Ennesimo scandalo nel mondo del pallone italiano. Ex calciatori di serie A, calciatori
di serie minori ancora in attività, dirigenti, titolari di agenzie di scommesse e
liberi professionisti: sono in tutto 16 gli arresti ed una trentina gli indagati per
ora, nell’ambito dell’operazione della squadra mobile di Cremona sul calcio scommesse.
Le accuse vanno dalla truffa alla frode sportiva: si parla di pianificazione di partite
di campionato in serie B e Lega Pro, di calmanti somministrati ai calciatori, “di
impressionanti manipolazioni”. Tra i nomi anche quello dell’ex capitano della Lazio,
e attaccante della Nazionale, Beppe Signori, ‘leader indiscusso’ della organizzazione,
secondo il Gip. Per un primo commento Gabriella Ceraso ha sentito Italo
Cucci giornalista sportivo:
R. – Il destino
ha voluto che questa vicenda fosse pubblicizzata nel momento in cui si ascoltavano
le richieste del pubblico ministero di Napoli a proposito dello scandalo di calciopoli.
Il primo commento può essere solo che il calcio non impara mai, non c’è sentenza che
lo turbi, non c’è scandalo che lo pieghi e tra l’altro sopravvive anche brillantemente
alle proprie malefatte. Quindi, niente di nuovo. Un grave sconforto da parte di chi
nel calcio crede. Probabilmente una discreta indifferenza da parte degli addetti ai
lavori, e infine un turbamento per gli appassionati che ormai dal calcio si aspettano
di tutto e di più.
D. - Lei dice “niente di nuovo” perché chi è del
settore sa che esistono queste cose, una realtà che c’è…
R. – Questa
mattina, appena avuta notizia, tutti mi hanno detto: ma non lo sapevi? Diciamo piuttosto
che c’è il radicamento di sospetti che a volte vengono cancellati dai fatti, altre
volte vengono confermati da indagini come questa.
D. – Non ci si può
arrendere all’idea anche tutto ciò che vediamo o è manipolato o è pianificato…
R.
– Guai ad arrendersi! Mi dico tuttavia che forse non è ancora arrivato il massimo
livello di malavita nel calcio e forse stiamo ancora vivendo exploit di mascalzoni
isolati. D’altra parte il calcio rappresenta, a volte meglio che altri settori, la
vita di questo Paese. L’importante è che vi siano indagini serie, condanne serie,
in maniera che a qualcuno passi la voglia di fare il truffatore anche in un lato della
nostra vita che dovrebbe essere più sereno.
D. – Cosa dire ai tanti,
soprattutto ragazzi, che guardano ai giocatori - anche quelli coinvolti, perché i
nomi sono eccellenti - come modelli?
R. – Io dico ai ragazzi che i campioni
erano quelli che in tempi molto andati rappresentavano nell’agonismo il meglio della
società cui appartenevano. Spesso e volentieri noi usiamo questo termine unicamente
per brillantezza di piedi o fortuna di testa ma non per particolari virtù umane dei
titolari di queste fortune. Non è un caso che si sottolineano le imprese di un ragazzo
di 23 anni che si chiama Leo Messi, il quale risulta essere un grandissimo giocatore
di calcio, quindi da quel punto di vista un sicuro campione, ma che altrettanto risulta
essere dai comportamenti personali: quando uno è così bravo è così serio è così virtuoso
e così campione sembra più un personaggio di una favola che della realtà.
D.
- Cosa fa male a questo calcio?
R. - Quando il denaro diventa come è
diventato il primo oggetto del desiderio, il primo livello dell’attenzione, ci si
deve aspettare che dietro al denaro corrano poi altre storie sicuramente meno commendevoli.
(bf)