Prosegue la protesta in Siria nonostante l'amnistia annunciata da Assad
Nonostante l’amnistia decisa dal governo siriano per i detenuti politici ed i membri
della Fratellanza musulmana, proseguono le rivolte contro il presidente Bashir el
Assad. Nella regione centrale di Homs l’esercito prosegue la sua opera di repressione
che in tre giorni di combattimenti ininterrotti ha provocato numerosi morti e feriti.
Intanto, per discutere del futuro del Paese e di un possibile processo di democratizzazione
si è aperta in Turchia la conferenza degli oppositori siriani. Ad Eric Salerno,
corrispondente per il Medio Oriente del quotidiano il Messaggero, Stefano Leszczynski
ha chiesto qual è il ruolo della Turchia nell’attuale crisi siriana:
R. - La Turchia
ha un rapporto molto stretto con la Siria, e la Turchia ha un rapporto importante
anche con Teheran: è un Paese che sta cercando di fare da mediatore in tutti i conflitti
mediorientali. A questo punto non è chiaro se non sia, tutto sommato, un tentativo
del governo turco di arrivare ad una mediazione con Assad.
D. - Potrebbe
essere un modo diverso anche per la Nato di esercitare una funzione di mediatore in
tutta quest’area così pericolosa da un punto di vista strategico?
R.
- Certamente, perché la Nato, che è coinvolta in maniera massiccia anche al di là
del mandato concesso dalle Nazioni Unite nella vicenda libica, vuole mantenere quanto
meno la stabilità in quell’altra regione, anche se tutti caldeggiano il cambio di
regime. Per la Siria, "cambio di regime" non vuol dire necessariamente la fine di
Assad, ma vuol dire un altro tipo di governo, un altro tipo di politica, una democratizzazione
del Paese.
D. - Allo stesso tempo, all’interno della Siria la situazione
appare quanto mai confusa: un’ampia amnistia da parte del regime anche nei confronti
dei Fratelli musulmani da un lato, dall’altro le proteste che continuano e vengono
represse ...
R. - Il regime siriano ha dato dei segnali molto chiari:
non intende cedere ed a questo punto arriva - se ci riesce - a fare delle concessioni.
La concessione dell’amnistia è molto importante; è chiaro che dovrà fare anche concessioni
politiche di tipo diverso.
D. - Non c’è il rischio che questi gruppi
di persone che hanno beneficiato dell’amnistia vadano a rafforzare i ranghi dell’opposizione
e, quindi, di coloro che manifestano contro il regime?
R. - Teoricamente
è possibile, ma è anche possibile che all’amnistia ci si sia arrivati attraverso qualche
tipo d’intesa, anche con le persone che sono in carcere. (ma)