Convegno sull'Aids in Vaticano. L'Onu: collaborazione con la Chiesa per salvare nuove
vite
Si è chiuso sabato scorso in Vaticano il Convegno internazionale promosso dalla Fondazione
"Il Buon Samaritano", istituita da Giovanni Paolo II, sul tema “La Centralità della
persona nella prevenzione e nel trattamento dell’Hiv/Aids: esplorando le nuove frontiere”.
All’appuntamento, aperto dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, ha partecipato
anche Michael Sidibé, segretario generale aggiunto dell'Onu e direttore esecutivo
di UnAids. Romilda Ferrauto gli ha chiesto quali passi avanti siano stati fatti
nella lotta all’Aids:
R. - Aujourd’hui, nous avons fait un effort extraordinaire
: comme je le disais… Oggi, siamo riusciti in uno sforzo straordinario.
Qualche anno fa non c’erano persone sottoposte a cure, mentre oggi più di 6 milioni
di persone sono sotto cura. E’ la prima volta che possiamo dire che, se non altro,
siamo in grado di rompere la traiettoria dell’epidemia: ci sono più di 60 Nazioni
che premono per una costante riduzione dell’infezione nel loro Paese. Ma il vero grande
problema che ancora oggi abbiamo è che ci sono 10 milioni di persone nel mondo che
attendono di essere sottoposte a cure e sappiamo bene come le loro vite siano in pericolo:
dunque senza una efficace solidarietà globale, sarà impossibile per queste persone
avere accesso alle cure, così come sarà impossibile per loro avere delle speranze
di vita.
D. - Perché oggi i trattamenti esistono e sono efficaci…
R.
- Les traitement existent et ils sont efficaces… Le cure esistono e sono
efficaci. Sappiamo anche che oggi si riuscirebbe a ridurre la trasmissione del 96
per cento se solo le persone venissero sottoposte a cura al momento giusto. Dunque
ciò che è veramente indispensabile è quella stessa solidarietà che ha permesso di
curare 6 milioni di persone e soprattutto che questa solidarietà continui ad esserci
per i più poveri.
D. – Riguardo alla prevenzione, la posizione della
Chiesa cattolica non è uguale a quella di altri: questo non porta all’unanimità e
la Chiesa cattolica è stata, a volte, anche molto criticata … La vostra presenza al
Convegno è, in qualche modo, una riconoscimento del lavoro della Chiesa cattolica?
R.
- Vous savez, moi je pense que il ya énormément… Vede, io penso che vi
siano ambiti molto vasti sui quali siamo in accordo: non abbiamo che qualche disaccordo.
Credo che la Chiesa cattolica faccia uno sforzo enorme per battersi contro la stigmatizzazione,
la discriminazione ecc. I servizi comunitari che esistono - i più decentralizzati
- sono i servizi che raggiungono le famiglie e che permettono loro di avere accesso
alle informazioni per proteggersi e contribuiscono anche - giustamente - a consolidare
questo concetto di famiglia, che è indispensabile ancor di più se ci si trova in situazione
di povertà.
D. – Quindi, anche secondo lei, il “processo” che si fa
alla Chiesa è ingiustificato…
R. - Vous savez, moi je ne fais pas de
procès… Vede, io non faccio processi. Quello che faccio, e soprattutto quello
che ci ha insegnato l’Aids è che ogni volta che si “esclude”, si perde una vita; mentre
ogni volta che si è accoglienti, che ci si batte per comprendere tutti i partner -
inclusa la Chiesa - si fanno passi avanti e si riesce a raggiungere persone che altrimenti
non si riuscirebbe a raggiungere. (mg)