora
in mano a Gheddafi, ma soprattutto all’interno della Tripolitania stanno emergendo
linee di frattura: si vede che il regime è entrato in una fase di avvitamento finale,
che può durare anche parecchio. Penso che sarebbe opportuno arrivare, quantomeno,
ad un cessate-il-fuoco. Ma non mi pare ci siano al momento disponibilità in questo
senso. (bf)
Proteste in Siria, si aggrava il bilancio delle vittime Si
aggrava la situazione in Siria. Fonti locali riferiscono che oggi 15 persone sono
state uccise dalle forze della sicurezza nella città di Rastan. Un attivista per i
diritti umani ha reso noto inoltre che l’esercito del presidente, Bashar al-Assad,
ha ucciso almeno 43 civili durante le proteste avvenute martedì scorso, sempre a Rastan,
nel centro del Paese. Il servizio di Davide Maggiore:
La città
di Rastan, sotto assedio da domenica, sarebbe stata bombardata con l’artiglieria durante
i rastrellamenti. Tra i morti ci sarebbe anche una bambina di quattro anni. Un’altra,
di undici anni, sarebbe una delle nove persone rimaste uccise martedì scorso, nella
città meridionale di Hirak, durante irruzioni delle forze di sicurezza
in case private. Secondo l’Unicef, sono almeno 30 i minori che hanno perso la vita
nella repressione delle proteste, e molti altri sarebbero stati feriti, incarcerati
o torturati. Anche i dissidenti riuniti in Turchia stanno raccogliendo prove che permettano
di denunciare al Tribunale internazionale dell’Aja il presidente Assad, che intanto,
da Damasco, promette aperture. E’ di ieri l’annuncio della costituzione di un ente
per il dialogo nazionale, che è però composto in prevalenza da membri del partito
al potere, e non comprende esponenti dell’opposizione. Anche la prossima liberazione
di qualche centinaio di prigionieri politici, in seguito a un’amnistia, lascia scettici
i dissidenti, mentre gli Stati Uniti hanno definito il provvedimento un gesto “insufficiente”.
Il ministro degli Esteri russo, Lavrov, ha parlato, invece, di “tentativi” della comunità
internazionale di ottenere un cambio di regime in Siria, specificando che a questi
“va messa fine”.
Somalia, scontri a Mogadiscio Almeno 17 civili
sono rimasti uccisi oggi a Mogadiscio in violenti combattimenti. Gli scontri, secondo
fonti locali, sono avvenuti per il controllo del mercato centrale di Bakara tra insorti
shebab e forze filogovernative sostenute dalla forza di pace dell'Unione Africana
(Amisom).
Immigrazione, centinaia di migranti partiti dalla Tunisia dispersi
in mare Nuova tragedia del mare. Almeno 200 migranti sono dispersi al largo
della Tunisia, in seguito a un guasto del loro barcone, diretto verso le coste italiane.
Lo ha riferito l'agenzia tunisina Tap. La Guardia costiera di Tunisi ha recuperato
centinaia di persone, ma si teme che nella ressa molti migranti siano finiti in mare.
Giappone,
il premier supera la mozione di sfiducia Il primo ministro giapponese, Naoto
Kan, ha superato la mozione di sfiducia presentata in parlamento dall’opposizione.
Secondo diversi osservatori, è stato decisivo l’impegno - assunto poche ore prima
della votazione dallo stesso premier - a rassegnare le dimissioni dopo il superamento
dell’emergenza provocata dal terremoto dello scorso 11 marzo, seguito dallo tsunami
e dalla crisi nucleare. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia atomica (Aiea),
è stato sottovalutato il rischio legato allo tsunami per diverse delle 54 centrali
nucleari, non solo a Fukushima. Ascoltiamo Nevio Zitellini, ricercatore del
Cnr, intervistato da Francesca Sabatinelli:
R. - E’ stato
sottovalutato, perché non si aspettavano un terremoto magnitudo 9, con associato uno
tsunami proporzionale alla magnitudo del terremoto. I fatti hanno dimostrato che c’è
stata una sottostima.
D. - Professore, ad oggi, il sistema di stima
di quello che può essere l’impatto di uno tsunami, che modalità segue?
R.
- I terremoti non si possono prevedere e nemmeno gli tsunami. Lo tsunami si genera
quando il terremoto avviene in mare: quindi appena avviene il terremoto, l’onda sismica,
che è molto più veloce dello tsunami, viene ricevuta dalle stazioni sismiche a terra,
fanno i conti e lanciato l’allerta tsunami. Il problema però qual è? Quando c’è questo
grande terremoto in mare, non si sa mai se si genererà o no lo tsunami e quindi è
necessario dare poi la conferma dell’allerta oppure l’allerta tsunami viene cancellata.
Tutto questo funziona quando lo tsunami si genere lontano dalla costa, quando lo tsunami
si genera vicino alla costa non c’è il tempo per fare tutte queste misure. Purtroppo
il nostro pianeta, nella sua interezza, è fortemente antropizzato lungo la linea di
costa. (mg)
Pakistan, funerali del giornalista Saleem Shahzad In
Pakistan, si sono svolti stamani i funerali di Syed Saleem Shahzad, il giornalista
dell'International il cui corpo senza vita è stato trovato ieri a 150 km da Islamabad.
In base agli esami dell’autopsia il giornalista, prima di essere ucciso, è stato torturato.
Secondo diversi analisti, l’omicidio sarebbe connesso alle inchieste del giornalista
riguardanti i presunti legami dei Servizi segreti pakistani con organizzazioni terroristiche.
Il governo di Islamabad ha aperto un’inchiesta. (Panoramica internazionale a
cura di Amedeo Lomonaco)
Bollettino del Radiogiornale della Radio
Vaticana Anno LV no. 153