2011-06-01 10:57:32

La Chiesa egiziana chiamata a una rinascita, l'nalisi di P. Rafiq Greiche


Analisi di p. Rafiq Greiche sulla rivista Oasis : La Chiesa egiziana chiamata a una rinascita
Padre Greiche è il direttore dell'ufficio informazioni cattolico egiziano.

Non appena il popolo egiziano ha esultato di gioia per essersi liberato pacificamente di un dittatore che per trent’anni ha soffocato il suo popolo e ha permesso alla sua famiglia e al suo entourage di saccheggiare le ricchezze dell’Egitto, è riaffiorato lo scontro confessionale, questa volta in maniera molto più violenta che nel passato.
Meno di due mesi dopo lo scoppio della rivoluzione, nel villaggio di Atfih (40 km dal Cairo), il 3 marzo 2011, è andata diffondendosi la voce di una relazione tra una donna musulmana e un cristiano. Alcuni fanatici islamisti, hanno preso il fatto a pretesto per incendiare la chiesa di quel villaggio povero e semplice. Questi estremisti appartengono alla corrente salafita, uscita allo scoperto dopo la rivoluzione del 25 gennaio. Essa si ispira al movimento wahhabita saudita e rifiuta le tradizioni islamiche sunnite egiziane, considerate empie in quanto troppo vicine allo sciismo. Il termine “salafiyya” lascia intendere la promozione e l’applicazione della sharia così come avveniva tra le prima generazioni di musulmani (salaf).
Il governo egiziano e la giunta militare hanno gestito questa crisi con molta improvvisazione e senza neppure istituire un processo ai colpevoli delle vicende accadute in quel villaggio, nonostante l’incendio alla chiesa, l’uccisione di 11 persone e il ferimento di altre 150. La giunta militare ha fatto riparare la chiesa incendiata, rendendola accessibile il giorno di Pasqua. Ma da quel momento, le relazioni islamo-cristiane hanno cominciato a irrigidirsi, soprattutto perché alcuni giorni dopo, il 19 marzo 2011, ha avuto luogo il referendum sulle riforme costituzionali in occasione del quale i Fratelli Musulmani, i salafiti e le organizzazioni del jihad hanno fatto sentire il loro peso, trasformandolo in un referendum sulla religione.
Gli argomenti su cui gli egiziani erano chiamati a decidere in realtà erano altri, in particolare la durata del mandato presidenziale, e la scelta circa la calendarizzazione delle elezioni. Ma le organizzazioni islamiche hanno sfruttato la povertà della gente e la loro ignoranza affermando nelle moschee che il “no” avrebbe determinato la conversione dell’Egitto al cristianesimo, mentre col “si” l’Egitto sarebbe rimasto musulmano. Secondo alcune voci, conclusosi il referendum i Fratelli Musulmani e i salafiti avrebbero iniziato a chiedere la restituzione della signora Camelia, protagonista di un’altra storia vecchia di due anni, secondo la quale la Chiesa copta ortodossa, in seguito alla conversione della donna all’Islam, l’avrebbe sequestrata sebbene le autorità di Al-Azhar ne avessero precedentemente negato la conversione. I salafiti hanno manifestato fragorosamente occupando una delle maggiori moschee del Cairo, situata vicino alla Cattedrale e alla residenza papale di Sua Santità Papa Shenouda III.

Ogni venerdì si sono ritrovati per circondare la cattedrale e la residenza per lunghe ore fino a quando è intervenuto l’esercito. La signora Camelia allora ha rotto il silenzio dichiarando sul canale televisivo Al-hayât di essere cristiana e di voler morire cristiana, di non aver cambiato religione, di non essere mai stata sequestrata di vivere con il marito, un sacerdote copto e il figlio al Cairo. Il giorno seguente, secondo altre voci, una donna cristiana sposata, amante di un uomo musulmano, sarebbe stata rapita in una chiesa del quartiere di Embaba, al Cairo. I salafiti ne hanno allora chiesto la restituzione, manifestando davanti alla chiesa e finendo per aprire il fuoco e lanciare bombe molotov ovunque. Una chiesa ha così preso fuoco e un’altra dello stesso quartiere è andata distrutta e alcune abitazioni di cristiani sono state incendiate. Questa zona popolare nella quale vivono musulmani e cristiani in massa si è trasformata in un campo di battaglia che ha provocato la morte di 15 persone, il ferimento di altre 210 e oltre 400 arresti da parte delle autorità militari e della polizia. L’Egitto ha vissuto una notte sanguinosa. Il giorno seguente, 200.000 cristiani si sono riuniti in piazza Tahrir, davanti all’edificio della televisione egiziana, nella zona di Masbiru, diventata celebre in seguito al lancio di pietre e alla distruzione di alcune automobili. I cristiani, fino ad oggi, continuano a riunirsi là. Il primo ministro ha fatto visita ai cristiani e ha promesso loro un’inchiesta sulle gravi vicende giudiziarie di Embaba, e l’apertura delle chiese chiuse alle quali il precedente regime non aveva rilasciato le autorizzazioni necessarie, e di promulgare entro trenta giorni un’unica legge per i luoghi di culto.

Gli incidenti confessionali sono diventati troppi in poco tempo e il governo e la giunta militare non hanno ancora assunto una posizione chiara, forse per evitare di sostenere una parte a scapito dell’altra. Vi sono sicuramente dei sobillatori che innescano i disordini: si tratta dei salafiti e di certi leader dei Fratelli Musulmani, il cui slogan è “L’Islam è la soluzione”. Alcuni di essi hanno dichiarato che, in caso dovessero arrivare al potere, introdurrebbero il Califfato e applicherebbero le pene hadd (disciplinate direttamente dal Corano, ndr) , qualora ci fosse lo spazio per farlo.
Le indagini hanno provato che dietro gli incidenti confessionali ci sarebbe ciò che rimane del Partito Nazionale dell’ex-Presidente che intende creare confusione nella società

La Chiesa cattolica è vittima della stessa tensione, dal momento che si trova impegnata nello stesso contesto. La Commissione del Patriarca e dei vescovi cattolici si è riunita per discutere la situazione e capire come educare il popolo cattolico a una partecipazione attiva alle prossime elezioni al fine di eleggere dei candidati illuminati e che credono nella libertà del prossimo. Ma va detto che lo shaykh di Al-Azhar, l’imam Al-Tayyib, a prescindere dalle sue opinioni personali e probabilmente sotto la pressione degli elementi più radicali, non perde occasione per ribadire il congelamento del dialogo con il Vaticano e invitare Benedetto XVI a non intromettersi più negli affari egiziani con la richiesta agli stati europei di proteggere i cristiani in Medio Oriente. Già nel 2008 e nel 2009 l’imam aveva tenuto una serie di conferenze sulla televisione egiziana sulla falsificazione del Vangelo da parte dei cristiani, accusati di aver eliminato le parti della scritture in cui sarebbe annunciata la missione di Muhammad. Nel 2006 aveva inoltre attaccato il Papa durante un incontro con la Chiesa cattolica, in seguito alla lezione tenuta da Benedetto XVI a Ratisbona. Infine egli ha recentemente reclutato nel corpo di Al-Azhar lo shaykh Yusuf al-Qaradawi, noto per la sua intolleranza e per essere un leader seguito dai salafiti, dai Fratelli musulmani e da altri gruppi, ciò che pone parecchi interrogativi circa la sua condotta.

Nonostante queste difficoltà vi sono dei punti positivi. I musulmani moderati temono l’arrivo al potere dei salafiti e dei Fratelli Musulmani, e sono preoccupati dall’ascesa di questi ultimi e desiderosi di scoprirne le reali intenzioni. L’Egitto, grazie alla sua posizione geografica, è un punto di passaggio di molte religioni e culture, idea radicata in tutti gli egiziani. Non mancano gli egiziani che dichiarano che musulmani e cristiani sono una cosa sola e auspicano armonia e rispetto per l’altro. Come ha detto uno dei Fratelli Musulmani: «Sono entrato in piazza Tahrir da “Fratello” e sono uscito “egiziano”».

La Chiesa, soprattutto quella ortodossa, deve però riscoprire la propria essenza e riservare ai laici un ruolo più attivo, lasciando loro maggiore libertà di esprimere se stessi e la loro volontà, e di svolgere, come tutti, un ruolo sociale e politico nella società e non soltanto dentro le mura della chiesa. Dopo aver vissuto marginalmente o, per dirla tutta, dopo essersi auto-emarginati, i cristiani devono aderire ai partiti, in particolare a quelli liberali, e assumere il posto che spetta loro nel Paese, partecipando alle prossime elezioni e formandosi un’opinione sulla situazione che l’Egitto sta attraversando.

Forse gli eventi attuali accadono a fin di bene e, come dice Gesù: «Non temere, piccolo gregge ». Confido nel fatto che questi eventi rappresentano il passaggio verso una vita nuova e un Egitto nuovo, capace di rinnovarsi insieme ai suoi cittadini nel segno della libertà, della dignità e della solidarietà umana.







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