2011-06-01 15:10:41

Yemen: decine di morti nei nuovi scontri tra esercito e milizie tribali


Sono almeno 37 i morti negli scontri della scorsa notte in Yemen: sono andati avanti per ore i combattimenti nella capitale Sanaa tra le forze fedeli al contestato presidente, Ali Abdullah Saleh, e i combattenti sostenitori del capo tribale al-Ahmar. Che cosa differenzia le proteste e le violenze nello Yemen da quelle che si sono avute in altri Paesi? Francesca Sabatinelli lo ha chiesto a Francesco Zannini, ordinario di islam contemporaneo al Pontificio Istituto di Studi Arabi e di islamistica, Pisai:RealAudioMP3

R. - Credo che qui giochino molti fattori che non sono tutti presenti negli altri Paesi. Lo Yemen è un Paese che ha avuto un suo grosso sviluppo, ma che ha mantenuto un assetto tribale tradizionalistico. Quindi, l’elemento tribale è molto forte, anche negli ultimi scontri. All’elemento politico - questa forma di dittatura - reagisce una massa che lotta per i diritti umani, una massa pacifica alla quale si affiancano elementi sia di fondamentalismo islamico che elementi tribali. Ultimamente, sta acquistando sempre più l’aspetto di una guerra civile, più che di una protesta popolare come era negli altri Paesi.

D. - Professore, il ruolo dell’esercito in questa situazione qual è?

R. - Penso che mentre in Egitto - per esempio - il ruolo dell’esercito alla fine è stato in qualche modo fondamentale per approdare a una qualche forma risolutiva, qui non credo che l’esercito abbia le stesse capacità e la stessa indipendenza, in quanto o è asservito al potere, oppure è legato ai vari gruppi tribali. Di fatto, è di uno degli elementi all’interno della lotta, per cui è difficile che possa giocare quel ruolo di mediazione o di soluzione che può aver avuto per esempio in Egitto. (ma)

La Nato estende di altri tre mesi la missione militare in Libia
In Libia, continuano i bombardamenti su Tripoli, mentre la Nato annuncia che la missione militare sarà prolungata di tre mesi. Il servizio di Davide Maggiore.RealAudioMP3

“Siamo determinati a continuare le nostre operazioni per proteggere il popolo della Libia”, ha dichiarato il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Anders Fogh Rasmussen. “Con questa decisione - ha aggiunto - la Nato e i suoi partner inviano un chiaro messaggio al colonnello Gheddafi”. ll rais, tuttavia, non sembra intenzionato a lasciare il potere: il portavoce del governo ha smentito che nell’incontro di ieri con il presidente sudafricano, Jacob Zuma, Gheddafi abbia parlato di una exit strategy che gli permetta di abbandonare il Paese. Il colonnello ha anzi chiesto ufficialmente alle Nazioni Unite di sbloccare i beni del regime depositati all’estero. Secondo le lettere inviate al rappresentante libico al Palazzo di Vetro, il denaro servirebbe a ottenere cibo, medicinali e benzina: la domanda è stata però respinta. La stessa richiesta era stata formulata dai ribelli di Bengasi, che hanno ricevuto una risposta positiva dall’Italia attraverso Eni e Unicredit. Ieri, il regime ha diffuso una stima dei civili morti dall’inizio dei raid aerei della Nato: sarebbero 718 e oltre 4000 i feriti, mentre il numero dei militari uccisi non è stato reso noto. Ai giornalisti stranieri presenti a Tripoli, però, non sono state presentate prove a supporto di queste cifre, che l’Alleanza atlantica ha seccamente smentito. Intanto, dagli Stati Uniti intanto giunge la preoccupazione concreta sulla possibilità che armi libiche finiscano nelle mani di al Qaeda. Lo ha detto il capo del comando americano per l'Africa, il generale Carter F. Ham.

Iran, uccisa in scontri la figlia di noto dissidente
Una nota dissidente iraniana è morta durante scontri con la polizia a Teheran. Haleh Sahabi, 54 anni, ha avuto un arresto cardiaco durante tafferugli con le forze dell’ordine, secondo quanto riferisce il sito d’opposizione Kaleme. La donna stava partecipando al funerale del padre, celebre esponente dell’opposizione: per essere presente alla cerimonia, le autorità le avevano consentito di lasciare il carcere, dove sta scontando una condanna a due anni dopo essere stata arrestata durante le proteste contro la rielezione del presidente Ahmadinejad, nel 2009.

Iran, Ahmadinejad contestato da 165 deputati
Sempre in Iran, il presidente Ahmadinejad deve affrontare l’accusa di aver violato la Costituzione. Il parlamento ha infatti denunciato alla magistratura la decisione del presidente di assumere l’interim del ministero del Petrolio due settimane fa, dopo un rimpasto di governo. La lettera ufficiale firmata da 165 deputati su 290 è considerata dagli analisti l’ultimo sintomo dei contrasti tra Ahmadinejad e l’ala più conservatrice della sua fazione.

Italia, "sì" della Cassazione al referendum sul nucleare del 12 giugno
In Italia la Corte di Cassazione ha stabilito che il referendum sul nucleare si farà. Ha stabilito infatti che le recenti modifiche apportate dal governo alle norme sull'energia nucleare non precludono lo svolgimento del voto referendario. Il referendum sul nucleare si terrà il 12 e 13 giugno, insieme con i due sulla privatizzazione dell'acqua e a quello sulla norma del cosiddetto legittimo impedimento. In sostanza, la Corte ha accolto l’istanza presentata dal partito di opposizione Pd che chiedeva di trasferire il quesito sulle nuove norme appena votate nel decreto legge omnibus: quindi la richiesta di abrogazione rimane la stessa, ma invece di applicarsi alla precedente legge si applicherà appunto alle nuove norme sulla produzione di energia nucleare (art. 5 commi 1 e 8).

Aiea: esemplare il Giappone a Fukushima, ma sottovalutato lo tsunami
La reazione del Giappone all'incidente verificatosi nella centrale nucleare di Fukushima è stata "esemplare", ma il rischio tsunami è stato sottovalutato. È un passaggio della relazione preliminare del team di esperti dell'Agenzia internazionale dell'energia atomica (Aiea), dal quale emerge anche la richiesta di un'Authority indipendente. Il Giappone ha sottovalutato i rischi legati allo tsunami in diverse delle 54 centrali nucleari sparse sul suo territorio, ha scritto il team degli esperti Aiea, l'Agenzia atomica dell'Onu, e non solo a Fukushima dove l'11 marzo, dopo il sisma di magnitudo 9.0, si è abbattuta un'onda anomala stimata in circa 15 metri di altezza. La sintesi consegnata al governo di Tokyo è un’anticipazione del rapporto completo da presentare nella riunione del 20-24 giugno in programma a Vienna.

L’Arabia Saudita parla di 16 centrali nucleari entro il 2030
L’Arabia Saudita intende costruire 16 centrali nucleari entro il 2030. Pur essendo uno dei più grandi esportatori di petrolio, il regno wahabita vuole coprire il 20 per cento del suo fabbisogno energetico grazie all’atomo. I primi due reattori, secondo il governo, dovrebbero essere pronti in 10 anni, con un costo di circa 7 miliardi di dollari ciascuno. Dopo il disastro nella centrale giapponese di Fukushima, i Paesi del Golfo sono tra i pochi ad aver manifestato l’intenzione di investire ancora fortemente sull’energia nucleare.

Mladic davanti ai giudici dell’Aja venerdì
Ratko Mladic farà la sua prima apparizione davanti ai giudici dell'Aja venerdì 3 giugno alle 10. Lo ha comunicato il Tribunale penale internazionale (Tpi). Intanto, il procuratore capo del Tpi, Brammertz, ha elogiato il buon lavoro fatto dalla polizia e dalle autorità serbe nella cattura di Ratko Mladic, e ha detto che esprimerà tale soddisfazione nel suo intervento del 6 giugno prossimo al consiglio di sicurezza dell'Onu, nel quale presenterà il suo nuovo rapporto semestrale sulla collaborazione di Belgrado con il Tpi. Ma ha poi dichiarato che Mladic poteva essere arrestato prima e 16 anni di attesa sono un periodo “troppo lungo” per la giustizia. Brammertz ha sottolineato che a Mladic, nel carcere di Scheveningen dove è detenuto da ieri sera, sarà messa a disposizione la migliore e più completa assistenza medica e sanitaria, in modo che possa sostenere al meglio il processo a suo carico.

Germania: sconosciuta l’origine dell’epidemia-killer che sta colpendo anche l'Europa
L'origine dell'epidemia di E. Coli che ha colpito la Germania e si sta rapidamente diffondendo in Europa è ancora avvolta nel mistero e, secondo il ministro tedesco dell'Agricoltura e della Protezione dei consumatori - Ilse Aigner - non si può escludere alcuna fonte di possibile contaminazione. Intervistata dall'emittente televisiva Zdf, la Igner ha difeso la gestione della crisi da parte delle autorità tedesche dopo le critiche lanciate dalla Spagna. In particolare, ha sottolineato che su alcuni cetrioli contaminati provenienti dalla Spagna sono stati trovati patogeni del ceppo Ehec, anche se poi i risultati dei test hanno indicato che non si trattava degli stessi patogeni rilevati nei pazienti. Ad annunciare che probabilmente l'epidemia era legata al consumo di cetrioli dalla Spagna, era stato - la settimana scorsa - il ministro della Sanità di Amburgo, Pruefer-Storcks. Ma la stessa Pruefer-Storcks ha annunciato ieri i risultati dei primi esami, che "scagionerebbero" i cetrioli spagnoli. Finora, si sono registrati 16 decessi.

Il commissario Ue al Mercato interno oggi a Washington
Gli Stati Uniti devono accelerare la riforma delle banche per prevenire vantaggi non corretti degli istituti di credito americani sulle controparti europee. È quanto scrive il commissario europeo al Mercato interno, Michel Barnier, al segretario al Tesoro statunitense, Timothy Geithner. Barnier invita l'amministrazione Obama a premere sull'acceleratore delle riforme e a inasprire le regole, perchè Bruxelles è più avanti rispetto agli Usa in varie aree, dai requisiti di capitale ai limiti ai bonus. Il Financial Times cita la lettera di Barnier datata 27 maggio, in vista dell'arrivo del francese a Washington oggi. L'amministrazione Obama – precisa Barnier nella missiva – ha approvato la riforma di Wall Street, ma non si sta muovendo abbastanza velocemente per attuare le nuove norme. Nella lettera, Barnier mette in evidenza le preoccupazioni europee riguardo all'impegno degli Stati Uniti sugli standard di Basilea 3, con gli Usa che non hanno ancora adottato del tutto Basilea 2.

No della Camera Usa all’aumento del debito senza un piano di riduzione del deficit
La Camera boccia un aumento del debito americano di 2.400 miliardi di dollari. Con un voto simbolico, il cui esito era ampiamente atteso, i repubblicani inviano al presidente Barack Obama un messaggio chiaro: senza un piano di riduzione del deficit, non ci sarà alcun aumento del tetto del debito, ora pari a 14.290 miliardi di dollari. Un limite già toccato ma con le misure d'emergenza messe in campo dal Dipartimento del Tesoro il governo potrà far fronte ai propri impegni fino al 2 agosto prossimo: se entro quella data il Congresso non avrà approvato l'aumento, ci sarà il default con - secondo il Dipartimento guidato da Timothy Geithner - “conseguenze catastrofiche”. La proposta è stata bocciata con 318 voti contrari e 97 favorevoli, distante dalla maggioranza di due terzi necessaria per il passaggio. I democratici definiscono rischioso il “teatrino politico” dei repubblicani, che scommettono che la bocciatura non avrà effetti sui mercati finanziari perchè attesa. Obama incontrerà nelle prossime ore i repubblicani alla Camera sul bilancio e sul piano di riduzione del deficit e del debito.

Seul propone tre round di colloqui con Pyongyang per sbloccare i negoziati
La Corea del Nord ha riferito che Seul ha proposto tre round di colloqui al vertice per sbloccare la situazione di stallo nei rapporti intercoreani. La potente Commissione nazionale di Difesa ha sostenuto, scrive l'agenzia Kcna, che - quando le delegazioni delle due parti si sono confrontate segretamente il 9 maggio scorso - il Sud ha offerto di tenere incontri alla fine di giugno e del prossimo agosto, nonché a marzo 2012, così come colloqui a livello ministeriale. Durante l'incontro del 9 maggio, Seul “pregò con insistenza” il Nord di presentare le scuse per i due attacchi mortali del 2010 contro il Sud, che hanno fatto esplodere la tensione intercoreana. La risposta, come prevedibile, è stata negativa.

Shuttle: rientrato a Cape Canaveral, l'Endeavour non volerà più
E’ atterrato per l’ultima volta prima di essere dismesso lo space shuttle Endeavour questa mattina a Cape Canaveral, in Florida. La navetta della Nasa, con a bordo sei astronauti, tra cui l’italiano Roberto Vittori, ha toccato terra come previsto alle 2.35 ora locale, con un suggestivo atterraggio notturno. Era la penultima missione dell’era Shuttle, un esperimento importante come conferma il presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Enrico Saggese al microfono di Irene Pugliese:RealAudioMP3

R. – Lo Space shuttle è stato un esperimento importantissimo, perché ha provato a configurare un sistema di rientro, un sistema cioè riutilizzabile più volte. Non ha avuto il successo che meritava nel senso che l’aspettativa era quella di avere almeno 400 voli mentre ne abbiamo avuti soltanto 135, il costo è stato superiore alle attese. Però, la cosa importante è che ha dimostrato che si può creare una sorta di navicella con uomini e con esperimenti a bordo e che questa navicella è una navicella abbastanza sicura. In effetti, abbiamo avuto due grandi disastri, un disastro al lancio e un disastro al rientro, però purtroppo i sistemi di lancio dell’uomo non possono raggiungere la sicurezza totale.

D. - Quali i risultati più importanti raggiunti?

R. – Il fatto di aver fatto partire una collaborazione importante prima tra russi e americani e poi con partner di tutto il mondo, canadesi, europei, giapponesi.

D. – Una missione che ha visto anche un colloquio con il Papa…

R. – E’ stata una cosa veramente emozionante. Innanzitutto, per l’estrema disponibilità mostrata dal Papa che in questa veste storica ha accettato il ruolo di chi pone le domande e non dà le risposte. Le domande sono state estremamente interessanti e le risposte altrettanto importanti. Credo che il fatto che gli astronauti abbiano detto al Papa che vedono la terra come un elemento delicato fragile, che la tecnologia deve in qualche modo proteggere, sia stato un elemento importantissimo.

D. – Qual è ora la sfida spaziale?

R. – Dobbiamo riconquistare la voglia di cooperare anche con la Cina, anche con altri Paesi, in maniera tale che quando si pensa alla prossima generazione tutti siano presenti. Dobbiamo pensare poi a una navicella che possa viaggiare, che possa proteggere gli abitanti e che possa in qualche modo assisterli nei loro viaggi, viaggi che possono essere anche lunghi e quindi anche proteggerli quando andremo fuori della magnetosfera, fuori della zona della terra in cui la protezione dai raggi cosmici è ancora efficace. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Davide Maggiore)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 152







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