2011-05-30 15:09:52

Convegno sull'Aids in Vaticano. L'Onu: collaborazione con la Chiesa per salvare nuove vite


Si è chiuso sabato scorso in Vaticano il Convegno internazionale promosso dalla Fondazione "Il Buon Samaritano", istituita da Giovanni Paolo II, sul tema “La Centralità della persona nella prevenzione e nel trattamento dell’Hiv/Aids: esplorando le nuove frontiere”. All’appuntamento, aperto dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, ha partecipato anche Michael Sidibé, segretario generale aggiunto dell'Onu e direttore esecutivo di UnAids. Romilda Ferrauto gli ha chiesto quali passi avanti siano stati fatti nella lotta all’Aids:

R. - Aujourd’hui, nous avons fait un effort extraordinaire : comme je le disais…
Oggi, siamo riusciti in uno sforzo straordinario. Qualche anno fa non c’erano persone sottoposte a cure, mentre oggi più di 6 milioni di persone sono sotto cura. E’ la prima volta che possiamo dire che, se non altro, siamo in grado di rompere la traiettoria dell’epidemia: ci sono più di 60 Nazioni che premono per una costante riduzione dell’infezione nel loro Paese. Ma il vero grande problema che ancora oggi abbiamo è che ci sono 10 milioni di persone nel mondo che attendono di essere sottoposte a cure e sappiamo bene come le loro vite siano in pericolo: dunque senza una efficace solidarietà globale, sarà impossibile per queste persone avere accesso alle cure, così come sarà impossibile per loro avere delle speranze di vita.

D. - Perché oggi i trattamenti esistono e sono efficaci…

R. - Les traitement existent et ils sont efficaces…
Le cure esistono e sono efficaci. Sappiamo anche che oggi si riuscirebbe a ridurre la trasmissione del 96 per cento se solo le persone venissero sottoposte a cura al momento giusto. Dunque ciò che è veramente indispensabile è quella stessa solidarietà che ha permesso di curare 6 milioni di persone e soprattutto che questa solidarietà continui ad esserci per i più poveri.

D. – Riguardo alla prevenzione, la posizione della Chiesa cattolica non è uguale a quella di altri: questo non porta all’unanimità e la Chiesa cattolica è stata, a volte, anche molto criticata … La vostra presenza al Convegno è, in qualche modo, una riconoscimento del lavoro della Chiesa cattolica?

R. - Vous savez, moi je pense que il ya énormément…
Vede, io penso che vi siano ambiti molto vasti sui quali siamo in accordo: non abbiamo che qualche disaccordo. Credo che la Chiesa cattolica faccia uno sforzo enorme per battersi contro la stigmatizzazione, la discriminazione ecc. I servizi comunitari che esistono - i più decentralizzati - sono i servizi che raggiungono le famiglie e che permettono loro di avere accesso alle informazioni per proteggersi e contribuiscono anche - giustamente - a consolidare questo concetto di famiglia, che è indispensabile ancor di più se ci si trova in situazione di povertà.

D. – Quindi, anche secondo lei, il “processo” che si fa alla Chiesa è ingiustificato…

R. - Vous savez, moi je ne fais pas de procès…
Vede, io non faccio processi. Quello che faccio, e soprattutto quello che ci ha insegnato l’Aids è che ogni volta che si “esclude”, si perde una vita; mentre ogni volta che si è accoglienti, che ci si batte per comprendere tutti i partner - inclusa la Chiesa - si fanno passi avanti e si riesce a raggiungere persone che altrimenti non si riuscirebbe a raggiungere. (mg)







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