Shuttle: rientrato a Cape Canaveral, l'Endeavour non volerà più
E’ atterrato per l’ultima volta prima di essere dismesso lo space shuttle Endeavour
questa mattina a Cape Canaveral, in Florida. La navetta della Nasa, con a bordo sei
astronauti, tra cui l’italiano Roberto Vittori, ha toccato terra come previsto alle
2.35 ora locale, con un suggestivo atterraggio notturno. Era la penultima missione
dell’era Shuttle, un esperimento importante come conferma il presidente dell’Agenzia
spaziale italiana, Enrico Saggese al microfono di Irene Pugliese:
R. – Lo Space
shuttle è stato un esperimento importantissimo, perché ha provato a configurare un
sistema di rientro, un sistema cioè riutilizzabile più volte. Non ha avuto il successo
che meritava nel senso che l’aspettativa era quella di avere almeno 400 voli mentre
ne abbiamo avuti soltanto 135, il costo è stato superiore alle attese. Però, la cosa
importante è che ha dimostrato che si può creare una sorta di navicella con uomini
e con esperimenti a bordo e che questa navicella è una navicella abbastanza sicura.
In effetti, abbiamo avuto due grandi disastri, un disastro al lancio e un disastro
al rientro, però purtroppo i sistemi di lancio dell’uomo non possono raggiungere la
sicurezza totale.
D. - Quali i risultati più importanti raggiunti?
R.
– Il fatto di aver fatto partire una collaborazione importante prima tra russi e americani
e poi con partner di tutto il mondo, canadesi, europei, giapponesi.
D.
– Una missione che ha visto anche un colloquio con il Papa…
R. – E’
stata una cosa veramente emozionante. Innanzitutto, per l’estrema disponibilità mostrata
dal Papa che in questa veste storica ha accettato il ruolo di chi pone le domande
e non dà le risposte. Le domande sono state estremamente interessanti e le risposte
altrettanto importanti. Credo che il fatto che gli astronauti abbiano detto al Papa
che vedono la terra come un elemento delicato fragile, che la tecnologia deve in qualche
modo proteggere, sia stato un elemento importantissimo.
D. – Qual è
ora la sfida spaziale?
R. – Dobbiamo riconquistare la voglia di cooperare
anche con la Cina, anche con altri Paesi, in maniera tale che quando si pensa alla
prossima generazione tutti siano presenti. Dobbiamo pensare poi a una navicella che
possa viaggiare, che possa proteggere gli abitanti e che possa in qualche modo assisterli
nei loro viaggi, viaggi che possono essere anche lunghi e quindi anche proteggerli
quando andremo fuori della magnetosfera, fuori della zona della terra in cui la protezione
dai raggi cosmici è ancora efficace.